Mio Diabete

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
francocoladarci
00giovedì 2 aprile 2015 13:46
di Roberto Lambertini
Ho sempre trovato nel sito di Roberto Lambertini, informazioni utilissime per coloro che sono diabetici, in modo particolare il diabete 1, ma ciò vale anche per il diabete 2 (ndr)

Si va - la newsletter dal blog: Il mio diabete vissuto ogni giorno ilmiodiabete.com
Sempre in prima linea per raccontare la malattia, notizie ed eventi, protagonisti oggi assieme.

Edizione n. 211 del 2 aprile 2015

La pasqua, sinonimo di rinascita, possa essere per tutti voi l'inizio di un rinnovamento, come la primavera. Gli alberi si rivestono mettendo le nuove foglie e sbocciano i fiori, in una miriade di forme e di colori, che trasformano e rallegrano il paesaggio intorno a noi. Buona Pasqua! Da Chiara Peter Roberto
ilmiodiabete.com/aiutaci-per-fare-di-piu/

1. Rassegna settimanale

1.1 - L’uso ripetuto di antibiotici legato al rischio di diabete

L’uso ripetuto di alcuni tipi di antibiotici può mettere le persone a maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 a causa di una mutazione dei batteri intestinali, secondo un ampio studio osservazionale pubblicato oggi nell’European Journal of Endocrinology . I risultati sottolineano la necessità di ridurre le prescrizioni di antibiotici non necessari.

Un team del Dipartimento di Gastroenterologia e di Oncologia Medica presso l’Università della Pennsylvania ha esaminato il numero di prescrizioni di antibiotici dati nel Regno Unito per oltre 200.000 diabetici, a cui almeno un anno prima era stata diagnosticata la malattia, e confrontate con i dati da 800.000 pazienti non diabetici di pari età e sesso.

Essi hanno scoperto che ai pazienti a cui erano stati prescritti almeno due cicli di penicilline, cefalosporine, chinoloni e macrolidi avevano un più alto rischio di diagnosi di diabete di tipo 2. Il rischio aumenta con il numero di cicli di antibiotici prescritti.

I pazienti che hanno prescritti 2-5 cicli di penicilline aumentato il loro rischio di diabete dell’8%, mentre per quelli con più di cinque di penicillina questo rischio aumenta del 23%. Per i chinoloni, il rischio di diabete è aumentato del 15% tra i pazienti a cui sono stati prescritti tra i 2-5 corsi e del 37% per quelli con più di cinque serie . Il rischio è stato calcolato dopo aggiustamenti per altri fattori di rischio come: l’obesità, fumo, malattie cardiache e infettive.

“Batteri intestinali sono predisposti a influenzare i meccanismi alla base dell’obesità, insulino-resistenza e diabete in entrambi i modelli animali e umani,” ha detto l’autore dello studio, il dottor Ben Boursi. “Gli studi hanno dimostrato che gli antibiotici possono alterare l’ecosistema digestivo. ”

“Mentre il nostro studio non mostra causa ed effetto, pensiamo che un cambiamento di livello e la diversità dei batteri intestinali potrebbe spiegare il legame tra antibiotici e rischio di diabete “, ha detto il capo dei ricercatori Dr Yu-Xiao Yang.

Non c’era nessun aumento del rischio associato all’uso di antivirali o farmaci anti-fungini e lo studio ha trovato poche prove di un legame tra l’uso di antibiotici e il rischio di diabete di tipo 1.

“La prescrizione eccessiva di antibiotici è già un problema in tutto il mondo così da far diventare i batteri sempre più resistenti ai loro effetti”, ha detto il dottor Boursi. “I nostri risultati sono importanti, non solo per la comprensione di come il diabete possono svilupparsi, ma come un avvertimento per ridurre i trattamenti antibiotici non necessari che potrebbero fare più male che bene.”
ilmiodiabete.com/2015/03/26/luso-ripetuto-di-antibiotici-legato-al-rischio-di-...

1.2 - Sotto attacco

Avete più di 40 anni? Volete sapere il vostro rischio di subire un attacco fatale al cuore o ictus nei prossimi 10 anni? Bene Continuate a leggere.

Un nuovo strumento soprannominato Globorisk, presentato oggi, vi permetterà di determinare il rischio semplicemente inserendo i età, sesso, pressione sanguigna e colesterolo, se si ha il diabete o il fumo, il paese in cui vivi, dicono i suoi sviluppatori.

Si spera che tale auto-controllo sia in grado di innescare importanti cambiamenti nello stile di vita tra le persone a rischio, hanno detto i creatori di Globorisk, così come identificare gli individui beneficiari di un trattamento farmacologico di prevenzione.

“Un rischio di circa il quattro o cinque per cento sul grafico per una malattia cardiovascolare fatale comincia a diventare alto,” afferma l’autore principale Goodarz Danaei della Harvard School of Public Health di Boston, al Mio Diabetre, e i rischi maggiori del 10 per cento devono “assolutamente essere presi sul serio.”

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista medica The Lancet Diabetes and Endocrinology, con otto grafici già pronti per le persone in Cina, Danimarca, Inghilterra, Giappone, Messico, Corea del Sud, Spagna e Stati Uniti per misurare il loro rischio.

Per la prima volta, il metodo utilizzato per creare le tabelle può essere ricalibrato per qualsiasi paese del mondo utilizzando statistiche sanitarie nazionali pronte per l’uso, ha detto Danaei.

Globorisk, che ha utilizzato dati provenienti da altre otto studi di grandi dimensioni a lungo termine, con oltre 50.000 partecipanti in totale, è destinato ad avere grafici per tutte le nazioni del mondo “in pochi mesi”.

E in ultima analisi, avere un proprio sito interattivo dove le persone provenienti da qualsiasi paese possono guardare cosa rischiano, sottolinea Danaei, come “l’ipotesi di probabilità più prossima” di un evento cardiovascolare fatale nel prossimo decennio.

Nel frattempo, le otto tabelle già pronte possono essere studiate a: www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(15)70007-0/...

Vaste differenze tra paesi

Gli strumenti precedenti per la misurazione del rischio cardiovascolare sono stati sviluppati per specifiche popolazioni bersaglio e non potevano essere estrapolati più ampiamente, hanno detto gli autori della carta.

Oltre ad uno strumento di analisi individuale, Globorisk permette anche confronti globali.

“Quando abbiamo applicato il punteggio di rischio nelle popolazioni nazionali, abbiamo visto che, ad ogni livello di età e di fattore di rischio, lo stesso stimato a 10 anni di attacco cardiovascolare fatale varia notevolmente da paese a paese,” ha affermato il team.

Il rischio era più basso in Giappone, Corea del Sud, Spagna, Danimarca e Inghilterra, e più alta in Cina e Messico per uomini e donne.

“Per esempio, un uomo non-fumatore di 65 anni con il diabete, una pressione sistolica di 140 mmHg e colesterolo totale di 6 mmol/L (millimoli per litro) avrebbe un rischio stimato in 10 anni di attacco cardiovascolare fatale del cinque per cento in Giappone, contro il 24 per cento in Cina “, si apprende dallo studio.

Se l’uomo fuma, il suo rischio in Giappone sarebbe del nove per cento, e in Cina del 36 per cento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un intervento medico per le persone con un rischio complessivo del 30 per cento in più di sviluppare malattie cardiovascolari, che si traduce approssimativamente con un rischio del 10-15 per cento per un evento irreversibile entro 10 anni, come misurato da Globorisk.

La risorsa in linea finale comprenderà consigli sulla riduzione del rischio attraverso interventi come: smettere di fumare, mangiare sano e sempre più esercizio esercizio, ha detto Danaei.
ilmiodiabete.com/2015/03/26/sotto-attacco/

1.3 - E dico: URCA!!!

Tante storie, sottili o grossolane, interessanti oppure strane, panzane, nostrane, veritiere, menzognere. Quanti eventi e racconti accidenti puoi rovesciare su di un foglio di carta o nell’equivalente in formato digitale. E oggi siamo venerdì non c’è storia: abbiamo voglia di staccare e attaccarci da un’altra parte, a fare altro, rilassarci un poco e giocare col nostro mondo tondo imperfetto questo teniamo. E la cura del pianeta comincia proprio da noi stessi, particelle dell’ingranaggio senza il quale acqua terra fuoco aria non si impastano e resta solo un arido e perenne silenzio.

Oggi venerdì voglio intrattenervi su un fatto che, nel mio piccolo, fa storia poiché nella memoria di diabetico non trova traccia alcuna e lo potete ritrovare sintetizzato nella foto in alto nell’angolo a sinistra ove ritrae il grafico del sensore glicemico abbinato al microinfusore sulle 24 ore.

90 88 80 101 104 111 90 85 77 78 80 99 120 135 140 160 110 98 95 97 111 100 104 111 97 101 110 127 129 140 151 132 129 110 89 94 79 88 90 101 109 120 104 98 80 79 75 76 81

Non è un codice criptato o altra esoterica formula: si tratta dell’escursione della glicemia nella giornata di ieri: una quadro da non diabetico e ancora più eclatante non solo nei valori sempre all’interno di un range stupendo ma anche i “picchi” glicemici nelle due ore successive ai pasti praticamente in perfetta regola.

Pensavo di aver raggiunto il meglio qualche settimana fa, come peraltro già scritto in questo blog, ma evidentemente al meglio non c’è limite. Un miglioramento così clamoroso non l’ho mai registrato.

E non finisce qui, ora vi stupisco con effetti speciali: nell’arco della prima mattina e tarda sera a fronte di una tendenza glicemia verso l’ipo ho preso per due bustine di zucchero in entrambe le occasione e nonostante ciò il livello dello zucchero nel sangue continuava a restare piantato su numeri ultra normali!

A 52 anni di distanza dall’esordio del diabete di tipo 1 debbo ancora una volta ringraziare il microinfusore e sensore glicemico Medtronic Veo e me stesso per essere giunto a una padronanza superlativa della pompa e aver anche capito come funziona per certi aspetti il corpo. Inoltre aggiungo che grazie a un fegato in buono stato e la rieducazione introdotta con un schema basale d’insulina ben somministrato tramite la pompa ora faccio surf sull’onda glicemica tornando a riva senza affondare.

Ah: concludendo dimenticavo un piccolo particolare: ieri quei dati sono stati prodotti facendo una vita assolutamente normale, con attività fisica moderata. Quindi zero effetti speciali o imprese alla uomo ragno.

P.S.: L’ultima glicemia rilevata prima di andare a dormire (ore 23.30 – 11.30 pm) era 109 mg/dl. Ora piace lasciare un messaggio, in specie per quella quota di diabetici tipo 1 che, come me, ebbero un esordio in età infantile (a meno di 3 anni d’eta), tra il 1963 e il 1965; dopo più di trentanni di vita con il diabete senza avere un supporto efficace ed effettivo da alcuno, medici diabetologi compresi, con scompensi glicemici continui, sono arrivato, in buona parte coi miei mezzi mentali e fisici, a recuperare l’equilibrio prima grazie ai nuovi tipo d’insulina basale (Lantus), poi con il passaggio decisivo al microinfusore + sensore più di quattro anni fa. Bene alla luce di quanto esposto dico: non perdiamo mai e poi mai la fiducia e manteniamo la volontà di andare avanti: la nostra vera forza; e quel che si credeva difficile, impossibile irrealizzabile diventa realtà, tangibile e bella da vivere. Crediamoci.
ilmiodiabete.com/2015/03/27/e-dico-urca/

1.4 - Le cose importanti

Ci risiamo: questa notte si torna a mettere gli orologi un’ora avanti per il ritorno all’ora legale. Ci risiamo e discutere se tale mutazione di fuso orario comporti problemi e disquilibri metabolici, neurologici, cardiologici, epatici, renali, endocrinologici, psichiatrici, e altro ancora. A noi diabetici comporta qualcosa oppure no? In effetti un problema lo dà: mettere manualmente a posto l’ora del glucometro, microinfusore, sensore e quant’altro, per chi fa collezione di tali strumentazioni è una tortura. Mi chiedo: ma è possibile per il prossimi gadget prevedere una regolazione automatica del meccanismo sulla riga di quel che accade con i sistemi operativi di computer fissi e portatili nonché tablet e smartphone?

Due volte l’anno c’è una certezza: il cambio, avanti e indietro, dell’ora e il collegato carro di querelle riportate dai giornali di tipo scientifico sul male che fa alla salute tale passaggio. A parte che si può facilmente obiettare come anche il viaggiare fa male, vogliamo mettere prendere un aereo e farsi un volo fino agli antipodi con dodici ore di differenza? Oppure lo stress per qualsiasi cosa vivente o vissuta? E naturalmente si è letto e legge di come tale cambio dell’ora incida pure sul diabete, nota malattia nel top ten di tutti i mali del mondo. Invece di trattare di queste sciocchezze andiamo veramente al punto della questione.

Il ritmo circadiano regola il ciclo sonno veglia e molti parametri vitali che hanno andamento periodico. È quindi fondamentale per le molte funzioni del nostro organismo, dal ritmo cellulare, al funzionamento degli organi vitali. L’orologio biologico scandisce la produzione di ormoni, la fame, la rigenerazione cellulare, la temperatura corporea. I ricercatori ne stanno indagando i meccanismi neurobiologici dal momento che una sua alterazione è associata ad obesità, depressione e disturbi affettivi stagionali (i DAS). È però fondamentale sapere dove intervenire: una recente scoperta, pubblicata su Nature Neuroscience , ha identificato nel nucleo soprachiasmatico (SCN), un’area dell’ipotalamo, l’interruttore cerebrale del jet lag.

E con il diabete una delle poche certezze che si hanno, oltre a fare la terapia e tenersi controllati, sta nell’essere regolari con gli orari dell’alimentazione, nello stile di vita e nel riposo, sonno. Una buona abitudine da apprendere e conservare, punto.

Se un diabetico ha difficoltà a riposare, dormire ne vanno vano ricercate le cause, non imputabili senz’altro all’ora legale solare che sia, spesso utilizzata come pretesto, alibi per sottacere altri problemi magari più importanti, come l’astenia, sintomo ricorrente nel diabete tipo 1.

Non avere orari è il vero problema per il diabetico, e tale criticità si manifesta con particolare evidenza nell’adolescenza e da giovani adulti. Essere regolari negli orari è importante con le iniezioni d’insulina multiple, mentre il microinfusore consente un poco più di flessibilità.

Per i seguaci del “normalismo” diabetico costui può fare qualsiasi cosa, compreso scopare il mare, non mi addentro nella questione, dico solo una cosa, e se sbaglio aggiornatemi: tutt’oggi chi ha il diabete, in un orario articolato per turni, è esonerato dalla turnazione notturna.

Ecco per sommi capi le questioni vere sulle ore e il diabete, altro che ora legale.
ilmiodiabete.com/2015/03/28/le-cose-importanti/

1.5 - Una buona novella

Il Botswana, è uno Stato dell’Africa del Sud. Confina con il Sudafrica a sud, la Namibia a ovest, lo Zambia a nord e lo Zimbabwe a nordest; non ha sbocchi sul mare. Lo stato è vasto 581 730 km² ed è abitato da 1 640 115 abitanti con una densità di 2,7 ab/km². Il nome può essere approssimativamente tradotto come la terra di coloro che parlano tswana, ovvero la terra del popolo tswana. “Tswana” fu trascritto inizialmente in chuana dai britannici, da cui Bechuanaland. l deserto del Kalahari è una vasta distesa sabbiosa dell’Africa meridionale, che si estende per circa 520.000 km2;. È il quarto deserto al mondo per estensione. È parte di un immenso altopiano africano e si trova ad una altezza media di 900 metri. Copre il 70% del territorio del Botswana e parti dello Zimbabwe, della Namibia e del Sudafrica. Includendo, oltre al deserto vero e proprio, anche il bacino semiarido che lo comprende si ottiene un’area di oltre due milioni e mezzo di chilometri quadrati. Il nome Kalahari deriva dalla parola Kgalagadi della lingua Tswana, e vuol dire “la grande sete”. Finita la sintetica lezione di geografia torniamo al centro della notizia

Premessa per offrire una informazione completa: Il BUP ha lo scopo di offrire medicina di qualità per essere messa a disposizione delle popolazioni bisognose. Attraverso la cura clinica, la ricerca e la formazione medica, il BUP è dedicato alla creazione di professionalità e strutture sostenibili e di qualità in Botswana nel settore sanitario.

Il partenariato del Botswana-UPenn (BUP) è composto da tre soggetti principali: il governo del Botswana , l’ Università del Botswana e Pennsylvania (USA).

Proprio giovedì scorso (26 marzo) è stato annunciato il partenariato tra Botswana-UPenn, e Microsoft per la realizzazione del Botswana Innovation Hub, allo scopo di progettare e lanciare il primo servizio di telemedicina in Africa denominato: “Progetto Kgolagano” – per le persone che di solito devono fare un lungo viaggio per accedere a cure specialistiche, secondo quanto reso noto nel comunicato stampa.

“Il progetto White Space di Microsoft TV utilizza lo spazio della lunghezza d’onda disponibile tra segnali TV e radio per trasmettere segnali ad alta velocità Internet,” Harvey Friedman, medico diabetologo, direttore del partenariato Botswana-UPenn, e ricercatore capo del Progetto Kgolagano, ha puntualizzato.. Il concetto di TV White Space è quello di fornire l”ultimo miglio’ di Internet ad alta velocità per raggiungere le zone rurali. L’obiettivo con il progetto di Microsoft è quello di fornire Internet nelle zone rurali del Botswana.”

Secondo Friedman, i medici facenti parte del partenariato nel Botswana-UPenn saranno disponibili a offrire consulenza in Gaborone, capitale del Botswana. Essi inizialmente riceveranno chiamate / consultazioni che si occupano di informazioni relative a diabete, cancro del collo dell’utero, dermatologia, tubercolosi nei bambini e negli adulti e HIV .

“Le consultazioni comprenderanno immagini, contatti telefonici e consulenze in video”, ha detto. “La prima fase del progetto consiste nel fornire consulenze da una postazione in Botswana per testare il sistema e la fase 2 sarà quello di estendere a due località. L’obiettivo a lungo termine è quello di fornire visite mediche per molte zone rurali in Botswana, e, in caso di successo, il programma può essere esteso ad altri paesi in Africa.”

“Una componente importante del nostro programma è costituita dallaa University of Pennsylvania con la Perelman School of Medicine, attraverso i medici specialisti in malattie infettive, medicina interna, pediatria, ostetricia e ginecologia presenti a tempo pieno in Botswana”.
ilmiodiabete.com/2015/03/29/una-buona-novella/

1.6 - Vado? meglio di no!

Una ipoglicemia moderata è associata al deterioramento dell’elaborazione del linguaggio e alimenta la disfunzione erettile negli adulti con e senza diabete di tipo 1, secondo uno studio pubblicato online lo scorso 10 marzo in Diabetes Care .

Kate V. Allen, dal Royal Infirmary di Edimburgo nel Regno Unito, e colleghi hanno esaminato gli effetti dell’ipoglicemia nell’elaborazione del linguaggio e sottoposto neuroreazioni e stimolazioni l’apparato genitale maschile in 20 adulti con diabete di tipo 1 e 20 volontari sani. Gli effetti dell’ipoglicemia sulla correlazione tra la memoria di lavoro e la lingua (intervallo di lettura), la decodifica grammaticale (lettura autoapprendimento), e la codifica grammaticale (accordo soggetto-verbo) sono stati esaminati utilizzando test di lingua. Mentre per quanto le risposte al test di Mengazzini sull’apparato riproduttivo maschile monitorati nella fase di esordio di una lieve ipoglicemia si è manifestata una pressoché totale assenza della funzione erettile nei 20 diabetici di tipo 1, al contrario con la stimolazione conduttiva 5 su 20 hanno avuto una reazione positiva.

I ricercatori hanno scoperto che non vi era un significativo deterioramento dell’arco di lettura e una diminuzione delle risposte corrette con ipoglicemia. Durante l’ipoglicemia, il tempo di lettura del primo frammento di frase aumentato nel test di lettura d’autoapprendimento; per la lettura del frammento successivo, l’ipoglicemia aveva più di un effetto sui volontari sani che sugli adulti con diabete di tipo 1. Né il numero di errori nella frase di comprensione, né il tempo necessario per rispondere alle domande è stato significativamente influenzato da ipoglicemia. C’è stato un peggioramento di un accordo soggetto-verbo con l’ipoglicemia.
“L’ipoglicemia ha causato un significativo deterioramento nell’arco di lettura e la precisione di un accordo soggetto-verbo, che sono entrambi aspetti pratici della lingua coinvolti nel suo uso quotidiano,” scrivono gli autori. “Elaborazione del linguaggio è pertanto compromessa durante una moderata ipoglicemia.”

Mentre è evidente la congiunzione tra funzioni cerebrali e espressione periferica legata all’evolversi di una neuropatia diabetica silente autonomica che, per prima, si va proprio a riscontrare sulla funzione erettile, anche se come fattore episodico e non costante. Tale processo va approfondito per prevenire e arginare ulteriori complicanze strutturali riconducibili agli eventi ipoglicemici.
ilmiodiabete.com/2015/03/30/vado-meglio-di-no/

1.7 - Qui lo scrivo e dico

Ogni volta che finisco un lavoro, un’opera, uno scritto mi sento orfano e nel limbo temporaneo delle vibrazioni e rammendi comincio a sentire le voci di dentro reclamare un’altra strofa da comporre, narrare. Così senza alcuno ferire dal post odierno comincio a tratteggiare qualche punto e linea così tra il dire lo scrivere e il fare, mentre attingo attenzioni da una tazza di caffè profondo e faccio la mescola agito per bene la testa e ci rovescio sopra l’aroma del tostato pronto da essere ridestato.

Mentre nevica e piove e s’ode il mare che si desta dentro la cabeza cosa resta? Cellule residue, neuroni sopiti pronti ad aspettare un altro mese e un altro ancora tra arieti e bilance cominciano le danze e i rintocchi del pendolo lasciato a suonare fuori dal terrazzo per rompere il cazzo al vicino che fa sesso urlato per esibire la muscolatura e la prestanza astratta dal suo primo vaticinio all’ultimo rantolo.

Le persone innovative non hanno bisogno gli si dica di farlo; hanno bisogno che …glielo si consenta.

Udi Manber, Vicepresidente di YouTube

La citazione si ritaglia alla perfezione con la terapia per il diabetico di tipo 1, quello per intenderci, che deve fare sempre iniezioni d’insulina per vivere. Il 99% di questa categoria fa la terapia insulinica multi iniettiva, tra le tre, quattro e più punture al dì, è un crescendo dalla realizzazione del farmaco (1921) ai giorni nostri. Di converso tali passaggi richiedono solitamente un concerto di operazioni propedeutiche all’atto, come: controllare il valore della glicemia prima dei pasti o in caso di sintomi e condizioni strane, sospette; amministrare il cibo anche attraverso il calcolo dei carboidrati, con e nella speranza di azzeccare la mossa giusta e ritrovarsi un tasso di zucchero nel sangue decente.

Il passo evolutivo successivo alla terapia insulinica multi iniettiva sta nel microinfusore, un erogatore continuo del farmaco che consente di gestire la patologia con maggiore flessibilità e innovazione. L’educazione sanitaria per il diabetico tipo 1 è una necessità e, a mio avviso, un diritto fondamentale, tale affermazione ancor più forte e pesante si pone per preparare il paziente motivato alla gestione e utilizzo del microinfusore: non è una cavolata, invece in taluni casi leggo e noto superficialità e leggerezza: che sia mai!

L’innovazione nel mio, nostro diabete consente di vivere meglio ed ottenere risultati buoni sotto il profilo del buon compenso glicemico e clinico. E oggi l’innovazione è rappresentata dall’impiego del microinfusore abbinato, integrato con il sensore continuo glicemico.

Ma prima che tale passo innovativo si espanda ci vorrà tempo per diversi ragioni: accettazione, impegno e costanza del diabetico; costi del sistema; impegno aggiuntivo del medico diabetologo; supporto e chiarezza da parte dei produttori dei dispositivi.

Marzo sta per finire e la sintesi del mese ha visto il mio diabete mantenersi all’interno di parametri decenti della glicemia, con una media pari a 160 mg/dl
ilmiodiabete.com/2015/03/31/qui-lo-scrivo-e-dico/

1.8 - Esisto e resisto

Nonostante il dolore faccia il pieno come il fieno nei campi primaverili si copre di tante colture, nonostante allergie e altre brutte compagnie si appalesino costantemente nel corpo, nella carne io ancora non mi arrendo. A volte scrivo a stento, altre spengo e riaccendo, toccano i polpastrelli sullo schermo del tablet o sulla tastiera del Mac e un segnale dolente appare immediatamente a ricordarmi che non posso farci niente.

Sono simpatico? Vorrei essere antipatico: anzi preciso neuroantipatico, invece purtroppo sono neuropatico diabetico e non mi preoccupo del lato estetico ma di quello pratico, anzi manuale, poiché a lungo andare sento mi impedirà di poter fare ma spero non pensare. A volte per comporre i pensieri pubblicati anche nel blog mi affido a Siri ma francamente va bene per scritti brevi.

La neuropatia diabetica si presenta abitualmente come una polineuropatia prevalentemente sensitiva, simmetrica, distale, la quale provoca deficit di sensibilità che cominciano e sono di solito prevalentemente caratterizzati da una distribuzione a calza e a guanto. Essa può causare intorpidimento, formicolii e parestesie agli arti e, meno frequentemente, un dolore profondo intenso e debilitante e iperestesie. I riflessi achillei sono di solito diminuiti o assenti. La neuropatia autonomica insorge principalmente nei diabetici con polineuropatia e può causare ipotensione posturale, disturbi della sudorazione, impotenza ed eiaculazione retrograda negli uomini, compromissione della funzione vescicale, ritardo dello svuotamento gastrico (talvolta con dumping syndrome), disfunzioni esofagee, stipsi o diarrea e diarrea notturna. Nei diabetici, una riduzione della risposta della frequenza cardiaca alla manovra del Valsalva o all’ortostatismo e una mancanza di variazione della frequenza cardiaca durante la respirazione profonda sono un segno di neuropatia autonomica.

Le ulcere dei piedi e i problemi articolari sono cause importanti di morbilità nel diabete mellito. La causa predisponente più importante è la polineuropatia diabetica: la denervazione sensoriale compromette infatti la percezione dei traumi minori provocati da cause banali come le scarpe che calzano male o i sassolini. Le alterazioni della sensibilità propriocettiva conducono ad anomalie di distribuzione del carico corporeo e talvolta allo sviluppo di un’artropatia di Charcot.

Il rischio di infezioni da funghi e batteri è aumentato a causa della depressione dell’immunità cellulare provocata dall’iperglicemia acuta e dai deficit circolatori indotti dall’iperglicemia cronica. Le infezioni cutanee periferiche e il mughetto orale e vaginale sono le forme più frequenti. Un’infezione micotica può essere il processo iniziale che porta alla formazione di lesioni interdigitali umide, rotture, fissurazioni e ulcerazioni che favoriscono l’invasione batterica secondaria. I pazienti con ulcere dei piedi infette spesso non sentono dolore a causa della neuropatia e non hanno sintomi sistemici fino alle fasi avanzate di un decorso che viene in genere trascurato. Le ulcere profonde, e particolarmente le ulcere associate a una cellulite identificabile, richiedono il ricovero ospedaliero immediato a causa del rischio di sviluppo di una tossicità sistemica e di un’invalidità permanente. La presenza di un’osteomielite deve essere esclusa mediante indagini radiografiche dell’osso. La pulizia chirurgica precoce è una parte essenziale del trattamento, ma talvolta è necessaria l’amputazione.

Il guaio delle complicanze diabetiche sta proprio nella loro irrimediabilità e anche i trattamenti farmacologici, laddove esistenti, non danno sollievo, come il caso della neuropatia. Ma anche l’impiego degli antidolorifici va preso con estrema attenzione e previo confronto medico poiché sono molte le controindicazioni, in specie per il cuore, reni e fegato.
Esisto e resisto.
ilmiodiabete.com/2015/04/01/esisto-e-resisto/

1.9 - Di passaggio

Con i pugni in tasca attraverso il tempo tra il freddo e il caldo mi tempro ma sento un qualcosa nel mani che mi prende e non vuole lasciarmi andare via verso luoghi vicini ma anche lontani. Non so cosa abbia preso alle mie mani. No non è neuropatia ma qualcosa di più appiccicoso e tenero a spandersi lungo tutto il palmo e me ne accorgo proprio quando comincia a girarmi la testa e necessito di prendere qualcosa di dolce per contrastare una ipoglicemia, e lungo il fare estraggo le mani e m’accorgo di aver un ovetto kinder disciolto. Colpa delle colpe s’infrange lungo il cammino, il transito alla dimora e non vedo l’ora. Dovrò espiare il peccato pasquale di aver sprecato si fatta bontà senza una ragione, un perché.

Già, la Pasqua. Siamo a contare le ore, i giorni che ci separano dal sacro appuntamento a ricordare il sacrificio del Cristo per l’uomo e le tante tappe subite lungo la Via Crucis prima di approdare al Calvario per la crocefissione.

Ecco della Pasqua conservo un ricordo personale nel mio piccolo doloro e triste: da piccino ho trascorso molti ricoveri proprio durante tale periodo e con tanto di flebo in vena, prelievi multipli e giornalieri di sangue dalle braccia per controllare la glicemia, e naturalmente uova e ovetti erano oggetti più simili a UFO che altro.

Io e l’uovo non ci siamo mai visti in simpatia durante l’infanzia: quello al cioccolato era fuori discussione mentre il naturale, sodo, mi restava nel gargarozzo e a fatica lo digerivo. L’unica attività gaudente e piacevole fatta con mia sorella la ritrovavo nel dipingere i gusci delle uova soda: peccato non aver foto delle piccole opere d’arte, alcune ero dei “capolavori” da immortalare.

E non solo l’uovo: la triangolazione colomba + coniglio + ovetto era proibita.

Poi si cresce, si evolve e matura guardando avanti e ponendo i vecchi limiti nel cassetto. Oggi di fatto la Pasqua non ha più soprese, o meglio divieti di tipo alimentare e controllando i valori glicemici, l’apporto nutrizionali e di carboidrati riesco a calibrare un dosaggio ottimale dell’insulina senza più pericoli per il diabete e la salute.

Il significato della Pasqua è passaggio: a ricordare l’esodo del popolo d’Israele dall’Egitto alla terra promessa. Il passaggio è uno dei pilastri, simboli della vita stessa. Tocca ogni essere vivente noi diabetici compresi. Le tante prove da superare nella costante mutazione dei tempi di vita, con l’acquisizione di esperienze e conoscenza.

Così facendo nella transizione ho capito che il presente è meglio del passato e domani crescerà grazie ai valori fatti crescere oggi mano a mano, passo a passo. Riflettiamo un attimo sulla Pasqua al di là dei riti sacri e profani e farlo ci aiuterà a trovare il nostro equilibrio per stare meglio.
ilmiodiabete.com/2015/04/02/di-passaggio/


2. Notizie

2.1 - DNA

E' pronta la piu' grande banca dati genetica di tutti i tempi. Pubblicata sulla rivista Nature Genetics, raccoglie la mappa del Dna di 2.636 Islandesi ed e' il punto di arrivo del progetto avviato 15 anni fa dal fondatore dell'azienda DeCode Genetics, Kari Stefansson.

Allora sembrava un'impresa visionaria, ma i dati appena pubblicati permettono di capire molto meglio tante malattie, come quelle del fegato o l'Alzheimer. Sono inoltre la chiave per studiare la diversita' genetica umana.

I dati consistono nella mappa del Dna di 2.636 Islandesi e offrono elementi utili sia per capire le malattie legate ad un singolo gene, sia per conoscere meglio le malattie scatenate da piu' geni simultaneamente. Al momento sono state infatti identificate oltre 20 milioni di varianti genetiche, descritte in quattro articoli. Sono risultati che non riguardano soltanto gli Islandesi, ma che trovano riscontro in altre popolazioni europee e in quelle americane.

Per il genetista Giuseppe Novelli, dell'universita' di Roma Tor Vergata, i dati appena pubblicati sono ''il risultato del primo laboratorio sperimentale di genetica delle popolazioni su larga scala''. Ha aperto una strada che nel tempo e' stata ''imitata da molti altri gruppi di ricerca e che ha portato a risultati straordinari''. Le ricadute pratiche di questi dati sono importantissime: ''basti pensare - osserva Novelli - che sono cruciali per il futuro della medicina racchiuso nelle cosiddette quattro P'', vale a dire la Personalizzazione (con cure su misura e valutazione individuale del rischio), Prevenzione, medicina Predittiva (basata sulla conoscenza della suscettibilita' alle malattie sei singoli individui) e Partecipativa (dati ottenuti grazie alla partecipazione volontaria della popolazione, come e' accaduto in Islanda).

Come lo stesso Stefansson rilevava all'inizio del progetto, i dati raccolti sono utili anche per comprendere la diversita' genetica umana. ''I suoi risultati - osserva Novelli - hanno escluso da tempo l'ipotesi dell'esistenza di razze ed hanno dimostrato l'enorme variabilita' genetica dell'uomo''. Isolare i meccanismi che la governano e' infatti piu' semplice e chiaro studiando il Dna della popolazione di un'isola che, come l'Islanda, per secoli ha conservato il proprio patrimonio genetico intatto e omogeneo.

2.2 - Dialisi sicura

La dialisi diventa ancora più sicura grazie alla ricerca aerospaziale. Un software nato per la progettazione di razzi e aerei ha ricostruito in dettaglio la meccanica con cui il sangue scorre nelle arterie, permettendo di disegnare in modo innovativo il collegamento artificiale (fistola) che deve essere creato tra arteria e vena nel braccio del paziente per sottoporlo al trattamento di filtrazione del sangue. Il risultato è pubblicato sulla rivista Physics of Fluids dai ricercatori dell'Imperial College di Londra.

''Finora il processo di creazione di una fistola arterovenosa è stato standard per tutti i pazienti'', spiega il ricercatore Peter Vincent. ''Il nostro obiettivo è invece quello di usare lo strumento delle simulazioni per disegnare delle fistole su misura per ciascun paziente, in modo da ottenere delle configurazioni che non rischino di provocare blocchi o altri problemi''.

La sicurezza è stato dunque il primo obiettivo di questo particolare gruppo di ricerca, che ha visto i medici lavorare fianco a fianco con informatici, bioingegneri ed esperti di aeronautica. Proprio questi ultimi hanno portato in dote un software usato per la progettazione nel settore aerospaziale. Grazie a questo programma è stato simulato il movimento del sangue all'interno delle fistole attuali: si è così scoperto che i blocchi che ne determinano spesso il fallimento sono dovuti al fatto che la loro struttura costringe il sangue a scorrere in modo del tutto innaturale. Partendo da questa osservazione, i ricercatori hanno ''identificato diversi modi per costruire fistole arterovenose in cui il flusso del sangue è stabilizzato'', spiega Vincent. Uno di questi prevede che ''la fistola venga creata connettendo la vena con l'esterno dell'arteria nel punto in cui questa si curva''.

2.3 - Cibo evaporato

Evaporatori rotanti per racchiudere in un gel il sapore di bosco e servirlo su un'ostrica e l'uso della fermentazione per combinare ingredienti tradizionali e batteri, come semi di melograno e lactobacillo: biologia e chimica catturano e inventano nuovi sapori e la scienza al servizio del gusto è la protagonista del numero speciale pubblicato dalla rivista Cell.

Il viaggio nella scienza che inventa sapori nuovi comincia dalla cucina molecolare, che sfrutta le leggi della fisica per inventare nuovi piatti. L'evaporatore rotante, per esempio, permette di estrarre gli aromi ottenendo distillati di foglie di eucalipto e agrumi per preparare sorbetti inediti. Oppure può catturare il sapore di bosco per servirlo su un'ostrica.

Gli chef della cucina molecolare inventano nuovi gusti anche con la fermentazione, che combina alimenti tradizionali con batteri o funghi. Nascono così i semi di melograno al lactobacillo o la zuppa di farro con l'Aspergillus oryzae.

Il gusto, poi, non coinvolge solo il palato: vista, olfatto, udito entrano in gioco nell'esaltare i cibi. E' così che le patatine al forno sembrano più buone se ben croccanti, un dolce alla fragola sembra più gustoso se servito in un piatto bianco anziché nero.

E dalla scienza arrivano anche nuove strategie per mantenere la linea, come la crono-dieta basata su pasti 'sincronizzati' con i ritmi dell'orologio che regola l'alternarsi di funzioni fisiologiche fondamentali, come sonno-veglia, in base a cicli di circa 24 ore.

2.4 - Daltonismo

Curare il daltonismo attraverso la terapia genica è possibile. A dimostrarlo fu uno studio pubblicato alcuni anni fa sulla rivista Nature ad opera dei ricercatori della University of Washington di Seattle (Stati Uniti). Gli scienziati riuscirono nell’impresa di correggere il difetto in alcune scimmie. Oggi, grazie all’accordo tra l’università e Avalanche Biotechnologies, inizia lo sviluppo della prima terapia per la cura del daltonismo nell’uomo.

Cos’è il daltonismo?
Descritto per la prima volta a fine del 1700 il difetto consiste nell’incapacità di distinguere molti dei colori presenti in natura. La principale causa è di origine genetica: il problema risiede nel cromosoma X e per questa ragione è più frequente negli uomini – le donne, possedendo due copie, riescono a sopperire alla mutazione con l’altro cromosoma-. In particolare la mutazione colpisce i coni, le cellule della retina responsabili di trasformare il segnale luminoso in impulso elettrico che viene inviato alla corteccia visiva.

Lo studio sulle scimmie
Una delle possibili strategie per eliminare il difetto prevede l’inserimento di nuove cellule prive della mutazione. Ciò è possibile grazie alla terapia genica, un approccio che consente di correggere il difetto genetico mediante l’inserzione di una copia del gene funzionante. Nel 2009 gli scienziati statunitensi riuscirono nell’impresa di correggere il difetto in alcune scimmie. Ciò fu possibile attraverso la somministrazione di un virus, contenente la copia corretta, che una volta “infettato” l’occhio delle scimmie è stato in grado di entrare nei coni correggendoli. Per “consegnare” il gene fu però necessario un rischioso intervento chirurgico sulla retina. Un approccio che rappresenta il vero limite alla tecnica. In questo caso i rischi superano di gran lunga i benefici.

Primi test sull’uomo entro due anni
Per ovviare al problema gli scienziati americani stanno ora sviluppando una tecnica alternativa per arrivare a correggere la mutazione. L’approccio consiste nella creazione di un liquido -contenente il gene funzionante- da iniettare direttamente nell’umor vitreo, la sostanza gelatinosa che “riempie” e da forma all’occhio. Con l’accordo tra l’Università di Washington e Avalanche Biotechnologies gli scienziati contano di iniziare i primi test nell’uomo nel giro di due anni.
www.lastampa.it/2015/03/30/scienza/benessere/un-gene-restituiri-colori-ai-daltonici-v7KmpsOrx1GLMRqcCQdjEK/pag...

2.5 - Raccomandazioni igieniche riguardo il cibo

Sono due milioni ogni anno le persone che muoiono nel mondo a causa del cibo poco sicuro, e nuove minacce emergono costantemente con la globalizzazione della catena alimentare. Cibi con batteri dannosi, virus, parassiti o sostante chimiche sono responsabili di oltre 200 malattie, che vanno dalla diarrea al cancro. A rilevarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha identificato cinque misure chiave per prevenire le malattie di origine alimentare. Si tratta di indicazioni valide per chiunque si trovi a maneggiare il cibo, consumatori inclusi, chi coltiva frutta e verdura e maneggia pesce per la vendita o uso proprio e non ha accesso ad un'educazione alimentare. La prima regola è quella della pulizia: lavarsi le mani prima di maneggiare il cibo, durante la sua preparazione, e dopo essere andati al bagno, lavare e disinfettare tutte le superfici e strumenti utilizzati e proteggere la cucina e il cibo da animali e insetti. La seconda regola è quella di tenere separati i cibi crudi da quelli cotti, conservandoli in recipienti separati. Poi far cuocere molto, soprattutto carne, uova, frutti di mare e pollame. Minestre e stufati devono bollire almeno finché non raggiungono i 70°, mentre carne e pollame devono diventare di colore chiaro e non essere rosa.

Inoltre è importante mantenere il cibo alla temperatura giusta, non lasciando ad esempio quello cotto a temperatura ambiente per più di due ore, mettere subito in frigo tutti i cibi cotti e deperibili, ad una temperatura sotto i 5° possibilmente, non conservare troppo a lungo il cibo in frigo e non scongelare il cibo a temperatura ambiente. Infine usare acqua sicura per lavare e trattare il cibo, e non consumare gli alimenti dopo la data di scadenza.(ANSA).

2.6 - Dolcezza per tutti

PORDENONE. Davvero si può fare una Sacher senza il burro? Una crostata senza zucchero? Una morbida focaccia senza glutine? E non certo surrogati di dolci per malati: torte buonissime, anzi assolute delizie se a realizzarle è Luca Montersino, chef e mito nel mondo della pasticceria italiana, ieri ospite di Qucinando, a Pordenone.
Perché questo cuoco stellato, piemontese di Alba, che quando non aveva neanche trent’anni già dirigeva la prestigiosa scuola di cucina Etoile, autore di numerosi libri, noto al grande pubblico per le sue performance a “La prova del cuoco” di Raiuno piuttosto che per la trasmissione “Peccati di gola” su Alice tv, bandiera del migliore made in Italy (per Eataly ha aperto pasticcerie anche a New York e Tokyo), è portatore ed esecutore della cosiddetta “pasticceria salutistica”.
Una filosofia della quale è un vero pioniere, un settore nel quale conduce ricerche da più di 15 anni, che lo pone continuamente di fronte a sfide non facili, sino a oggi tutte vinte. Alla faccia di chi, quando osava introdurre nelle ricette il maltitolo (dolcificante che si ricava dallo sciroppo di maltosio), lo apostrofava come «quello che fa i dolci per i malati».
Oggi che intolleranze e allergie alimentari sono maggiormente note e diagnosticate e malattie come il diabete si diffondono, il mercato si sta inevitabilmente sempre più spostando verso la “salutistica” e, nel suo caso, in direzione di una pasticceria che deve essere per tutti, nel senso che «tutti devono volere mangiare i miei dolci perché sono buoni».
Bene ha fatto, dunque, l’accademia di cucina pordenonese fondata dalla famiglia Moretto e diretta da Gianna Bongiorno a dedicare uno dei suoi corsi speciali a Montersino (il prossimo sarà domani, tutto sui menù pasquali, con Daniela Doretto) che, assistito da Romina Imbrescia, al mattino ha deliziato la platea di amatori con i segreti della sua pasticceria tradizionale e nel pomeriggio, per un parterre di professionisti, ha svelato ricette e trucchi di pasticceria salutistica.
Dove il grosso del lavoro va innanzi tutto fatto sulla qualità dei prodotti, anche di ingredienti che «chissà dove li trovo» e invece sono sempre più diffusi. Come la stevia, pianta officinale presentata da Daniela Favero, della Biomondo di Polcenigo, «senza calorie, indice glicemico pari a 0, ottima per i diabetici e addirittura capace di aumentare la produzione di insulina».
Ingredienti che sostituiscono i “soliti noti”, ma anche lavorazioni che consentono di ottenere comunque una crostata pasticciotto ananas e composta di lamponi o un plumcake alle gocce di cioccolato e nocciola “da urlo”, o una Sacher light (in cui il burro è sostituito da una maionese di olio, acqua e tuorlo d’uovo) che nulla ha da invidiare ai capolavori delle pasticcerie viennesi.
Tutto grazie alla conoscenza, alla pratica e all’abilità che Montersino ha trasferito con sicurezza e naturalezza, ieri. Intolleranti, diabetici, celiaci, ma anche chi semplicemente è in lotta con la linea, ringraziano.
messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2015/03/31/news/la-pasticceria-salutistica-una-bonta-1....

2.7 Pasqua senza sorprese

Colombe, uova di cioccolata e sode, agnello ma anche tante denominazioni geografiche simbolo della qualità made in Italy. In vista delle festività pasquali ecco il decalogo per fare acquisti consapevoli e preparare tavole e picnic in sicurezza e senza spreco. Ad averlo realizzato sono il Movimento Difesa del Cittadino e la testata Frodi Alimentari con 10 consigli per una Pasqua sicura e di qualità.

1) Uova di Pasqua
Bisogna prestare attenzione alla qualità del cioccolato che dipende anche dalla quantità di cacao con il quale è stato fatto. Vanno verificate le percentuali e anche la presenza di altre sostanze grasse vegetali.

2) NO alle uova esposte in vetrin a
Meglio non scegliere proprio quelle sistemate dietro la vetrina della pasticceria o della latteria dove intendete servirvi. La cioccolata si è sicuramente deteriorata con l’esposizione al sole e al calore.

3) Uova sode
Se nel vostro menu di Pasqua o Pasquetta sono comprese le uova sode state attenti a scegliere quelle allevate a terra e fresche. Per coloro che vogliono anche utilizzarle per lavoretti decorativi e quindi colorarle, si consiglia di utilizzare soltanto le tinture per alimenti.

4) La colomba
Il dolce tipico della Pasqua italiana, la colomba, deve essere preparato usando gli ingredienti stabiliti per legge, ossia farina di frumento, zucchero, uova di categoria A o tuorlo, burro almeno 16%; scorze di agrumi canditi almeno 15%, lievito naturale costituito da pasta acida e sale.

5) Prodotti artigianali
Le colombe artigianali possono essere vendute senza etichetta purché sul banco ci sia un cartello che indichi la lista degli ingredienti.

6) Agnello
Per chi non ne avesse mai visto uno, l’agnello può arrivare ad un peso di 10-15 chili. Viene venduto nei tipici tagli, i più diffusi sono costolette, carré, coratella e coscia.

7) Dove comprare la carne
É meglio comprare gli agnelli direttamente dai pastori, per essere certi della provenienza. Difficile a credersi ma si risparmia anche qualche soldo.

8) Gli altri cibi in tavola
Per tutto quello che metteremo sulle nostre tavole in occasione delle feste pasquali è sempre meglio orientarsi sulla qualità ovvero i prodotti made in Italy. Un consiglio è quello di scegliere le denominazioni geografiche come i Salami Dop e Igp, il Carciofo Romanesco del Lazio Igp, l’Agnello di Sardegna Igp.

9) Picnic
Se il clima lo concederà, il giorno di Pasquetta molti Italiani rispetteranno l’antica tradizione e cercheranno un bel prato accanto a un ruscello dove allargare la classica tovaglia a quadretti e sedersi con amici e parenti per condividere un simpatico pranzo al sacco. Nessuna raccomandazione specifica su quali cibi portare, ma il consiglio è quello di tenere d’occhio la conservazione degli alimenti freschi, come latticini e carni crude da cuocere alla brace. Attenzione al trasporto, non devono subire troppo calore, meglio attrezzarsi con le classiche borse frigo, o recarsi non lontano da casa per non rischiare che i cibi si guastino nel tragitto.

10) Gli avanzi
Se siete attenti alla natura, all’ambiente e al portafoglio, dovrete tenere conto degli eventuali sprechi quando decidete il menu da proporre. Non cucinate troppe pietanze, valutate bene le porzioni dei vostri menu e cercate di non gettare ma piuttosto di congelare tutto quello che è risultato in eccesso.
www.lastampa.it/2015/03/31/scienza/benessere/dovete-sapere/pasqua-a-tavola-consigli-per-scegliere-i-cibi-IyG1CYhfGLvgI14B5X1MqM/pag...

2.8 - Nutraceutica Made in Italy, attenzione ai più fragili
Tra punti di forza certificazioni e tecnologia

MILANO - La nuova frontiera della salute è la nutraceutica, ovvero lo studio di alimenti che abbiano un'efficacia sul nostro benessere. Ed è questo l'obiettivo di KoLinPharma, azienda tutta italiana che ha come scopo quello di "portare la scienza nel segmento della nutraceutica, ormai percepito come prioritario da medici, specialisti e pazienti". L'azienda, presentandosi al pubblico e alla stampa, ha anche mostrato i suoi numeri: 500mila euro di capitale versato, uno staff di oltre 50 persone, ricerca 'made in Italy' e cinque prodotti già in commercio.
Organizzata in forma di Società per Azioni, e con un ulteriore aumento di capitale già programmato, l'azienda si rivolgerà in primo luogo agli specialisti, soprattutto ortopedici e ginecologi. L'obiettivo, raccontano i suoi responsabili, è "differenziarsi, nel segmento della nutraceutica, facendo leva sui valori aggiunti tipici del settore farmaceutico: solide fondamenta scientifiche e un gran numero di certificazioni. Queste ultime garantiscono efficacia e sicurezza dei prodotti, e testimoniano al contempo una particolare attenzione ai bisogni delle persone, soprattutto delle più fragili e svantaggiate".
Il team di Ricerca e Sviluppo è formato da "tre giovani cervelli italiani, ed è finalizzato non solo ad attestare e approfondire le evidenze di efficacia dei prodotti già in portafoglio, ma anche a individuare nuove proprietà nutraceutiche all'interno di altri ingredienti presenti in natura". L'obiettivo a medio termine è "creare un autonomo centro di ricerca" di KoLinPharma, che ad oggi si appoggia all'acceleratore d'impresa della Fondazione Filarete.
" A supporto della sicurezza e dell'efficacia dei nostri prodotti - ha spiegato Emanuele Lusenti, amministratore delegato dell'azienda - ci siamo dotati anche di un numero sorprendente di certificazioni, testimonianza di un'attenzione particolare ai bisogni delle persone, in primis delle più fragili". Tra queste ci sono le certificazioni per la qualità e la sicurezza alimentare (Iso 9001 e Iso 22000), insieme a quelle Halal, Kosher, alla certificazione per la celiachia e alla 'milk free', in corso di rilascio: "i prodotti saranno così di assoluta garanzia anche per i vegetariani e i vegani".
Ci sono infine attenzioni per gli ipovedenti e i non vedenti: "Non solo le confezioni dei prodotti riportano in Braille anche la data di scadenza, non limitandosi quindi a indicare principio attivo e dosaggio - conclude l'azienda - ma sono dotati anche, per la prima volta in Italia, di un QR code anche questo localizzabile con rilievi in Braille, che rinvia direttamente attraverso lo smartphone a un foglietto illustrativo riservato a chi non può leggere. Una voce sintetizzata descrive all'utente caratteristiche, indicazioni d'impiego e modalità d'uso del prodotto: per evitare errori di somministrazione, ma anche per eliminare una notevole difficoltà e un considerevole elemento di discriminazione nei confronti dei non vedenti".

2.9 - Nanoaghi per riparare organi e nervi danneggiati
Nei topi hanno generato nuovi vasi sanguigni

Nanoaghi, mille volte più piccoli di un capello, aiutano a riparare organi e nervi danneggiati stimolando la formazione di nuovi vasi sanguigni: a realizzarli il gruppo di ricerca dell'IMperial College di Londra coordinato dall'italiano Ciro Chiappini.

Pubblicato sulla rivista Nature Materials, lo studio indica questa tecnica come uno strumento capace di favorire sia la riparazione di organi e nervi danneggiati, sia l'integrazione degli organi trapiantati nel nuovo organismo, riducendo il rigetto. I nanoaghi lavorano rilasciando in un'area specifica gli acidi nucleici, cioè i 'pacchetti' di informazione genetica necessari a tutti gli esseri viventi e che sono alla base delle molecole Dna ed Rna. In questo modo stimolano le cellule a riprogrammarsi per svolgere nuove funzioni.

I nanoaghi sono minuscole strutture porose che funzionano come una spugna, che carica più acidi nucleici rispetto alle strutture solide. Possono così penetrare nella cellula, bypassando la sua membra più esterna, e rilasciare gli acidi nucleici senza danneggiarla o ucciderla. Sono realizzati con silicio biodegradabile, il che consente di lasciarli nel corpo senza il rischio di residui tossici. Il silicio si degrada infatti in due giorni.

Nella sperimentazione gli studiosi sono riusciti a consegnare, con i nanoaghi, Dna e micro frammenti di Rna nelle cellule umane in laboratorio, e nei muscoli dorsali dei topi. Dopo sette giorni hanno rilevato un aumento di ben sei volte dei vasi sanguigni dei muscoli della schiena, che hanno continuato a formarsi per 14 giorni. La tecnica non ha causato infiammazioni nè altri effetti collaterali.

I ricercatori vogliono ora sviluppare un materiale simile ad una benda flessibile in cui incorporare i nanoaghi, per poterla applicare alle diverse parti del corpo, internamente ed esternamente, per rilasciare gli acidi nucleici lì dove servono, riparare e riprogrammare le cellule.

2.10 - Memoria

Per nutrire bene la memoria, meglio non esagerare con cibi come carne rossa, uova e alcuni pesci quali il merluzzo sotto sale che - ricchi del composto metionina - favoriscono la defaillance mnemoniche.

Lo rivela uno studio su topolini condotto presso la University of Louisville e presentato all'Experimental Biology Meeting a Boston.

Gli animali nutriti con una dieta troppo ricca di metionina hanno mostrato già in poche settimane ricadute negative sulla memoria.

Gli autori della ricerca hanno anche compreso il meccanismo anti-memoria indotto dalla metionina: questa molecola, che è un amminoacido, disattiva un gene fondamentale per memoria e apprendimento, il gene per la molecola netrina che favorisce la formazione di connessioni tra neuroni (sinapsi).

Non è la prima volta che si guarda con sospetto al consumo eccessivo di metionina, infatti, insieme ad una carenza di vitamina B12, B6 e acido folico, l'eccesso di metionina provoca la produzione di omocisteina, una sostanza collegata a svariate malattie cardiache e vascolari. Gli esperti hanno alimentato cavie con una dieta ricca di metionina e povera di B12, B6 e acido folico e visto, settimana dopo settimana, la comparsa di defaillance della memoria degli animali. Poi hanno osservato che a ciò corrisponde la disattivazione della proteina neurale netrina, fondamentale per la salute del cervello, e implicata nella formazione delle sinapsi. Iniettando netrina nei topi, infatti, il deficit di memoria indotto dalla dieta rientra in buona parte.(ANSA).

2.11 - Staminali: AstraZeneca-Harvard Stem Cell insieme contro diabete

(AGI) - Milano, 31 mar. - AstraZeneca ha annunciato di aver stretto una collaborazione di ricerca quinquennale con l'Harvard Stem Cell Institute (HSCI) per adattare una tecnica che crea beta cellule pancreatiche umane da cellule staminali e usarla negli screening sulla gamma di composti di AstraZeneca per la ricerca di nuove cure del diabete. La collaborazione mira anche a capire meglio come la funzione delle cellule beta si declini nel diabete. I risultati della ricerca saranno messi a disposizione della comunita' scientifica attraverso pubblicazioni peer-reviewed. AstraZeneca finanziera' un team di sperimentatori e creera' un team interno a Molndal, in Svezia, dedicato a questa collaborazione. Gli scienziati lavoreranno insieme per comprendere la biologia correlata alla perdita della funzione e di massa delle beta cellule pancreatiche umane nel diabete. Inoltre, effettueranno lo screening dei composti rispetto alle cellule prodotte, per cercare potenziali nuovi farmaci in grado di ripristinare l'attivita' delle cellule beta nei pazienti diabetici.

2.12 - L'altra sete

PAVIA. "Bucati il polpastrello nella borsetta, non se ne accorgerà nessuno. Bevi il succo di frutta come se niente fosse, non svenire. Resisti, sii forte. Inserisci l’ago nella pelle mentre sei seduto al ristorante e tutti parlano, lascia che sembri un atto banale, come grattarsi un fianco. Camuffa, menti, non si accorgeranno che sei uno di noi". Comincia così “L'altra sete” (Fandango, 2015), il romanzo d'esordio, autobiografico, della giovane attrice Alice Torriani, che ha scelto la forma letteraria, per raccontare la sua malattia: il diabete. Anche la protagonista del libro si chiama Alice, ha 27 anni, ed è stata sistemata in una clinica che ha un nome rassicurante, ma non sa dire da quanto sia lì. La madre la segue ovunque e il terapeuta non smette di fare domande. Perché il diabete, ripetono i medici, non è una malattia, è una “condizione”, di cui bisogna imparare ad avvertire i sintomi, e quando questi si presentano bisogna essere pronti a bucare, caricare la piccola penna nera della glicemia come fosse una pistola e sparare. Un po' presa di coscienza di una realtà vissuta in prima persona, un po' delirio onirico intorno ad una realtà e a dei personaggi inventati, la storia racconta anche le difficoltà della gestione delle relazioni nella malattia: da una parte i medici e i genitori con la loro rigida routine medicale, «che – dice Alice Torriani - ci rende i bersagli al poligono di tiro dove noi stessi ci foriamo»; dall'altra l'impossibilità di abituarsi all’idea di non produrre abbastanza insulina e l'amore totale per Luca. «"Lo spunto è autobiografico perché io sono diabetica dall'età di 12 anni e la cosa che mi ha sempre colpito è che il mio diabete non ha una causa, cioè non è ereditario, non si sa bene da dove arrivi – spiega Alice Torriani, nata a Milano nel 1984, diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, e attrice di teatro, cinema e televisione, dal Commissario Montalbano a “Una grande famiglia” – Più di una volta i medici mi hanno detto che il mio diabete potrebbe essere la conseguenza di un trauma o di un evento forte che ho vissuto e che ha accelerato la malattia. Ma questo è solo lo spunto. Perché in realtà per me è “L'altra sete” è una storia d'amore, è la storia del punto zero, cioè quel momento della vita in cui ti trovi a dover affrontare qualcosa che mai avresti voluto e pensato. E in qualche modo lo devi affrontare». Il libro verrà presentato alla Feltrinelli di via XX settembre stasera (1/4/2015) alle 18.
laprovinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/2015/03/31/news/io-un-attrice-che-ha-preso-la-penna-per-raccontare-la-vita-con-il-diabete-1....

2.13 Vuoi una noce

- New York - Si sente dire che fanno ingrassare e possono causare diversi problemi, invece noci e arachidi fanno bene alla salute. Lo rivela il New York Times riportando i risultati di alcuni studi i quali mostrano che consumare piu' noci, per esempio, fa diminuire le possibilita' di morire di cancro o di malattie cardiache. Mentre un'altra ricerca pubblicata su JAMA Internal Medicine e condotta su oltre 200 mila uomini e donne nel sud degli Stati Uniti e a Shanghai, ha scoperto che piu' noci consumano le persone, piu' bassi sono i loro tassi di mortalita', soprattutto per malattie cardiache e ictus. Certo, e' vero che oggi sono sempre di piu' i soggetti allergici a noci e arachidi, ma due recenti studi mostrano alcuni metodi per impedire ai bambini di sviluppare un'intolleranza. Nel primo, pubblicato l'anno scorso su JAMA Pediatrics, si afferma che le donne possono diminuire il rischio di avere un figlio con allergie mangiando noccioline in gravidanza, e la riduzione e' maggiore tra i bambini le cui mamme hanno consumato noci cinque o piu' volte al mese. Il secondo studio, pubblicato nel mese di febbraio sul New England Journal of Medicine, spiega invece che l'introduzione di arachidi nelle diete dei bambini dai 4 agli 11 mesi che sono stati considerati ad alto rischio di sviluppare un'allergia riduce notevolmente la probabilita' di diventare intolleranti all'eta' di 5 anni.

2.14 - Rischio trombosi

Si pensa sempre che l'ictus, o più in generale le trombosi, siano malattie tipica dell'età avanzata. Ma sono tanti i giovani italiani che ne vengono colpiti, 8mila ogni anno: a volte, anche dopo pochi giorni di vita. Il problema è che di questo "si parla poco, e il rischio è di arrivare troppo tardi alla diagnosi". A dirlo è l'Associazione lotta alla trombosi (Alt), che per il 15 aprile ha organizzato una giornata nazionale di informazione e sensibilizzazione.
La trombosi consiste nella formazione di trombi, cioè coaguli che bloccano il passaggio del sangue. Ogni anno la trombosi provoca in 600mila persone ictus, infarti, embolie e altre malattie cardiovascolari, causando morte o gravi invalidità.
"Queste patologie - spiega Lidia Rota Vender, presidente Alt - potrebbero essere evitate in un caso su tre, con l'informazione, la conoscenza e uno stile di vita sano".
Troppo spesso, racconta Alt, la diagnosi di trombosi nei giovani e nei bambini avviene in ritardo, "perché il medico fa fatica a capire di trovarsi di fronte a un ictus o a un'embolia in un neonato. Per questo finanziamo dal 2007 il Registro italiano delle trombosi infantili, che permette a tanti medici di condividere i propri dati sui casi di trombosi, per arrivare a definire migliori possibilità di diagnosi e cura". Grazie al lavoro di 156 medici di 51 centri italiani su pazienti da 0 a 18 anni "è stato possibile comprendere - dice Paolo Simioni, del Dipartimento di medicina all'Università di Padova - che la trombosi nei bambini colpisce soprattutto a livello cerebrale, sottoforma di ictus ischemico, più frequentemente i maschi, e intorno ai 4-6 anni.
Solo 6 casi su 100 vengono diagnosticati entro le 3 ore necessarie a impostare una cura efficace, in oltre 60 casi su 100 la diagnosi avviene tardi, dopo 24 ore".
I rischi per i giovani, in particolare, sono confermati da Ipsys, un progetto di ricerca sostenuto da Alt che coinvolge 24 centri ospedalieri e universitari italiani. "Ipsys - conclude Alessandro Pezzini, ricercatore all'Università degli Studi di Brescia - ha l'obiettivo di identificare i fattori che aumentano il rischio di nuovi eventi trombotici successivamente a un primo ictus in pazienti tra i 18 e i 45 anni". Il progetto ha stabilito che i fattori più pericolosi sono la familiarità, l'emicrania con aura e la presenza di anomalie nella coagulazione, oltre alla presenza di ipertensione, diabete, colesterolo alto o dell'abitudine al fumo.

2.15 - Una mela al giorno leva il farmacista di torno
Una mela al giorno leva il farmacista di torno. Infatti, piuttosto che ridurre le visite dal proprio medico, come suggeriva il famoso proverbio, il consumo quotidiano del frutto permette di ridurre le prescrizioni di farmaci. A testare la veridicità del detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” è uno studio condotto presso la School of Nursing della University of Michigan e pubblicato online sulla rivista Jama Internal Medicine.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 8.399 persone, già reclutate nel vasto programma National Health and Nutrition Examination Survey, confrontando i consumatori di mele e dai non consumatori, che erano la maggioranza (7.646 cioè il 91% del totale).

Chi mangiava almeno una piccola mela al giorno aveva una scolarità più elevata e fumava di meno, ma quanto alle visite mediche, ai ricoveri in ospedale o al ricorso a professionisti della salute mentale non è emersa alcuna differenza statisticamente rilevante rispetto al gruppo dei non amanti delle mele. Invece, i mangiatori di mele ricorrevano in misura minore alla prescrizione di farmaci. «I nostri risultati suggeriscono che promuovere il consumo di mele può avere un effetto molto limitato nel ridurre la spesa sanitaria nazionale» concludono i ricercatori, per i quali “una mela al giorno leva il farmacista di torno” è un’affermazione ora scientificamente verificata.

Una ricerca che può sembrare semiseria e farci sorridere. Eppure, la scienza può informare divertendo, come ci dicono gli editori della rivista, inaugurando questa nuova serie di pubblicazioni di studi scientificamente rigorosi che suscitino qualche «risatina editoriale e che abbiano la capacità di intrattenerci in modo divertente». Perché, come gli stessi fanno notare, ridere è comunque un’ottima medicina.

www.lastampa.it/2015/04/02/scienza/benessere/dovete-sapere/una-mela-al-giorno-toglie-il-farmacista-di-torno-YX8hEQUxdl7jYz5hdcd5aI/pag...

Pensiero della settimana:

Siamo diabetici
Molteplici
Arenati
Nell'Isola che non c'è
Tra un controllo
E una puntura
Infusione
Dura non dura
A sciorinar
Dati
Maltrattati
Con o senza peccati,
Con o senza virtù
Ragranellando
Un altro giorno in più
Da vivere
Condire
Assaporare

Auguriamo a tutti una felice e serena settimana, buona Pasqua. Chiara Pace, Peter Donovan e Roberto Lambertini - Il Mio Diabete

Il Mio Diabete è anche presente con una pagina su Facebook all'indirizzo www.facebook.com/IlMioDiabete
e nel gruppo Giovani Diabetici all'Isola Felici dei Dolcissimi www.facebook.com/groups/isoladolcissimi/

Il Mio Diabete è mobile con le app
per Android play.google.com/stor
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:43.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com