Tumore al seno: sintomi, prevenzione, cause, diagnosi

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Tommaso de Torquemada
00domenica 29 novembre 2015 20:18
farmacoecura.it
Introduzione
Seno
Cause
Sintomi
Diagnosi
Cura
Prevenzione
Metastasi
Statistiche
Introduzione

Tumore al seno, pubblicità (http://www.flickr.com/photos/benetton/3011004612/)
Tumore al seno, pubblicità (http://www.flickr.com/photos/benetton/3011004612/)

Il tumore al seno è un cancro maligno che si sviluppa a partire dalle cellule della mammella: un tumore maligno è dato da un gruppo di cellule che possono crescere sino ad invadere i tessuti circostanti o diffondersi in aree distanti del corpo. La malattia colpisce quasi esclusivamente le donne, ma in certi casi anche gli uomini.

La maggior parte dei noduli al seno non sono cancerosi, bensì benigni; in ogni caso alcuni di essi richiedono di essere valutati ed esaminati al microscopio per avere la prova della loro benignità. E’ importante comprendere alcune parole chiave utilizzate per descrivere il cancro al seno:

Carcinoma: Con questo termine si indica un cancro che comincia a svilupparsi nello strato di rivestimento (cellule epiteliali) di organi come il seno. Quasi tutti i tumori al seno sono carcinomi (o carcinomi duttali o carcinomi lobulari).
Adenocarcinoma: Un adenocarcinoma è un tipo di carcinoma che si sviluppa nel tessuto ghiandolare (tessuto che produce e secerne una sostanza). I dotti ed i lobuli della mammella sono di tessuto ghiandolare (producono il latte materno), così i tumori che si manifestano in queste aree sono spesso chiamati adenocarcinoma.
Carcinoma in situ: Questo termine viene utilizzato con riferimento alla fase iniziale del tumore, quando esso è ancora confinato allo strato di cellule dove ha cominciato a svilupparsi. Nel caso del cancro al seno, il termine in situ sta ad indicare che le cellule tumorali restano confinate ai condotti (carcinoma duttale in situ) o ai lobuli (carcinoma lobulare in situ). Esse non si sviluppano nei tessuti più profondi del seno né si diffondono ad altri organi del corpo e per questo a volte tali tumori sono indicati come non- invasivi o come tumori al seno pre-invasivi.
Carcinoma invasivo (infiltrante): Un tumore è invasivo quando si sviluppa oltre lo strato di cellule dove è nato (diversamente dal carcinoma in situ). La maggior parte dei tumori al seno sono carcinomi invasivi, sia che si tratti di carcinoma duttale invasivo oppure di carcinoma lobulare invasivo.
Sarcoma: I sarcomi sono tumori che partono dai tessuti connettivi, come il tessuto muscolare, il tessuto adiposo o i vasi sanguigni. I sarcomi della mammella sono rari.
La restante parte di questo documento si riferisce soltanto al cancro della mammella nelle donne.

Seno

I seni poggiano sui muscoli del torace che coprono le costole: ciascuna mammella si compone dai 15 a 20 lobi e, a loro volta, i lobi contengono lobuli molto più piccoli. I lobuli contengono gruppi di piccole ghiandole in grado di produrre il latte, quest’ultimo scorre dai lobuli al capezzolo attraverso tubi sottili chiamati condotti. Il capezzolo si trova al centro di una scura zona di pelle chiamata areola; il grasso riempie gli spazi tra i lobuli ed i dotti.

I seni contengono anche dei vasi linfatici: questi vasi conducono ad organi piccoli e sferici chiamati linfonodi. Gruppi di linfonodi si trovano vicino al seno sotto le ascelle, sopra la clavicola, nel torace dietro lo sterno ed in numerose altre parti del corpo. I linfonodi bloccano i batteri, le cellule cancerose o altre sostanze nocive.

Cause

Tumore al seno nella donna
Tumore al seno nella donna

Sebbene vi siano numerosi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare il cancro al seno, non si conosce ancora esattamente in che modo alcuni di questi fattori di rischio inducano le cellule a diventare cancerose.

Sembra che gli ormoni giochino un ruolo importante nella formazione del tumore, ma non si riesce a comprendere bene come ciò possa avvenire.

Cambiamenti a livello del DNA possono rendere cancerose alcune cellule sane: il DNA è la sostanza chimica che si trova in ogni cellula del corpo e contiene le istruzioni per il loro corretto funzionamento. In genere somigliamo ai nostri genitori perché sono loro la fonte del nostro DNA. Alcuni geni contengono le istruzioni per determinare quando le nostre cellule crescono, si dividono e muoiono. I geni che accelerano la scissione cellulare sono chiamati oncogeni, quelli che invece la rallentano o inducono le cellule alla morte al momento giusto sono chiamati geni soppressori del tumore.

I tumori possono essere causati da mutazioni del DNA che “accendono” gli oncogeni o “spengono” i geni oncosoppressori.

Fattori di rischio

Ormai dovrebbe essere familiare la statistica secondo cui una donna su otto sviluppa il cancro al seno, molti però fraintendono questi dati pensando erroneamente di avere una possibilità su otto di sviluppare oggi la malattia.

In realtà circa una donna su otto negli Stati Uniti (in percentuale il 13% delle donne, quindi 13 su 100) può aspettarsi di sviluppare il cancro al seno nel corso della sua esistenza; negli Stati Uniti la vita media è di circa 80 anni, dunque sarebbe più corretto dire che negli Stati Uniti una donna su 8 può aspettarsi di sviluppare il cancro al seno al raggiungimento degli 80 anni. In ogni decade della vita il rischio di contrarre il cancro al senso è attualmente più basso del 13% per la maggior parte delle donne.

In genere le persone tendono a percepire il rischio in modi molto diversi: una probabilità pari ad una su otto di ammalarsi di cancro al seno potrebbe sembrare elevata, ma guardando le cose da un’altra prospettiva potreste invece pensare di avere 7 possibilità su 8 di non essere colpite dal cancro al seno, ciò significa una percentuale corrispondente all’87.5% di non sviluppare la malattia, anche al raggiungimento degli 80 anni di età. Il modo di percepire il rischio spesso dipende dalla situazione individuale (ad esempio nel caso in cui voi o molte donne che conoscete siano state colpite dal cancro al seno, o se sussistono delle valide ragioni per ritenere che il rischio di contrarre la malattia sia per voi più elevato della media) o comunque dal vostro modo usuale di guardare il mondo.

Nonostante gli studi abbiano mostrato che la probabilità di essere colpiti dal cancro al seno si aggira intorno al 13%, questa probabilità può aumentare o diminuire da un individuo a un altro: il rischio individuale è influenzato da molti fattori diversi, come la storia della famiglia, la storia riproduttiva , lo stile di vita, l’ambiente in cui si vive e tanti altri fattori.

Nessuno conosce quali siano le cause esatte del cancro al seno, spesso i dottori non riescono a spiegarsi il motivo per il quale una donna sviluppa il cancro al sano ed un’altra no. Ciò che si sa è che una collisione, un livido, un colpo al seno non determinano il cancro. Inoltre il tumore al seno non è contagioso, per cui non si può trasmettere da una persona ad un’altra.

La ricerca ha dimostrato che le donne che presentano determinati fattori di rischio hanno una maggiore probabilità di sviluppare il cancro al seno, la presenza di un fattore di rischio sicuramente aumenta la possibilità di contrarre la malattia. Studi scientifici hanno evidenziato i seguenti fattori di rischio per il cancro al seno:

Età: la probabilità di sviluppare il cancro al seno aumenta con l’invecchiamento della donna. Nella maggior parte dei casi il tumore al seno si manifesta nelle donne di età superiore ai 60 anni. Questa malattia infatti non è così comune prima della menopausa.
Pregressa esperienza di cancro al seno: una donna che ha già sviluppato la malattia in passato ha maggiori probabilità di sviluppare il cancro nell’altro seno.
Storia familiare: per una donna il rischio di sviluppare il cancro al seno è maggiore se la madre, la sorella o la figlia ne sono già state colpite. Inoltre il rischio aumenta se il soggetto ha avuto il cancro prima dei 40 anni di età. Avere altri parenti col cancro al seno (sia materni che paterni) può allo stesso modo aumentare il rischio per una donna.
Cambiamenti al seno: in alcune donne le cellule della mammella possono apparire anomale al microscopio. La presenza di determinate cellule anomale (iperplasia atipica e carcinoma lobulare in situ) aumenta il rischio di cancro al seno.
Variazioni del gene: i cambiamenti di alcuni geni presenti nel DNA aumentano il rischio di cancro al seno. Tra questi geni rientrano il BRCA1, il BRCA2 ed altri. Talvolta i test possono mostrare la presenza di alterazioni di un determinato gene in nuclei familiari con molte donne che hanno sviluppato il cancro al seno. Gli operatori sanitari possono suggerire alcuni modi per cercare di ridurre il rischio di cancro al seno, o per migliorare le modalità attraverso cui individuare la malattia nelle donne che presentano queste variazioni nei geni.
Storia mestruale e riproduttiva: le donne che non hanno figli o che hanno avuto il loro primo figlio dopo i 30 anni hanno un rischio leggermente più elevato di sviluppare il cancro al seno. Sostenere molte gravidanze ed essere incinte in giovane età riduce il rischio di cancro al seno. La gravidanza riduce lungo tutto l’arco della vita di una donna il numero totale di cicli mestruali, che possono essere la ragione di quest’effetto. Quindi:
quanto più adulta è una donna alla sua prima gravidanza, maggiore sarà il rischio di cancro al seno,
le donne che hanno avuto la loro prima mestruazione prima dei 12 anni corrono un rischio maggiore di cancro al seno,
le donne che vanno in menopausa dopo i 55 anni corrono un rischio maggiore di cancro al seno,
le donne che non hanno mai avuto figli corrono un maggior rischio di cancro al seno.
Razza: il carcinoma alla mammella è diagnosticato più spesso nelle donne bianche piuttosto che in quelle latine, asiatiche o afro-americane.
Radioterapia al torace: le donne che hanno fatto la radioterapia al torace (compreso il seno) corrono un rischio maggiore di cancro al seno. Lo stesso vale per le donne che vengono trattate con radiazioni per il linfoma di Hodgkin. Studi scientifici hanno mostrato che quanto più giovane è la donna che segue un trattamento con radiazioni, tanto più elevata sarà la possibilità di sviluppare il cancro al seno.
Densità del seno: il tessuto del seno può essere denso o adiposo. Le donne anziane le cui mammografie (raggi x al seno) mostrano un tessuto prevalentemente denso, sono maggiormente esposte al rischi di cancro al seno.
DES (dietilstilbestrolo): Il DES è stato somministrato ad alcune donne incinte negli Stati Uniti tra il 1940 ed il 1971 (oggi non è più somministrato alle donne in gravidanza). Le donne che assumono il DES durante la gravidanza possono essere maggiormente esposte al rischio di sviluppare il cancro al seno. I possibili effetti sulle figlie sono ancora in fase di studio.
Essere in sovrappeso o obesi dopo la menopausa: la possibilità di avere il cancro al seno dopo la menopausa è più elevata nelle donne che sono in sovrappeso o obese.
Mancanza di attività fisica: le donne che sono fisicamente inattive nel corso della loro vita possono essere maggiormente esposte al rischio di cancro al seno. Essere attive può contribuire a ridurre tale rischio prevenendo l’aumento di peso e l’obesità.
Alcoolici: studi scientifici suggeriscono che più una donna assume sostanze alcooliche, maggiore sarà il rischio di cancro al seno.
Mancato allattamento al seno: alcuni studi suggeriscono che l’allattamento al seno può leggermente ridurre la possibilità di cancro alla mammella, specialmente se è continuato per un periodo variabile da un anno e mezzo a due anni. Questo però non è un aspetto facile da studiare, specie in paesi come gli Stati Uniti, dove l’allattamento al seno per un periodo di tempo così prolungato non è affatto comune. Questo effetto si può spiegare con il fatto che l’allattamento al seno riduce il numero totale di cicli mestruali durante il corso della vita di una donna (come se cominciasse il periodo mestruale in età avanzata o andasse precocemente in menopausa).
Recente uso orale di contraccettivi: Gli studi hanno mostrato che le donne che usano contraccettivi orali (pillole anticoncezionale) hanno un rischio maggiore di sviluppare il cancro al seno rispetto alle donne che non ne hanno mai fatto uso. Questo rischio sembra però diminuire sino a ritornare alla normalità una volta che l’assunzione delle pillole viene stoppata. Sembra che le donne che hanno smesso di usare contraccettivi orali da più di 10 anni non riscontrino alcun aumento del rischio di cancro al seno. Quando si discute circa l’uso di contraccettivi orali, le donne dovrebbero specificare l’eventuale presenza di ulteriori fattori di rischio per il carcinoma della mammella con il loro team di assistenza sanitaria.
Mancanza di attività fisica: è sempre più evidente che l’attività fisica riduce il rischio di cancro al seno. La questione principale è capire di quanto esercizio fisico si ha bisogno. In base ad uno studio del Women’s Health Initiative (WHI), bastano da 1,25 sino a 2,5 ore a settimana di marcia rapida per ridurre il rischio di una donna del 18%. Camminare 10 ore a settimana riduce un po’ di più questo rischio. Per ridurre il rischio di cancro al seno, l’American Cancer Society raccomanda dai 45 ai 60 minuti di attività fisica per 5 o più giorni alla settimana.
Seguire una terapia ormonale post-menopausa
La terapia ormonale post-menopausa (TOS), nota anche come terapia ormonale sostitutiva, è stata usata per molti anni per contribuire ad alleviare i sintomi della menopausa e per aiutare a prevenire l’osteoporosi (assottigliamento delle ossa). Studi precedenti hanno suggerito che potrebbe avere anche altri benefici alla salute, mentre studi più recenti e meglio progettati hanno escluso questa possibilità.
Altri possibili fattori di rischio sono ancora in fase di studio, per esempio gli effetti della dieta, dell’attività fisica e della genetica. Si sta inoltre studiando l’eventuale correlazione tra la presenza di alcune sostanze nell’ambiente ed il rischio di cancro al seno.

Molti fattori di rischio si possono evitare, mentre altri, al contrario non possono essere evitati. Le donne possono comunque proteggersi cercando di limitare i fattori noti di rischio per quanto possibile.

E’ però anche importante tenere a mente che non sempre le donne che presentano un qualche fattore di rischio si ammalano di cancro al seno e la maggior parte delle donne che sviluppa la malattia non ha precedenti familiari; fatta eccezione per le donne in età avanzata, la maggior parte di esse non presenta dei chiari fattori di rischio.

Se pensate di poter essere esposte al rischio di contrarre il cancro al seno fareste bene a parlarne con il vostro medico, così che egli possa suggerirvi alcuni modi per ridurre tale rischio e possa pianificare un programma per i controlli.

Fattori con effetti non provati sul rischio del cancro al seno

Una dieta ricca di grassi: studi relativi ai grassi nella dieta non hanno chiaramente dimostrato che questo è un fattore di rischio di cancro al seno.
Antitraspiranti: si è diffusa tramite internet ed e-mail la voce secondo cui le sostanze chimiche contenute negli antitraspiranti ascellari vengono assorbite attraverso la pelle, interferiscono con la circolazione linfatica, causano delle tossine che si sviluppano nel petto, ed eventualmente determinano il cancro al seno. Tuttavia a sostegno di questa voce ci sono ben pochi studi di laboratorio o test basati sulla popolazione.
Reggiseno: si è diffusa tramite Internet ed e-mail la notizia per cui anche il reggiseno aumenterebbe il rischio di cancro al seno ostruendo il flusso della linfa. Tuttavia alla base di quest’affermazione non ci sono valide basi scientifiche e cliniche. E’ più probabile che le donne che non indossano regolarmente il reggiseno si sentano più leggere e ciò evidentemente contribuisce a far percepire diversamente il rischio.
Aborto indotto: diversi studi hanno fornito delle prove inconfutabili che né l’aborto indotto né quello spontaneo abbiano degli effetti collaterali sul rischio di cancro al seno.
Protesi mammarie: diversi studi hanno mostrato che le protesi mammarie non incidono sul rischio di cancro al seno, anche se quelle di silicone possono provocare la formazione di un tessuto cicatrizio nel seno. I trapianti rendono più ardua l’individuazione del tessuto del seno attraverso le mammografie standard, ma ulteriori radiografie possono essere utilizzare per esaminare il tessuto del seno in maniera più approfondita.
Fumo di tabacco: la maggior parte degli studi non ha riscontrato alcun legame tra il fumo di sigaretta ed il cancro al seno. Anche se alcuni studi hanno suggerito che il fumo ne aumenti il rischio, la veridicità di questa ipotesi rimane ancora controversa.
Lavoro notturno: diversi studi hanno suggerito che le donne che lavorano di notte, ad esempio le infermiere che hanno il turno di notte, sono maggiormente esposte al rischio di cancro al seno.
Sintomi

Il più comune sintomo del tumore al seno è la presenza di un nuovo nodulo mammario: se il nodulo è duro ed indolore e presenta bordi irregolari è più probabile che sia cancerogeno, tuttavia il cancro al seno può anche essere soffice e rotondeggiante. Per questo motivo è fondamentale che ogni nuovo nodulo sia tenuto sotto controllo da un medico specialista esperto nella diagnosi delle malattie della mammella.

Altri possibili segni del cancro al seno sono:

Gonfiore di tutto il seno o di una parte di esso (nonostante non si avverta nessun nodulo al tatto);
Irritazione o increspatura della pelle;
Dolore al seno o al capezzolo;
Retrazione del capezzolo (che si ripiega su se stesso);
Arrossamento o ispessimento del capezzolo o della pelle del seno;
Secrezione diversa dal latte materno;
Cambiamenti nelle dimensioni o nella forma del seno;
Morbidezza del capezzolo.
In certi casi il tumore al seno può diffondersi ai linfonodi ascellari e qui può causare un nodulo o un gonfiore, anche prima che il tumore al seno si sia abbastanza esteso per poter essere avvertito.

Nelle fasi iniziali il tumore alla mammella di solito non provoca dolore, ma una donna dovrebbe sempre consultare il suo medico specialista in caso di dolore al seno o di qualsiasi altro sintomo persistente. Il più delle volte questi dolori non sono dovuti a tumore, ma possono essere causati da differenti problemi di salute. Ogni donna che avverte questi sintomi deve informare il proprio medico così che il problema possa essere diagnosticato e trattato il prima possibile.

Diagnosi

Se si avvertono dei sintomi specifici o se il risultato del test di screening fa pensare che esista la possibilità di un tumore, il medico deve capire se sussiste l’effettiva possibilità che il paziente abbia contratto il cancro o se in realtà ciò sia dovuto ad altre cause. Il medico può porre alcune domande riguardanti la storia personale e quella della propria famiglia e può effettuare un esame fisico. Egli può anche decidere che il paziente debba essere sottoposto ad una mammografia o ad altre metodiche di imaging: questi test mostrano le immagini dei tessuti all’interno del seno ed al termine il medico può ritenere che non siano necessari ulteriori esami, oppure può suggerire di sottoporsi più avanti ad ulteriori accertamenti. Potrebbe essere anche necessaria una biopsia che riscontri la presenza di eventuali cellule tumorali.

Esame clinico del seno

Attraverso la palpazione del seno il medico può avvertire la presenza di noduli e cercare di individuarne la causa, a tal fine il medico ne analizzerà dimensione, forma e consistenza. Egli controllerà anche se il nodulo si muove facilmente. Generalmente i noduli benigni hanno caratteristiche diverse da quelli maligni: i noduli benigni appaiono generalmente rotondi, mobili e morbidi al tatto, mentre i noduli dalla forma irregolare e più saldamente ancorati al seno sono più probabilmente cancerosi.



Mammografia diagnostica

Le mammografie diagnostiche sono radiografie del seno, rendono più chiare e dettagliate le immagini che risultano anomale dalla mammografia di screening. I medici se ne avvalgono per scoprire qualcosa di più sui cambiamenti inusuali del seno, ad esempio la presenza di un nodulo, continui dolori al seno, l’ispessimento del capezzolo, il cambiamento della dimensione o della forma del seno. Le mammografie diagnostiche possono focalizzarsi su un’area specifica della mammella, possono implicare il ricorso a tenciche speciali e ad esami più approfonditi rispetto alle mammografie di screening.

Ultrasuoni

Un apparecchio ad ultrasuoni trasmette suoni che la gente non può sentire: le onde rimbalzano sui tessuti ed il computer utilizza gli echi prodotti per creare le immagini che il medico potrà poi visualizzare attraverso un monitor. Queste immagini possono mostrare se il nodulo è solido o se è ricco di liquidi. Una cisti per esempio si presenta come una sacca piena di liquidi, ma non rappresenta una forma di tumore. Al termine del test il medico può visualizzare le immagini sul video o stamparle. Quest’esame puà essere utilizzato congiuntamente alla mammografia.

Imaging a risonanza magnetica

La risonanza magnetica (MRI) utilizza un potente magnete collegato ad un computer per rendere più dettagliate le immagini del tessuto mammario: il medico può visualizzare le immagini su un monitor oppure stamparle su pellicola. La risonanza magnetica può essere utilizzata insieme ad una mammografia.

Biopsia

Il medico può rivolgersi ad un chirurgo o ad uno specialista delle malattie al seno per una biopsia. In tal caso il liquido o il tessuto viene rimosso dal seno per cercare di scoprire la presenza del cancro.

Cura e terapia

In generale quasi tutte le donne con un cancro del seno, indipendentemente dallo stadio in cui si trova il tumore, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati, esistono tuttavia ulteriori approcci che possono essere classificati in grandi gruppi, in base a come funzionano e a quando vengono utilizzati.

La terapia locale è destinata al trattamento di una zona specifica senza influire sul resto del corpo, chirurgia e radioterapia sono esempi di terapie locali.

La terapia sistemica si riferisce invece ai farmaci che possono essere assunti per via orale o direttamente nel flusso sanguigno così da raggiungere le cellule tumorali in qualsiasi parte del corpo. La chemioterapia, la terapia ormonale e la terapia mirata sono terapie sistemiche.

I pazienti ai quali non viene più riscontrato il cancro dopo l’intervento chirurgico, vengono sottoposti ad una terapia sistemica adiuvante (addizionale). In alcuni casi le cellule di cancro possono staccarsi dal tumore primario della mammella per diffondersi in tutto il corpo tramite il flusso sanguigno, ciò avviene anche nelle fasi iniziali della malattia. Queste cellule non possono essere individuate attraverso un esame fisico o tramite radiografie o altri esami di imaging, per di più non generano alcun sintomo: possono svilupparsi sino a dar vita a nuovi tumori in altri organi del corpo o nelle ossa. L’obiettivo della terapia adiuvante è quello di uccidere queste cellule nascoste.

Non tutti i pazienti necessitano di una terapia adiuvante, in linea generale se il tumore è più grande o se si è esteso sino ai linfonodi è più probabile che si sia diffuso attraverso il flusso sanguigno.

Alcuni pazienti vengono sottoposti a terapia sistemica, di solito la chemioterapia, prima dell’intervento chirurgico in modo da ridurre il tumore, nella speranza che ciò consentirà di sottoporre poi il paziente ad un intervento meno estensivo. In tal caso la terapia prende il nome di terapia neoadiuvante.

Prevenzione

Non esiste un metodo sicuro per scoprire il cancro al seno, tuttavia ci sono delle cose che ogni donna può fare per contribuire a ridurre il proprio rischio e per aumentare la probabilità che, nel caso in cui si sviluppa il cancro, essa venga individuato in una fase iniziale, e quindi più curabile, della sua formazione.

E’ possibile ridurre il rischio di cancro al seno modificando quei fattori di rischio che possono essere cambiati: se si limita l’uso di alcoolici, si fa regolare attività fisica e si mantiene sotto controllo il peso corporeo, allora si diminuisce il rischio di cancro al seno. Le donne che decidono di allattare almeno per alcuni mesi possono così anche ottenere il vantaggio di ridurre il rischio di cancro al seno.

Non usare la terapia ormonale post-menopausa (TOS) può aiutare ad evitare di aumentare il vostro rischio.

Sia che le sostanze chimiche ambientali contengano o meno tra le loro proprietà gli estrogeni (come ad esempio quelli che si trovano in alcune bottiglie di plastica o in alcuni cosmetici e prodotti per la cura personale), l’aumento del rischio di cancro al seno non è stato accertato. Se si verifica un aumento del rischio, è probabile che esso sia molto lieve. Inoltre le donne interessate alla prevenzione possono decidere di evitare quando possibile i prodotti che contengono queste sostanze.

Oltre che ai cambiamenti nello stile di vita, la cosa più importante che una donna possa fare è seguire le linee guida per una diagnosi precoce. In tal modo non si impedisce il cancro al seno, ma ciò può aiutare a scoprire la presenza del cancro in un momento in cui le probabilità che la terapia abbia successo sono maggiori.

Le donne dai 40 anni di età in su dovrebbero sottoporsi ad una mammografia al seno ogni anno e dovrebbero continuare a farlo finchè sono in buona salute.
Le donne tra i 20 ed i 30 anni di età dovrebbero sottoporsi ad un esame clinico del seno come parte di un esame periodico (regolare) del proprio stato di salute da parte di un medico specialista, almeno ogni 3 anni.

L’auto-esame del seno può essere un’opzione valida per le donne a partire dai 20 anni di età, dovrebbero essere informate circa i vantaggi ed i limiti di questa tecnica e dovrebbero segnalare ogni cambiamento del seno al proprio medico specialista.

Le donne con un elevato rischio dovrebbero sostenere una risonanza magnetica ed una mammografia ogni anno.
Le donne con un rischio moderatamente alto (tra il 15% ed il 20%) dovrebbero discutere con il proprio medico relativamente ai vantaggi ed ai limiti di aggiungere una risonanza magnetica screening alla mammografia annuale.
La risonanza magnetica screening non è invece raccomandata per le donne il cui rischio di cancro al seno è inferiore al 15%.
Le donne ad elevato rischio sono quelle che:

hanno constatato una mutazione del gene BRC1 o BRC2,
hanno un parente di primo grado (genitore, sorella, fratello o figlio) con una mutazione del gene BRC1 o BRC2, ma non hanno sostenuto test genetici che li provino,
presentano un rischio di sviluppare il cancro compreso tra il 20% ed il 25% o superiore, in base agli strumenti di valutazione basati sulla storia familiare,
hanno sostenuto una radioterapia del torace in età comprea tra i 10 ed i 30 anni,
sono state colpite dalla sindrome di Li-Fraumeni, sindrome di Cowden o la sindrome di Bannayan-Riley-Ruvalcaba, o hanno familiari di primo grado con una di queste sindromi.
Tra le donne con rischio moderatamente elevato rientrano quelle che:

presentano un rischio di cancro al seno compreso tra il 15% ed il 20% in accordo con gli strumenti di analisi basati per lo più sulla storia familiare,
hanno una storia personale di carcinoma mammario, carcinoma duttale in situ (DCIS) , carcinoma lobulare in situ (CLIS), iperplasia duttale atipica (ADH), o iperplasia lobulare atipica (ALH),
hanno dei seni estremamente densi o non uniformemente densi così come appaiono dalla mammografia.
Metastasi

Le metastasi sono cellule tumorali che, attraverso il sistema circolatorio o linfatico, vengono disperse nell’organismo dove possono causare la formazione di ulteriori tumori:si conoscono 2 tipi di tumore al seno con metastasi:

Nel caso in cui le le cellule tumorali si fermino ai linfonodi ascellari si considera potenzialmente curabile perchè ancora in uno stadio iniziale.
Quando invece le metastasi riescono ad oltrepassare queste zone si parla di metastasi a distanza e generalmente si sviluppano tumori secondari nelle ossa, nel fegato e nei polmoni; pur esistendo oggi molti trattamenti per questi tumori le aspettative di cura sono in questo caso molto più basse e la terapia mira sopratutto ad evitare un’ulteriore diffusione.
E’ possibile rilevare la presenza di metastasi al momento della diagnosi di tumore al seno, mesi od anni dopo.

Statistiche

L’oncologo Umberto Veronesi ha dichiarato che il numero di nuovi casi di tumori al seno in Italia ha finalmente smesso di crescere: parallelamente a questo si assiste ad un aumento del numero di guarigioni che dal 70% attuale potrà arrivare a 85% nei prossimi 10 anni.

Il tumore del seno viene classificato sulla base di cinque stadi a gravità crescente:

Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ
Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.
Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l’ascella, oppure ha dimensioni maggiori ma senza coinvolgimento dei linfonodi.
Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l’ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).
Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.
Nei casi di diagnosi al primo stadio (stadio 0) la sopravvivenza da quel momento per i successivi 5 anni è di circa il 98%, con percentuali variabili di recidive a seconda del trattamento scelto; nel caso di coinvolgimento dei linfonodi la probabilità di sopravvivenza scende al 75% circa.

Nel cancro in cui siano presenti metastasi distanti, principalmente polmoni, fegato e ossa, la sopravvivenza media è stimata in circa due anni, ma questo dev’essere interpretato sulla base del fatto che alcune donne arrivano fino a 10 anni. (Fonte: AIRC)


Revisione scientifica e correzione a cura del Dr. Guido Cimurro (farmacista)
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