L'oscuro mondo dei contratti di prestito » facciamo luce su diritti e doveri del consumatore/debitore

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francocoladarci
00martedì 10 marzo 2015 09:48
di Indebitati.it
Il nostro ordinamento giuridico regolamenta gli strumenti attraverso i quali i cittadini possono ottenere prestiti o dilazioni di pagamento: le carte di pagamento, i contratti di credito al consumo e la cessione del quinto dello stipendio o pensione, piu' altre forme di prestito, non meno importanti.

Vediamo dunque, soffermandoci uno per uno, tutte le tipologie di contratto di prestito nel seguito dell’articolo.

Il credito al consumo in generale

Il credito al consumo e' la concessione, nell’esercizio di un’attivita' commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attivita' imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.

Il credito al consumo, quindi, e' rivolto esclusivamente al singolo individuo ed alle famiglie, che necessitano del credito per far fronte a proprie spese ed usufruiscono della possibilita' di rimborsarlo in forma rateale.

Si tratta, quindi, di prestiti concessi ai consumatori che necessitano di un aiuto finanziario per la pianificazione di spese per acquisto di beni di consumo durevoli o non e/o di servizi.

Questo sistema di finanziamento, originariamente, era previsto per gli acquisti importanti di una famiglia, quali l’automobile o l’arredamento della casa, ad elevato impatto sul bilancio familiare e relativi a beni con una vita utile pluriennale.

Con l’evoluzione della societa' dei consumi e delle opportunita' ed esigenze legate alle condizioni di benessere, la gamma delle operazioni finanziabili e, quindi, dei beni e servizi che possono essere acquistati attraverso questo sistema di finanziamento si e' notevolmente ampliato.

Cosi' oggi, come e' noto, si acquistano a rate gli elettrodomestici, ma anche smartphone e personal computer, lettori DVD, vacanze e viaggi.

Il credito al consumo puo' essere concesso soltanto da banche, societa' di intermediazione finanziaria iscritte nell’apposito albo tenuto presso l’Ufficio Italiano dei Cambi e dai commercianti (fornitori e distributori di beni/servizi), ma in quest’ultimo caso esclusivamente sotto forma di rateizzazione del pagamento del prezzo pattuito per la transazione.

Come e' noto, in Italia, negli anni piu' recenti, si e' osservata una forte crescita dei volumi trattati come forme di credito al consumo, cui ha corrisposto anche una crescita del numero degli operatori ed un’evoluzione dei rispettivi profili.

I dati di mercato piu' aggiornati ci confermano che e' cresciuta l’affermazione di soggetti specializzati, tipicamente societa' finanziarie sorte sull’onda della forte crescita della domanda e dell’altrettanto elevata appetibilita' del settore.

Le societa' specialistiche detengono una quota preponderante del business (in termini di volumi), rispetto alle banche cosi'ddette generaliste.

Nel credito al consumo rientrano varie forme di finanziamento. Tali strumenti sono: la vendita a rate, il prestito personale, il prestito con cessione di un quinto dello stipendio, il credito rotativo e le carte di credito.

Come e' noto, nella gamma di prodotti di finanziamento disponibili per la clientela vi sono altre tipologie di credito che, tuttavia, non rientrano nel credito al consumo (ad esempio: i mutui e i contratti di leasing).

I consumatori possono scegliere, dunque, diverse forme.

La vendita a rate

Tramite il credito rateale, il cliente ottiene il finanziamento di un importo determinato e definiscono fin dalla stipula del contratto in quante rate rimborsarlo.

Se il tasso d’interesse pattuito e' fisso, anche l’onerosita' della singola rata e' fissata ex ante e non modificabile; nel caso di tasso d’interesse variabile (vedi piu' avanti), l’importo delle rate e' modificabile, in base all’andamento dei tassi, rimanendo fissato nel numero.

E’ questa, probabilmente, la forma di finanziamento piu' longeva e quindi piu' nota ai consumatori.

La vendita a rate e', pertanto, una forma di finanziamento diretta ai consumatori privati, e cio' distingue il credito rateale dal leasing, che puo' essere stipulato da professionisti e imprenditori.

Nella vendita a rate si ha un immediato passaggio di proprieta' del bene (anche se, e' opportuno ricordarlo, tale passaggio resta “condizionato” al regolare pagamento delle rate) dal fornitore del bene (venditore) all’utilizzatore (acquirente e soggetto finanziato).

Il prestito personale

Ne abbiamo gia' parlato: il prestito personale consiste nell’erogazione, da parte di intermediari finanziari, di finanziamenti non finalizzati, ovvero privi di destinazione specifica.

Cio' significa che il soggetto finanziato puo' utilizzare la somma ricevuta come meglio crede.

Il cliente si impegna a restituire la somma erogata secondo un piano di ammortamento finanziario, di norma a tasso fisso e rate costanti, a scadenze concordate.

Ogni rata e' composta di due parti: la quota capitale, che fa riferimento alla restituzione del capitale finanziato, e la quota interessi (via via decrescente), ovvero quella parte che concerne la corresponsione degli interessi, calcolati sul debito residuo.

Un prestito personale puo' risultare assistito da garanzie, a tutela del creditore, nel caso in cui il soggetto finanziato risulti insolvente.

Il prestito con cessione di un quinto dello stipendio

Il prestito con cessione di un quinto dello stipendio prevede che i dipendenti possano ottenere dei finanziamenti la cui restituzione avviene mediante una trattenuta mensile diretta sullo stipendio.

Il soggetto finanziatore, di norma, non richiede particolari garanzie né raccoglie informazioni analitiche sulla situazione finanziaria delle persone; in altri termini, in presenza dei requisiti richiesti, il finanziamento viene erogato.

La garanzia piu' importante, in effetti, e' quella della stabilita' del posto (e del contratto) di lavoro.

Con riferimento alla modalita' di rimborso, il piano di ammortamento prevedere che il dipendente possa destinare fino a 1/5 dello stipendio netto mensile al pagamento della rata. Tale somma verra' quindi direttamente trattenuta nella sua busta paga.

Anche la cessione del quinto e' un forma di prestito non finalizzata.

Il contratto di credito al consumo
Prima della stipula

Prima di sottoscrivere un contratto di finanziamento, il consumatore ha il diritto di ricevere dalla banca, dalla finanziaria o dal venditore del bene informazioni chiare e precise sulle condizioni che verranno praticate nelle condizioni di finanziamento che gli vengono proposte.

Le banche e le finanziarie, presso le proprie sedi, devono adeguatamente pubblicizzare i tassi di interesse, i prezzi e le altre condizioni economiche relative ai servizi offerti, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa in termini di trasparenza.

Il consumatore puo' essere informato delle sopra citate condizioni anche attraverso avvisi sintetici, che devono obbligatoriamente essere affissi all’interno dei locali di banche e societa' finanziarie, oppure per il tramite di fogli informativi analitici, che devono essere consegnati ai consumatori che ne fanno richiesta.

I documenti pubblicitari relativi ai contratti di credito al consumo ed ai prodotti acquistabili a credito devono sempre indicare chiaramente il tasso annuo effettivo globale (TAEG) ed il relativo periodo di validita'.

Il significato di TAN e TAEG

La sigla TAEG sta per tasso annuo effettivo globale ed indica il costo complessivo di un credito/finanziamento erogato da una finanziaria o da un istituto bancario.

Il TAEG permette al consumatore di confrontare in modo omogeneo piu' offerte di finanziamento (date le caratteristiche dei contratti in termini di importo e durata) e di scegliere quello piu' conveniente.

Il TAEG, infatti, calcolato applicando ai dati del finanziamento una formula matematica alquanto complessa, e' uniforme in tutti gli Stati dell’Unione Europea e consente al consumatore di conoscere preventivamente l’effettiva spese che dovra' sostenere.

Il TAEG deve essere pubblicizzato da ogni operatore bancario o finanziario per ogni genere di operazione di finanziamento.

Nel calcolo del TAEG sono incluse, oltre al rimborso del capitale e a quello degli interessi pattuiti, le seguenti voci:

le spese di istruttoria e apertura della pratica di credito;
le spese di riscossione dei rimborsi e di incasso delle rate, se stabilite dal creditore (es. le spese per il pagamento a mezzo RID);
le spese per l’assicurazione o le garanzie, imposte dal creditore , intese ad assicurargli il rimborso totale o parziale del credito in caso di morte, invalidita', infermita' o disoccupazione del consumatore;
il costo dell’attivita' di mediazione svolta da un terzo, se necessaria all’ottenimento del credito;
gli altri eventuali costi contemplati dal contratto.
Dal calcolo del TAEG sono escluse le seguenti voci:

le somme che il consumatore deve pagare per l’inadempimento di un qualsiasi obbligo contrattuale, inclusi gli interessi di mora;
le spese, diverse dal prezzo di acquisto, a carico del consumatore indipendentemente dal fatto che si tratta di un acquisto in contanti o a credito.
Il fatto di includere altri costi, oltre quelli della restituzione del capitale avuto in prestito e degli interessi veri e propri, nel calcolo del TAEG, comporta che il costo complessivo del finanziamento, anche se si tratta di piccole cifre, puo' arrivare ad essere di molto superiore al tasso dichiarato dal soggetto finanziatore (cd. Tasso Annuo Nominale, TAN).

Il TAN, infatti, misura il solo costo nominale del capitale preso a prestito, senza tenere conto degli altri costi che il contratto di credito al consumo comporta.

I requisiti del contratto
Il contratto di credito al consumo deve avere obbligatoriamente forma scritta ed essere redatto in due copie, una delle quali deve essere consegnata al consumatore.

Qualora si tratti di un credito finalizzato, il contratto viene redatto in tre copie, delle quali una viene trattenuta dal venditore.

Nel contratto devono essere chiaramente indicati:

il nome della banca o della finanziaria che eroga il prestito ed i dati del beneficiario del credito, che deve essere identificato tramite documento d’identita' e codice fiscale, secondo quanto disposto dalla normativa antiriciclaggio in vigore nel nostro Paese (al consumatore, di norma, vengono richiesti anche documenti che attestano il suo reddito);
l’importo e le modalita' del finanziamento, unitamente al numero, importo e scadenze delle rate di rimborso;
il TAN ed il TAEG e le eventuali condizioni in base alle quali possono essere modificati;
importo e causale degli oneri esclusi dal calcolo del TAEG o, se non e' possibile indicarli con precisione, una loro stima realistica;
eventuali maggiori spese applicabili in caso di ritardato pagamento delle rate;
eventuali garanzie richieste;
eventuali coperture assicurative richieste al consumatore e non comprese nel calcolo del TAEG;
le modalita' di recesso.
Se si tratta di credito al consumo per l’acquisto di determinati beni o servizi, devono essere anche indicati:

la descrizione analitica dei beni o servizi per cui e' richiesto il finanziamento;
il prezzo di acquisto in contanti, quello stabilito nel contratto e l’ammontare dell’acconto, se previsto;
le condizioni per il trasferimento del diritto di proprieta', nei casi in cui non sia immediato;
le condizioni pattuite.
Clausole invalide e cause di nullita'

Il contratto di credito al consumo e' nullo quando non e' stipulato per iscritto ovvero quando alcune clausole contrattuali sono assenti o nulle, perché in contrasto con la legge vigente in materia.

In questo caso:

si applica un TAEG equivalente al tasso nominale minimo dei BOT annuali o di altri titoli simili emessi nei 12 mesi precedenti la stipula del contratto in oggetto;
il contratto di credito al consumo ha una scadenza a 30 mesi;
il consumatore puo' scegliere di rimborsare anticipatamente il credito o di risolvere il contratto senza oneri aggiuntivi e penalita'.
Il comportamento del consumatore

Dopo aver ottenuto il finanziamento, il consumatore deve rimborsare alla banca o alla finanziaria la somma ottenuta mediante il pagamento delle rate alle scadenze e con le modalita' stabilite, come l’addebito sul c/c bancario, l’utilizzo di bollettini postali, etc.

Il consumatore e' tenuto a comunicare tempestivamente al finanziatore il cambiamento di alcuni suoi dati personali, quali la residenza o il domicilio, nonché le eventuali difficolta' che gli impediscono di pagare puntualmente anche una sola rata, per agevolare la soluzione dei problemi ed evitare il rischio di contenzioso o l’intervento delle societa' di recupero crediti.

Il consumatore ha la facolta' di estinguere anticipatamente il prestito, in qualsiasi momento, saldando le rate residue, gli interessi e gli oneri maturati fino al momento dell’estinzione, oltre ad un compenso che deve mantenersi nei limiti previsti dalla legge, ma solamente se previsto nel contratto.

Il consumatore deve ricordare che il contratto di vendita e quello di finanziamento sono due contratti distinti e separati.

Quindi, qualora il bene/servizio per il cui acquisto e' stato concesso il finanziamento risulti difettoso e qualora lo stesso non venga consegnato/erogato, l’acquirente deve informare repentinamente la banca o la finanziaria, ma senza sospendere mai il pagamento delle rate.

Anche nel caso in cui il consumatore, sottoscrivendo un contratto d’acquisto fuori dai locali commerciali (cioe' in casa propria, per telefono, per strada, per televisione, etc.) richiedendo contestualmente un finanziamento per pagare il bene o il servizio, abbia un ripensamento o instauri una controversia con il venditore, ha l’obbligo di informare il finanziatore del problema insorto senza mai interrompere il pagamento dei rimborsi.

In caso contrario, infatti, diventerebbe inadempiente nei confronti del creditore.

Altre informazioni utili
Molte volte capita che il consumatore, invece di un vero e proprio contratto, compili in realta' solamente un modulo simile ad una proposta di contratto, ossia una proposta unilaterale che diventa efficace solamente con dell’espressa accettazione del finanziatore o a seguito del versamento dell’importo stabilito.

La scadenza delle singole rate e' indicata nel contratto di credito ed il finanziatore non invia ulteriori avvisi al consumatore, che deve ricordarsi di pagare puntualmente le rate.

Che cos'è un prestito personale

Cominciamo con una tipologia di contratto di prestito, ovvero quello personale: il prestito personale rientra nella categoria dei prestiti non finalizzati, cioe' non collegati o vincolati all’acquisto di uno specifico bene o servizio, e prevede come corrispettivo l’applicazione, durante il periodo di rimborso, di interessi fissi o variabili e dei costi/oneri indicati nel TAEG.

Con il prestito personale, il debitore ottiene un finanziamento, erogato da una banca o da un istituto finanziario specializzato, che si impegna a restituire, in maniera rateizzata, entro un periodo predeterminato.

È buona regola valutare con estrema attenzione il nuovo “debito”, nell’ambito del proprio budget familiare di spesa e del proprio reddito mensile, valutando sia il costo complessivo del prestito che la rata mensile da sostenere: la rata si sommera' infatti ad altri impegni di pagamento mensili quali affitto, bollette, rate di altri prestiti.

Ogni istituto finanziario adotta criteri specifici per la valutazione di una richiesta di prestito personale nell’ambito di alcune direttive generali e norme disposte dalla Banca d’Italia. Normalmente puo' essere richiesto da chiunque abbia un’eta' compresa tra 18 e 70 anni (anche se sul limite massimo possono esserci eccezioni valutabili in fase di istruttoria) ed e' concesso a chi possiede una “capacita' di rimborso” che tenga conto di tutti gli impegni di pagamento mensili (affitto, bollette, rate di altri prestiti).Tale “capacita' di rimborso” deve essere dimostrabile attraverso l’esibizione della busta paga in caso di lavoratore dipendente, della dichiarazione dei redditi in caso di lavoratore autonomo e del cedolino della pensione per i pensionati.

Nel caso in cui non si abbia la possibilita' di dimostrare la propria “capacita' di rimborso” attraverso l’esibizione della busta paga o la dichiarazione dei redditi, puo' essere richiesta la garanzia personale di un terzo che si impegni a pagare in caso di inadempimento da parte del richiedente. Naturalmente questi dovra' presentare analoga documentazione a sostegno della propria “capacita' di rimborso”.

In quali casi il prestito personale viene rifiutato?
L’erogazione di un prestito personale viene rifiutata quando la documentazione evidenzi una “capacita' di rimborso” del soggetto richiedente non sufficiente. Il prestito viene rifiutato qualora il richiedente abbia in essere altri contratti di finanziamento che, in aggiunta al prestito richiesto, impegnerebbero oltre un terzo del reddito.

Tale limite e' posto per evitare situazioni di sovra-indebitamento. Sarebbe irresponsabile da parte della banca mettere il richiedente nella condizione di effettuare una scelta per lui insostenibile.

Puo' essere anche rifiutata qualora il richiedente abbia subito nel passato protesti e/o risultino evidenze di mancati pagamenti relativi a prestiti precedentemente ottenuti (segnalazione negativa da parte di banche dati sui rischi di credito).

Per valutare la reale “capacita' di rimborso” del richiedente gli enti erogatori possono consultare alcune banche dati private oppure la Centrale Rischi della Banca d’Italia. Secondo la normativa vigente, prima che un soggetto richiedente venga iscritto in una di queste banche dati deve esserne informato e deve aver concesso per iscritto alla banca o all’istituto finanziario la propria autorizzazione (normalmente l’autorizzazione alla interrogazione delle banche dati viene inserita nel contratto e pertanto accordata dal richiedente con la sottoscrizione dello stesso).

Nel caso in cui il prestito non venga concesso, l’ente che lo ha negato deve informare il soggetto riguardo la motivazione, con particolare riferimento alle informazioni negative reperite in una banca dati.

Cosa fare prima di richiedere un finanziamento di prestito personale?
Prima di sottoscrivere una richiesta di prestito personale e' bene valutare diverse offerte e scegliere oculatamente quella piu' conveniente in base alle proprie esigenze. L’attuale normativa in tema di credito al consumo e trasparenza bancaria prevede l’obbligo per la banca o l’istituto finanziario di fornire una serie di informazioni in grado di mettere l’interessato nella condizione di poter operare una scelta consapevole e conveniente.

Nella fase di negoziazione del prestito – ossia prima che venga sottoscritta la richiesta – la banca o l’ente finanziario hanno l’obbligo di consegnare le “Informazioni europee di base sul credito al consumo”. Tale documento contiene informazioni chiare e complete delle condizioni applicate in quel momento, personalizzate con i dati del richiedente e utili a valutare la convenienza del prestito. Ricordarsi quindi sempre di pretendere che tali informazioni vengano fornite, cosi' come previsto dalla legge.

Cosa deve contenere un contratto di prestito personale?
Il contratto di prestito personale deve essere stipulato in forma scritta e contenere una serie di informazioni obbligatorie, tra le quali:

l’indicazione esatta della somma e delle modalita' con cui verra' erogata;
il tasso di interesse praticato;
l’indicazione specifica del TAEG;
le eventuali modalita' di variazione del costo del contratto (costi e commissioni);
tutti i costi che dovranno essere sostenuti (spese di istruttoria e oneri accessori quali spese di invio rendiconto periodico, eventuali spese di assicurazione e costi relativi al ritardo nei pagamenti);
l’ammontare delle rate e la loro scadenza;
l’indicazione delle eventuali garanzie ed assicurazioni richieste.
La banca o l’ente finanziario, successivamente alla stipula, possono modificare le condizioni stabilite nel contratto, ad esclusione del tasso di interesse solo nel caso in cui questa possibilita' sia stata prevista nel contratto, con espressa sottoscrizione da parte del cliente della relativa clausola e qualora ricorra un giustificato motivo. Prima di sottoscrivere il contratto e' quindi buona regola verificarne attentamente il contenuto, con particolare riferimento al TAEG.

Prestito personale – cosa è il taeg?
Il TAEG – Tasso Annuo Effettivo Globale – costituisce il costo effettivo del prestito che il cliente dovra' corrispondere all’erogatore espresso in termini percentuali. È l’indicatore di costo che comprende interessi, costi ed oneri accessori.

Questo indicatore di tasso e' il piu' importante perché permette di confrontare le offerte di finanziamento a parita' di importo e durata, quindi, nell’effettuare la scelta del prestito personale, si consiglia di non lasciarsi influenzare dalla convenienza di altri indicatori parziali come ad esempio il TAN – Tasso Annuo Nominale – che esprime il tasso di interesse applicato ma non comprende le altre spese.

Cosa accade in caso di mancato pagamento di una o più rate del prestito personale?
In caso di ritardato o mancato pagamento di una o piu' rate vi sono conseguenze importanti: gli interessi dovuti vengono aumentati con l’applicazione di una mora (interesse ulteriore) e l’intestatario del prestito viene segnalato agli enti di tutela del credito (centrali rischi, banche dati), che condividono l’informazione con l’intero sistema bancario e finanziario. Questa segnalazione, che compromette la reputazione creditizia del Cliente, viene preventivamente comunicata dall’ente finanziatore.

Se si prevedono difficolta' nel rispettare i termini previsti (anche per una sola rata) e' molto utile prendere subito contatto con la banca/intermediario per trovare soluzioni alternative (le banche hanno ideato modalita' di restituzione rateale capaci di assecondare le esigenze di molti clienti, come la possibilita' di saltare una rata, variare l’importo della stessa, allungare o accorciare il piano di rientro a seconda dell’operazione).
È, inoltre, importante segnalare tempestivamente all’ente finanziatore ogni cambio di residenza, in modo che le comunicazioni inviate da quest’ultimo pervengano puntualmente.

Si può recedere dal contratto di prestito personale?
Si'. Il diritto di recesso e' la facolta' di”ripensamento” concessa al consumatore di interrompere il contratto di finanziamento senza il consenso della banca o dell’intermediario finanziario erogante. È senza costi e senza obbligo di fornire spiegazioni. Entro 14 giorni a partire dalla conclusione del contratto, il consumatore che intende recedere deve inviare all’ente erogante una comunicazione seguendo le modalita' indicate nel contratto.

Se il contratto ha avuto esecuzione, anche in parte, entro 30 gg il cliente che recede dal contratto deve rimborsare: capitale, interessi maturati e costi sostenuti dalla banca come imposta di bollo e/o imposta sostitutiva.

È possibile l’estinzione anticipata di un prestito personale?
La normativa stabilisce che e' sempre possibile estinguere il prestito anticipatamente rispetto al termine concordato, sia parzialmente che totalmente. Il cliente che sceglie di esercitare questa opzione deve rimborsare alla banca/intermediario il capitale residuo ancora dovuto, gli interessi maturati al momento dell’estinzione ed ogni altra somma di cui la banca fosse in credito.

Per esercitare il diritto di estinzione e' prevista per Legge una penale di indennizzo a carico del cliente. A partire dal 1° giugno 2011 tale penale ammonta all’1% dell’importo rimborsato in anticipo, se la vita residua del contratto e' superiore a un anno, allo 0,5% se la vita residua del contratto e' pari o inferiore a un anno. In ogni caso, l’indennizzo non puo' superare l’importo degli interessi che il consumatore avrebbe pagato per la vita residua del contratto. Non e' dovuta nessuna penale se l’importo rimborsato anticipatamente corrisponde all’intero debito residuo ed e' pari o inferiore a € 10.000.

Esistono forme di tutela a copertura di eventi non prevedibili (ad esempio la perdita del reddito)?
Si'. La forma piu' comune e' la stipula di polizze assicurative “credit protection insurance” che tutelano il richiedente e la sua famiglia a fronte di molteplici eventi che possono determinare situazioni finanziarie negative e prevede tutele specifiche nei casi di: morte, invalidita' totale permanente, inabilita' temporanea totale, ricovero ospedaliero, malattia grave e perdita d’impiego.

È importante controllare che, nel caso di adesione alla polizza assicurativa, il relativo costo sia inserito nel TAEG.

Che cos'è un prestito delega

Il contratto di prestito, detto prestito delega e' un finanziamento a tasso fisso, le rate mensili sono prelevate dal datore di lavoro sulla busta paga e versate alla societa' finanziaria fino all’estinzione del debito.

L’importo richiesto puo' essere utilizzato per qualsiasi finalita' (ristrutturazione, acquisto auto, consolidamento debiti, spese per cerimonie, salute, viaggi, ecc…).

Di seguito gli elementi essenziali che servono per stipulare un prestito delega:

Importo richiesto
Capitale lordo mutuato
Rate
Piano di ammortamento
Indici di costo
Assicurazione
T.F.R – Fondo Pensionistico
Spese di istruttoria e apertura pratica
Contratto
Documenti Accessori
Analizziamoli, ora, uno per uno.

L’importo richiesto, chiaramente, e' la somma che il dipendente chiede in prestito ad una societa' Finanziaria o a una Banca.

Il capitale lordo mutuato, invece, e' l’importo lordo da restituire che si ottiene sommando il capitale richiesto piu' gli interessi, i costi relativi alle assicurazioni rischio vita e rischio impiego, le spese accessorie, marche da bollo, notifiche e i costi di intermediazione. Si consente al cliente di ammortizzare i costi del finanziamento per tutta la dilazione del prestito.

L’importo delle rate non puo' superare il 40% dello stipendio netto. Sono le quote mensili in cui si divide il rimborso del finanziamento la cui durata varia da 24 a 120 mesi, rimangono fisse per tutta la dilazione nonostante le variazioni dello stipendio mensile.

Proseguendo il piano di ammortamento e l’estinzione graduale del prestito delega entro un periodo prestabilito, con la riduzione del debito residuo cresce la quota capitale e decresce la quota interessi.

E’ un documento allegato al contratto, riporta il debito residuo del finanziamento alla scadenza di ciascuna rata.

Veniamo ora agli indici di costo del prestito.

I costi che compongono l’ammontare del finanziamento sono espressi da tre indici:

TAN (Tasso Annuo Nominale):E’ la quota interessi che il debitore dovra' rimborsare oltre al capitale finanziato calcolata su base annua Le spese assicurative, le imposte e gli oneri accessori non rientrano nel calcolo del TAN.
T.E.G. (Tasso Effettivo Globale): È il tasso che si applica al prestito in percentuale annua, include i costi per l’istruttoria della pratica di finanziamento, di intermediazione, della polizza assicurativa a garanzia del credito e le spese di riscossione delle rate.
TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale): È l’indice percentuale che si applica al prestito con delega e include tutti i costi relativi a assicurazione mediazione, incasso delle rate e spese d’istruttoria. Nel TAEG non sono incluse le somme richieste in caso di inadempienza contrattuale ( more e spese per il recupero del credito )
T.F.R – Trattamento di Fine Rapporto (liquidazione);
Il prestito con delega e' garantito dal TFR, il dipendente ha la facolta' di richiedere un anticipo sulla liquidazione accantonata, presso il datore di lavoro o su un fondo pensionistico, solo per la parte che eccede il vincolo.

La destinazione del TFR si puo' variare anche durante il corso del prestito.

La legge, inoltre, prevede che il Prestito con Delega sia garantito da due polizze assicurative: rischio credito e rischio Vita. Il costo del premio dell’assicurazione e' incluso nella rata del finanziamento.

Nel caso dell’assicurazione rischio credito per la perdita volontaria d’impiego, ad esempio, la Societa' d’assicurazioni interviene estinguendo il prestito alla societa' Finanziaria creditrice nel caso in cui il dipendente perda il posto durante l’ammortamento del prestito e se il TFR accantonato fino a quel momento non e' sufficiente a coprirne l’ammontare. Il cliente non e' liberato dall’obbligo di restituire interamente il debito alla compagnia assicurativa.

C’e' poi l’assicurazione per il rischio vita. Qui, la compagnia assicurativa rimborsa totalmente il debito residuo del prestito garantendo gli eredi.

Concludendo, vi sono le spese di istruttoria e apertura pratica.Sono le spese necessarie a valutare, avviare e gestire la pratica, sono incluse nei costi del prestito.

Il contratto di prestito delega e' formato da 4 copie una per il cliente, una per la societa' finanziaria, una per il datore di lavoro e una per la societa' di assicurazione. Deve essere compilato in tutte le sue parti e firmato, sia dal richiedente che dalla Societa' finanziaria.

Il contratto deve contenere:

La ragione sociale dell’istituto di credito o della Finanziaria che eroga il prestito.
nome, cognome, codice fiscale e residenza del contraente.
La somma richiesta.
Stato civile, professione e reddito del richiedente
(TAN) Il tasso annuo nominale e il (TAEG) tasso effettivo globale.
Il valore e la quantita' delle rate.
Il costo delle polizze assicurative.
I costi di Mora e le penalita' in caso di ritardi nel rimborso delle rate.
Procedura per la cessione del contratto a terzi
Le modalita' di recesso dal contratto.
Privacy: consenso al trattamento dei dati
Si considera nullo il contratto se la compilazione non e' completa o in assenza della firma di una delle parti (contraente e istituto di credito).

Il cliente ha 15 giorni per esercitare il diritto di recesso, per mezzo di una lettera raccomandata R.R da inviare all’istituto di credito o finanziaria che ha concesso il prestito.

Si dovranno restituire tutti gli importi eventualmente gia' ricevuti con l’aggiunta dei costi sostenuti dalla Banca altrimenti il contratto non potra' considerarsi risolto.

Nel caso in cui non si effettui il saldo di una o piu' rate si e' immediatamente inadempienti nei confronti della societa' finanziaria.

Il cliente non viene segnalato come cattivo pagatore nelle banche dati in quanto e' il datore di lavoro a dover effettuare il pagamento.

Consigliamo di controllare che le rate siano versate regolarmente perché rimane al dipendente la responsabilita' di garantire la correttezza dei pagamenti.

Il prestito delega per legge puo' essere estinto anche anticipatamente, la somma da restituire sara' l’importo ottenuto sottraendo dalli'ammontare del residuo debito il Tasso Annuo Nominale non maturato, piu' un’eventuale penale che non puo' superare l’1% (uno per cento) dell’importo finanziato.

Se si ha bisogno di ulteriori somme di denaro il prestito delega si puo' rinnovare, i parametri per calcolare il rinnovo sono l’anzianita' lavorativa, Il TFR e il debito residuo del prestito in essere.

Il calcolo si effettua moltiplicando il valore della rata per il numero di rate residue, ottenendo cosi' il residuo debito lordo, il residuo debito netto da rimborsare si ottiene scorporando gli interessi non maturati.

Il totale da finanziarie con il nuovo prestito con delega sara' la cifra che si desidera realizzare piu' il debito da rimborsare.

A seconda degli importi, dei parametri di calcolo e delle esigenze del cliente si valutera' se aumentare l’importo delle rate o la dilazione.

Per completare la pratica di prestito con delega la societa' finanziaria richiede la compilazione di 2 documenti all’amministrazione di appartenenza del dipendente: Il certificato di stipendio contiene le informazioni inerenti alla retribuzione del richiedente, gli importi percepiti al lordo e al netto delle imposte, numero delle mensilita', mansione svolta, data di assunzione, TFR accantonato e, se presenti, le trattenute volontarie (prestiti, assicurazioni o pignoramenti) piu' l’indicazione di tutti i dati societari.

L’ Atto di Delega e' il documento con cui si notifica all’azienda la volonta' del dipendente di delegare il datore di lavoro al rimborso del prestito tramite una trattenuta sul proprio stipendio e di vincolare il TFR a garanzia dell’importo ricevuto.

E’ facolta' del datore di lavoro accogliere o rifiutare la richiesta e se procedere con i versamenti mensili.

Il dipendente che richiede un prestito con delega deve ricevere obbligatoriamente dalla Finanziaria:

L’informativa al trattamento dei dati personali – documento che attesta le modalita' di trattamento dei dati personali fornite dal cliente (codice sulla privacy legge 154/1992);
Avviso alla clientela – modulo che riporta le norme relative al comportamento sulla trasparenza delle informazioni alle quali la finanziaria deve attenersi nell’offerta dei prodotti finanziari.
Foglio informativo – contiene le informazioni relative all’istituto finanziario, le clausole contrattuali che regolano il finanziamento, le condizioni economiche e i rischi connessi all’operazione.
Dopo L’erogazione del finanziamento l’istituto di credito invia al domicilio del cliente una lettera a conferma delle condizioni economiche stabilite dal contratto.

Il contratto di prestito con cessione del quinto dello stipendio o della pensione

Che cos’e' il contratto di prestito con la cessione del quinto dello stipendio o della pensione: scopriamolo nel prosieguo del paragrafo.

La cessione del quinto dello stipendio e' lo strumento, riservato agli operatori finanziari (es.: banca), per effettuare prestiti ai dipendenti e ai pensionati. Tale strumento nasce come forma di accesso al credito riservata ai dipendenti statali e pubblici ed estesa con la Legge 80/2005 ai pensionati e ai dipendenti privati.

La cessione del quinto dello stipendio/pensione e' una particolare forma di prestito personale a tasso fisso il cui rimborso avviene attraverso l’addebito mensile della rata dalla busta paga o dalla pensione.

L’obbligo di trattenere le rate e' in capo al datore di lavoro o all’ente di previdenza che si assume la responsabilita' di versarle mensilmente all’ente erogatore, fino all’esaurimento del debito.

La rata e' quantificata fino al limite di un quinto rispetto allo stipendio netto percepito.

La disciplina della cessione del quinto e' regolata dalla legge del 1950 n. 180, di approvazione del Testo Unico delle leggi concernenti il sequestro, il pignoramento e la cessione degli stipendi, salari e pensioni dei dipendenti dalle pubbliche amministrazioni (modificato ed integrato dalla legge 311/2005 e dalla legge 80/2005).

Questa e' la normativa di riferimento a seguito della legge finanziaria del 30 dicembre 2004 n. 311 che ha esteso ai dipendenti dei datori di lavoro privati le disposizioni relative alla cessione del quinto dello stipendio.

Le modifiche introdotte sono volte ad allargare i soggetti (lavoratori a termine, parasubordinati, pensionati) che possono fare ricorso all’istituto della cessione del quinto dello stipendio (o della pensione) per ottenere finanziamenti da intermediari abilitati.

Sono state previste anche delle variazioni alla disciplina originaria che consistono nella possibilita' di ottenere con maggiore facilita' un prestito tramite cessione del quinto ed estenderlo a tutte le categorie di lavoratori compresi i dipendenti di aziende private.

Per tale tipologia di prestito e per le modalita' con le quali viene effettuata si applica la disciplina sul credito ai consumatori che regolamenta l’attivita' di concessione di un credito, sotto forma di dilazione di pagamento, finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria, a favore di una persona fisica (il consumatore) che agisce per scopi estranei all’attivita' professionale o imprenditoriale eventualmente svolta.

La legge n. 80/2005 ha previsto la facolta' di contrarre prestiti a fronte della cessione del quinto del compenso che abbia carattere certo e continuativo per:

tutti i lavoratori dipendenti statali:
assunti con contratto a tempo indeterminato;
residenti in Italia con eta' tra i 18 e i 63 anni;
tutti i lavoratori dipendenti di aziende private assunti con contratto a tempo indeterminato;
i lavoratori a progetto, collaboratori coordinati e continuativi ecc.;
i quadri e i dirigenti;
tutti i titolari di una pensione.
Il prestito puo' essere richiesto anche da chi e' stato soggetto a pignoramenti ed iscritto nel registro come cattivo pagatore. In quest’ultimo caso il finanziamento potra' essere utilizzato o come liquidita' aggiuntiva o per consolidare i debiti pregressi.

Come ogni prestito puo', inoltre, essere estinto anticipatamente e totalmente. In caso di estinzione anticipata il soggetto dovra' versare all’istituto di credito il capitale residuo nonché gli interessi maturati fino a quel momento.

Il legislatore ha indicato i requisiti che devono avere i lavoratori per l’esercizio della cessione.

In particolare si richiede che il dipendente sia in servizio, abbia stabilita' nel rapporto di impiego, percepisca uno stipendio fisso o continuativo, abbia diritto a percepire la pensione o qualsiasi trattamento di fine rapporto ed il prestito abbia durata di cinque o dieci anni.

Per i lavoratori subordinati assunti a tempo indeterminato si richiede che:

la cessione dello stipendio non sia superiore a un quinto;
la cessione dello stipendio abbia durata non superiore a dieci anni;
dipendenti siano addetti a servizi di carattere permanente;
siano muniti di stipendio o salario a carattere fisso o continuativo.
Da sottolineare che il trattamento di fine rapporto (TFR)e' cedibile per intero.

Per i lavoratori a tempo determinato si richiede che:

la durata della cessione non possa eccedere il periodo di tempo che, dal momento della stipulazione dell’atto di cessione, deve ancora trascorrere per la scadenza del contratto;
il TFR sia cedibile per intero.
La legge ha esteso anche ai pensionati la possibilita' di contrarre prestiti personali estinguibili con una trattenuta diretta sulla rata della pensione: per offrire la massima tutela ai pensionati, l’Inps ha definito tutte le modalita' e le condizioni necessarie per concedere tali prestiti.

L’addebito sulla pensione non puo' superare un quinto mensile della stessa.

La rata dipende dall’importo della pensione stessa ed e' calcolata al netto delle trattenute fiscali e previdenziali e in modo da non intaccare l’importo della pensione minima.
Il pensionato deve:

richiedere il prestito alla Banca o all’Intermediario Finanziario;
richiedere ad un ufficio Inps la comunicazione di cedibilita' (documento in cui e' indicato l’importo massimo della rata del prestito).
L’Inps provvede a versare la quota stabilita trattenendola direttamente dalla pensione. La durata del contratto di prestito non puo' superare i dieci anni.

I prestiti devono avere la garanzia dell’assicurazione sulla vita che ne assicuri il recupero del residuo credito in caso di decesso del pensionato.

Il prestito si puo' chiedere con tutte le pensioni, ad eccezione di:

pensioni e assegni sociali;
invalidita' civili;
assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per inabilita';
assegni di sostegno al reddito;
pensioni del personale bancario;
assegni al nucleo familiare.
La caratteristica fondamentale del finanziamento della cessione del quinto e' che la rata viene pagata ogni mese direttamente dal datore di lavoro.

In altri termini tutte le persone che hanno richiesto un prestito con la cessione del quinto sullo stipendio si troveranno la busta paga decurtata del 20%.

Queste le principali peculiarita':

e' prevista una rata massima che e' un quinto del reddito mensile e si ha la possibilita' di diluire il finanziamento fino a 120 rate;
non possono coesistere due cessioni del quinto a meno che la cessione del quinto non sia gravante su frazioni minori di un quinto (ad esempio due cessioni di 1/10 dello stipendio);
e' un finanziamento a firma singola, che non necessita di altre garanzie se non di essere lavoratore dipendente e, quindi, disporre di una busta paga ed un contratto di lavoro a tempo indeterminato e, se il richiedente e' un dipendente di azienda privata, di aver accantonato un minimo di TFR (trattamento di fine rapporto). La garanzia per la restituzione del prestito ai dipendenti e' costituita dalla busta paga, il documento attestante la retribuzione mensile di un lavoratore dipendente;
la cessione si perfeziona solo con il consenso del lavoratore e del terzo creditore (la banca), senza che sia necessario anche il consenso del datore di lavoro che, ricevuta la comunicazione del contratto, e' obbligato a dar corso alla cessione ad operare le trattenute sulla retribuzione.
Sono autorizzati a concedere prestiti, da estinguersi con cessione di quote dello stipendio, i seguenti soggetti:

istituto nazionale delle assicurazioni (INA);
le societa' di assicurazione;
gli istituti e le societa' esercenti il credito, escluse quelle costituite in nome collettivo ed in accomandita semplice;
le casse di risparmio.
Il datore di lavoro deve provvedere al versamento al soggetto cessionario delle quote di stipendio entro il mese successivo a quello cui le quote si riferiscono.

Per esempio, se viene comunicato un contratto di cessione all’inizio di marzo, essendo lo stesso efficace nei confronti del datore di lavoro dal momento della notifica o dell’accettazione, il datore di lavoro ha l’obbligo di versare la trattenuta di competenza del mese di marzo entro il mese di aprile, successivo a quello cui le quote si riferiscono.

La quota, inoltre, va calcolata tenendo in considerazione la retribuzione percepita dal lavoratore al tempo della domanda del prestito al netto delle ritenute previdenziali e fiscali.
Generalmente il datore di lavoro versa la cessione presso il conto corrente indicato dall’istituto di credito.

Nel caso di riduzione della retribuzione, se il rapporto cessa per pensionamento ed in ogni ipotesi di interruzione o mutamento del rapporto di lavoro il datore di lavoro dovra' comunicare all’istituto di credito l’intervenuta interruzione o il mutamento.

Il credito rotativo e le carte di credito

Le carte di credito, in questi ultimi anni, stanno diventando uno strumento di pagamento molto utilizzato anche dai consumatori italiani, sebbene il livello di diffusione dello strumento resti ancora al di sotto di quello di altri Paesi europei o degli USA.

Si tratta di strumenti che consentono al consumatore di acquistare beni e pagare servizi senza utilizzare denaro contante e di raggruppare tutte le spese effettuate in un mese con un unico addebito sul c/c, con valuta posticipata (di solito, nel corso del mese successivo rispetto a quello di effettuazione delle spese).

Nel caso di una transazione regolata con carta di credito, i venditori sono tenuti a controllare l’identita' di colui che presenta la carta e la firma del titolare, apposta sul retro della carta stessa, al fine di identificare con certezza il titolare della carta e concludere positivamente la transazione.

Come gia' detto, il rimborso delle somme utilizzate avviene nel mese successivo, a saldo (con un unico versamento) o in piu' rate, nel caso di carta di credito revolving.

Nel primo caso si ottiene una dilazione di pagamento senza l’applicazione di un tasso di interesse.

Le carte di credito consentono anche di ottenere contante presso gli sportelli bancari automatizzati (ATM), previa digitazione del codice segreto.

Inoltre, il cliente puo' utilizzarle per effettuare pagamenti per corrispondenza, ricariche di schede telefoniche, acquisti di carburante.

La maggior parte delle carte di credito consentono di effettuare operazioni di e-commerce, ovvero regolare transazioni on line tramite internet.

Infine, le carte di credito possono essere utilizzate anche fuori dallo Stato di residenza.

In caso di furto o smarrimento, il consumatore puo' contattare il numero dell’assistenza clienti, fruibile tanto dall’Italia quanto dall’estero, per bloccare immediatamente l’operativita' della carta smarrita e richiedere un duplicato.

Le carte di credito prevedono, di norma, massimali di spesa mensili, fissati dalla banca sulla base delle caratteristiche dell’utilizzatore.

Il massimale di spesa, insieme al meccanismo di accumulazione delle spese effettuate in un periodo e di pagamento della somma complessiva a una data successiva (che va dai 15 ai 30 gg. dal momento della definizione del saldo mensile) rappresenta il credito associato a tale strumento.

Massimali piu' elevati sono quindi possibili per soggetti che la banca reputa piu' “affidabili” e caratterizzati da esigenze di spesa evidentemente piu' importanti.

Il titolare ed utilizzatore di una carta di credito, in ogni caso, anche a prescindere dal massimale di spesa che la banca gli ha concesso, deve prestare attenzione nella pianificazione delle proprie spese, per evitare crisi di liquidita'.

La carta di credito non va pertanto vissuta come un benefit concesso dalla banca, ma come un vero e proprio strumento di credito e di pagamento.

In circolazione vi sono diverse tipologie di carte di credito.

Una delle tipologie di carte piu' diffusa e' la carta revolving.

Questo strumento di finanziamento e' la vera carta di credito, una carta, cioe', che, oltre alle funzionalita' di tutte le normali carte a saldo, incorpora un vero e proprio “prestito”, che puo' essere utilizzato per pagare beni o servizi e per ritirare soldi in contanti.

Il consumatore, con questo tipo di carta, ha la possibilita' di fare acquisti e rimborsarli un po’ per volta, secondo la sua disponibilita', senza obbligo di pagare mensilmente una rata fissa.

Infatti il cliente ogni mese puo' scegliere la rata di rimborso che preferisce pagare, superiore ad una rata minima.

Man mano che si restituiscono le somme spese, si crea disponibilita' per nuove spese e, ovviamente, si riduce l’ammontare del debito residuo.

La carta revolving permette, in sostanza, di spendere denaro indipendentemente dalla somma che il consumatore ha sul proprio c/c bancario, ma ovviamente nel rispetto del limite massimo del plafond mensile di spesa concordato con la propria banca, e di restituire il debito in piu' rate.

E’ importante sottolineare che, qualora il consumatore non utilizza tale carta, oppure se la utilizza e gli importi vengono resi per intero, non paga alcun interesse.

Viceversa, nel caso in cui il consumatore opti per un rimborso rateale, le dilazioni di pagamento rese possibili dalle carte revolving prevedono l’applicazione di tassi di interesse, di norma, piuttosto elevati, o comunque relativamente piu' elevati rispetto ad altri strumenti di finanziamento.

L’impiego di tali carte richiede, pertanto, un’attenta valutazione da parte del potenziale utilizzatore, al fine di vagliare tanto i profili di costo, quanto l’adeguatezza dello strumento ai propri profili di reddito/spesa, al fine di evitare spiacevoli sorprese derivanti dall’applicazione di interessi che rischiano di essere significativi.

Una carta molto diffusa e' la cd. carta prepagata, la quale e' uno strumento di pagamento piuttosto che di finanziamento. Si tratta di uno strumento che ha avuto una crescente diffusione negli ultimi anni e merita alcuni cenni per confrontarne i meccanismi di funzionamento con quelli delle carte di credito vere e proprie.
La carta prepagata si puo' acquistare con un credito a scalare e non prevede la necessaria titolarita' di un rapporto di conto corrente con una banca.

Tale carta puo' essere ricaricabile (anche tramite piattaforme web), oppure del tipo usa e getta, cioe' utilizzabile solamente fino all’esaurimento della somma disponibile.

I costi di queste carte vengono fissati dalle societa' emittenti (ad esempio, eventuali costi di ricarica) ed alcuni strumenti possono essere utilizzati esclusivamente nei negozi convenzionati.

Questa puntualizzazione sui circuiti di spendibilita' della carta e' molto importante, in quanto, anche in questo caso, il potenziale utilizzatore dovra' attentamente valutare l’adeguatezza dello strumento alle proprie esigenze di spesa.

Se il circuito per la spendibilita' della carta e' ristretto (pochi punti convenzionati, magari alcuni dei quali poco interessanti per il cliente o non facilmente raggiungibili), la carta prepagata puo' non essere lo strumento piu' appropriato.

Viceversa, se il consumatore ha programmato un viaggio all’estero oppure e' un acquirente solo occasionali di prodotti/servizi via web, potrebbe attivare una carta prepagata del tipo usa e getta, a tutela di possibili frodi (che, in questo caso, sarebbero limitate all’ammontare disponibile sulla carta, ovvero all’ammontare della somma “caricata”).

Va altresi' detto che l’utilizzatore di una carta prepagata puo' mantenere l’anonimato sull’acquisto, ma soprattutto puo' “tenere d’occhio” le proprie spese ricaricando la carta solo se necessario e per un importo da lui scelto.

I tassi di interesse nei contratti di prestito e di credito al consumo

Il tasso d’interesse, come noto, e' il dazio che si paga per ottenere un prestito ed e' calcolato in percentuale sull’ammontare erogato.

Il tasso, ovvero l’entita' degli interessi che i consumatori devono pagare sulla somma da restituire, e' uno degli elementi piu' importanti da considerare nella scelta del contratto di credito da stipulare.

Le principali tipologie di tasso che sono offerti sul mercato dalle banche e societa' finanziarie sono:

il tasso fisso;
il tasso variabile;
il tasso misto.
Tasso fisso
Il tasso fisso e' stabilito in via definitiva e predeterminata all’inizio del prestito, in base al parametro di riferimento EURIRS.

Questo tipo di tasso e' particolarmente indicato per individui con un reddito sostanzialmente stabile, perché, non essendo il tasso modificabile, le rate saranno sempre dello stesso importo ed i consumatori conosceranno, fin dalla stipula del contratto, gli importi delle singole rate a scadere e l’ammontare complessivo del debito da restituire.

Il tasso fisso presenta come vantaggi la certezza della misura del tasso indipendentemente dalle variazioni di mercato e come svantaggio l’impossibilita' di usufruire di eventuali riduzioni dei tassi (e quindi di rate di rimborso piu' basse).

Tasso variabile
Il tasso variabile e' legato all’andamento di determinati indici finanziari, i cosiddetti parametri di indicizzazione, i piu' diffusi dei quali sono l’EURIBOR e il LIBOR.

A tale indice viene applicata una maggiorazione (cd. spread), che rappresenta il margine di guadagno dell’intermediario.

Normalmente il tasso variabile, almeno inizialmente, e' piu' contenuto del tasso fisso.

Questo “sconto” si paga in termini di incertezza. I finanziamenti a tasso variabile non consentono, infatti, di conoscere l’esatto importo delle rate successive alla prima e quindi di determinare preventivamente la spesa per interessi.

Con questo tipo di tasso il consumatore potra' approfittare di eventuali riduzioni dei tassi (e quindi di rate di rimborso piu' contenute), accollandosi al contempo il rischio di veder aumentare l’importo delle rate in caso di incremento dei tassi.

Per questo motivo tale tasso e' consigliabile a quei soggetti che abbiano una pur minima propensione al rischio.

Tasso Misto
Il tasso misto rappresenta un compromesso tra tasso fisso e tasso variabile. Nei prestiti a tasso misto generalmente viene applicato un tasso fisso per un periodo iniziale prevedendo la possibilita' di passare al tasso variabile per il periodo successivo, a discrezionalita' del cliente.

Questa formula consente di usufruire della certezza dell’importo delle rate per un certo numero di anni, senza perdere l’opportunita' di una futura riduzione dei tassi.
Fonte
indebitati.it/vademecum-contratti-prestito/
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