Morbo di Parkinson: sintomi, cause e diagnosi

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Tommaso de Torquemada
00sabato 10 dicembre 2016 12:22
Dr. Massimo Barrella


Nel 1817 James Parkinson pubblicò una monografia dal titolo “Essay on the shaking palsy”, ovvero “scritto a proposito della paralisi agitante”. Si trattò della prima descrizione scientifica di una condizione morbosa in cui veniva enfatizzata la combinazione di due fenomeni contraddittori, la paralisi muscolare ed il tremore. Da allora gli studi su questa malattia si sono moltiplicati fino a delineare una delle malattie neurologiche più note e approfondite della medicina moderna, anche se tuttora rimangono aspetti, soprattutto quelli concernenti le sue cause, tutt'altro che chiariti.

Che cos’è il Morbo di Parkinson
Secondo le attuali conoscenze il Morbo di Parkinson è una patologia nervosa degenerativa primaria, ovvero un processo di morte cellulare programmata (apoptosi) che colpisce un particolare tipo di cellula nervosa durante la vita dell'individuo. Le cellule nervose, come molti sanno, sono elementi la cui capacità riproduttiva si blocca alla fine dello sviluppo intrauterino e che rimangono potenzialmente vitali fino alla morte naturale dell'uomo. In realtà, durante la vita di un soggetto un grandissimo numero di cellule nervose va incontro a degenerazione, per cui il naturale decorso del processo di invecchiamento consiste nella perdita di estese popolazioni di neuroni, a cui fa riscontro il consolidamento dei circuiti sinaptici (cioè delle connessioni tra cellule nervose) delle cellule superstiti. Questa doppia tendenza, morte cellulare e consolidamento sinaptico è oggi considerata la base strutturale dei processi di apprendimento del cervello durante la vita di relazione, per cui le malattie degenerative primarie, come il Morbo di Parkinson, il Morbo di Alzheimer o l'Atrofia Multisitemica sono considerate come effetto di uno squilibrio per cui il ritmo di morte cellulare programmata sopravanza l'armonia del normale processo di invecchiamento globale del nevrasse. La cellula nervosa maggiormente coinvolta nella degenerazione precoce in corso di Morbo di Parkinson è la cellula dopaminergica, ovvero secernente un neurotrasmettitore chiamato dopamina caratterizzato da un particolare pigmento nerastro.

La maggiore concentrazione di cellule dopaminergiche si trova in un'area della zona basale inferiore del cervello (mesencefalo, in una struttura laminare chiamata sostanza nera) e i cui prolungamenti formano un circuito con un'altra zona cerebrale più alta, detta nucleo striato. Questo circuito (nigro-striatale) è parte di una più estesa connessione tra strutture cerebrali, complessivamente note come “nuclei della base”, che con complesse modalità governano globalmente i movimenti dei muscoli striati, cioè “volontari”.

In realtà esistono diverse varianti di malattie degenerative primarie che colpiscono le cellule dopaminergiche, con meccanismi assai diversi e con diverse localizzazioni di perdita di neuroni. Il motivo per cui il Morbo di Parkinson è così “famoso” deriva dal fatto che le sue manifestazioni sono comuni a diverse condizioni patologiche, per cui spesso si definiscono “Parkinson” anche altre malattie neurologiche degenerative che non corrispondono esattamente alla malattia classicamente descritta; in secondo luogo tutti gli insulti di diversa natura, come le infiammazioni, i traumi, le intossicazioni, le carenze nutrizionali e, soprattutto, i danni ischemici legati al deterioramento dell'albero vascolare del cervello sono potenzialmente in grado di simulare i segni ed i sintomi del Morbo di Parkinson, semplicemente perché possono coinvolgere le stesse aree cerebrali. In questo caso si parla di parkinsonismo, ovvero di sindromi sovrapponibili in parte a quelli della malattia degenerativa, che in questi casi si definisce però “secondaria”.

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