Sildenafil protegge il cuore dei cardiopatici, studio italiano

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francocoladarci
00mercoledì 21 maggio 2014 16:40
19 aprile 2012



La pillola blu ben nota per le sue attività nella disfunzione erettile, il Viagra, è risultata efficace per la cura del cuore 'ingrossato' dalla cardiomiopatia prevenendo lo scompenso cardiaco, causa di morte dell'80% dei diabetici. Lo ha dimostrato il gruppo di ricercatori italiani coordinati da Andrea Lenzi, direttore della Sezione di Fisiopatologia Medica ed Endocrinologia presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Università di Roma La Sapienza, e la ricerca è appena stata pubblicata sulla rivista Circulation.

Lo studio ha arruolato 59 pazienti di sesso maschile con un'età media di 60 anni (60,3±7,4 anni) affetti da diabete di tipo 2 e da cardiomiopatia diabetica ancora in fase asintomatica. La loro risonanza cardiaca era infatti compatibile con una cardiomiopatia non ischemica (con una riduzione dello strain circonferenziale -12.6±3.1, un aumento della torsione del ventricolo sinistro θ: 18.4±4.6 e una aumento del rapporto massa/volume del ventricolo sinistro 2.1±0.5g/mL) sono stati randomizzati a ricevere sildenafil (100 mg al giorno ) o placebo. Al basale gli indici metabolici erano correlati alla torsione, allo strain, ai livelli di NT-proBNP, VEGF, MCP1 e di pressione arteriosa.

Dopo 3 mesi, i pazienti trattati con sildenafil hanno mostrato un significativo miglioramento rispetto a quelli che assumevano placeb,o rispetto alla torsione del ventricolo sinistro (Δθ: Sildenafil -3.89±3.11 vs. Placebo 2.13±2.35, p <0.001) e allo strain (Δσ: Sildenafil -3.30±1.86% vs. Placebo 1.22±1.84%, p <0.001).

I miglioramenti della contrattilità del ventricolo sinistro indotti dal sildenafil sono stati accompagnati da significative variazione della geometria delle camere cardiache e delle performance con un aumento del 6.5±11% del rapporto massa/volume rispetto al placebo (p=0.021). MCP1 e TGF-β sono stati gli unici marker i cui livelli erano modificati dal trattamento (ΔMCP1: -75.30±159.28 pg/mL, p=0.032; ΔTGF-β 5.26±9.67 ng/mL, p=0.009), mentre non si sono evidenziati cambiamenti nella funzione endotelale, nell'afterload o nel metabolismo.

Spiega il dott. Lenzi: “questi dati potrebbero aprire le porte ad una nuova classe di farmaci anti-rimodellamento e anti-scompenso cardiaco, che rappresenta la principale causa di morte nel paziente diabetico. Gli effetti del sildenafil sono diretti nel cuore perché la molecola bersaglio del farmaco, la fosfodiesterasi di tipo 5, agisce direttamente sulle trasformazioni cardiache indotte dal diabete, che portano al temuto scompenso cardiaco".

A livello cardiaco i PDE5i sembrerebbero ridurre il rimodellamento indotto dal sovraccarico pressorio, mentre nella parete vasale potrebbero proteggere dal danno ischemico, prevenire la proliferazione delle cellule muscolari e quindi l'organizzazione della placca aterosclerotica. Infine, a livello miometriale potrebbero determinare un maggior afflusso sanguigno con un'indiretta azione tocolitica. L'effetto del sildenafil sul suo bersaglio, la PDE5, sarà quindi diverso a seconda del ruolo svolto dal cGMP nel singolo distretto interessato.

Quando il sildenafil apparve sul mercato l’aneddotica lo colpevolizzò come farmaco pericoloso per i cardiopatici, più per ragioni culturali che per dati obiettivi. Numerose ricerche invece hanno già documentato l’effetto favorevole degli inibitori della 5-Fosfodiesterasi (PDE-5 I) sull’ipertensione polmonare primitiva, e suggeriscono effetti potenzialmente favorevoli su una serie di altre patologie cardiovascolari. Tutto ciò non stupisce considerando il meccanismo d’azione di tali farmaci. Non a caso le prime sperimentazioni condotte sul sildenafil hanno indagato il suo effetto antianginoso, ma l’efficacia sul sintomo risultò scarsa mentre i pazienti mostrarono un peculiare “effetto collaterale”. come conferma Lenzi: “in un primo momento fu pensata come farmaco per il cuore, ma i ricercatori scoprirono che poteva servire contro l'impotenza. In passato i farmaci commercializzati per i disturbi della erezione, in particolare il sildenafil, furono definiti pericolosi per il cuore, ma questo era dovuto ad un'associazione sbagliata con altri medicinali. Alcune persone prendevano il sildenafilper l'impotenza e contemporaneamente farmaci coronarodilatatori. Oggi possiamo dimostrare che, evitando associazioni pericolose, e preso in dosi giuste, il farmaco può essere utile per alcune malattie cardiache".

Questa classe di farmaci migliora la funzione erettile aumentando la disponibilità di ossido nitrico a livello del pene e dei suoi vasi, con conseguente vasodilatazione e aumento del flusso ematico. La PDE-5 tuttavia non è presente solo a livello penieno ma diffusamente distribuita in vari tessuti tra cui i vasi polmonari e sistemici e il miocardio ipertrofico, e quindi i suoi effetti sono potenzialmente trasferibili ad altri organi e distretti.

I PDE-5 I sono approvati per il trattamento dell’ipertensione polmonare specie quella primitiva o secondaria a malattie del collagene e ormai sono prescritti come farmaci di prima scelta in molti pazienti con tale patologia. Adesso potrebbero aprirsi nuove prospettive per la cura delle miocardiopatie,
Lo studio italiano potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per i disturbi cardiopatici, soprattutto in relazione a quei 180 milioni di pazienti che in tutto il mondo soffrono di diabete e che nell'80 per cento dei casi muoiono a causa di scompenso cardiaco. In tale condizione, il cuore va incontro a una sorta di rimodellamento dovuto all'ispessimento delle fibre del ventricolo sinistro e di conseguenza a un indebolimento progressivo.

Elisa Giannetta; Andrea M. Isidori, Nicola Galea Chronic Inhibition of Cyclic GMP Phosphodiesterase 5A Improves Diabetic Cardiomyopathy: A Randomized, Controlled Clinical Trial using Magnetic Resonance Imaging with Myocardial Tagging CIRCULATIONAHA.111.063412 Published online before print April 11, 2012, doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.111.063412

Tratto da
www.pharmastar.it/index.html?cat=19&id=7868
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