Il terremoto a Norcia non può distruggere quello che hanno già distrutto i........

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Tommaso de Torquemada
00sabato 19 novembre 2016 14:25
Autore Ariel S. Levi di Gualdo 31 ottobre 2016
IL TERREMOTO A NORCIA NON PUÒ DISTRUGGERE QUELLO CHE HANNO GIÀ DISTRUTTO I BENEDETTINI TRA SOLDI, SESSO, DROGA E PERSINO IL ROCK AND ROLL DEL LORO ABATE PRIMATE
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Sulle figure e le personalità “di spicco” del mondo Benedettino degli ultimi decenni si potrebbero scrivere fiumi di pagine, tutte provate e documentate, per quanto riguarda sesso, soldi e persino uso di droghe, come nel caso dell’Arciabate di Montecassino, cocainomane all’ultimo stadio. Alla triade: soldi, sesso e droga, mancava solo il Rock and Roll, cosa alla quale pensò l’Abate Primate Nokter Wolf, tanto per non farsi mancare proprio niente.


Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo».

[Lc 21, 10-11]


le rovine della basilica di San Benedetto da Norcia nella cittadina di Norcia

Sulla rivista La Nuova Bussola Quotidiana è apparso un articolo firmato dal Priore Benedettino del Monastero di San Benedetto a Norcia [vedere QUI], finito raso al suolo per le scosse sismiche. Dal momento che viviamo in una società che dal pensiero liquido è passata ormai a quello vaporoso e che per questo vive ogni evento con irrazionale emotività, senza memoria storica e capacità di lettura, credo meriti ricordare che «Dio castiga e usa misericordia», per parafrasare un articolo di Giovanni Cavalcoli OP [vedere QUI].

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La caduta della basilica benedettina, nella Città natale del Beato Padre Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo d’Occidente, è solamente la caduta visibile di un Ordine storico che da svariati decenni è stato distrutto dai membri delle varie famiglie benedettine.

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Nella Chiesa contemporanea vi sono due Ordini storici che sono paradigma della nostra irreversibile decadenza: i Gesuiti e i Benedettini. Non che gli altri Ordini e Congregazioni siano messe meglio, perché la decadenza della vita religiosa in generale, è ormai ad uno stato nel quale da tempo si è superata la soglia del non-ritorno.


Dom Nokter Wolf, Abate Primate della Confederazione Benedettina in concerto rock

I Gesuiti sono il paradigma delle peggiori derive teologiche. Se infatti andiamo ad analizzare con lucidità la storia dei loro ultimi cinquant’anni di vita, scopriamo che la diffusione dei peggiori teologismi e sociologismi eterodossi sono tutta opera loro, sebbene lasciati liberi, sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II, poi sotto quello di Benedetto XVI, di diffondere i peggiori errori dottrinari in America Latina e nei Paesi dell’Oriente.

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Il soprannome da me coniato: Compagnia delle Indie, mira a indicare in modo tragicomico la progressiva trasformazione della vecchia, gloriosa e benemerita Compagnia di Gesù fondata dal Beato Padre Ignazio di Loyola. Quest’Ordine, da decenni in caduta libera — anche a livello numerico, se consideriamo che in un solo anno d’inizio millennio furono registrati circa 500 decessi e 20 nuove ordinazioni sacerdotali in tutto il mondo —, ha il proprio attuale serbatoio di vocazioni in India e Africa, con una non lieve conseguenza: non pochi dei nuovi Padri sono palesemente animisti e sincretisti, con buona pace di quella che fu la lunga e rigida formazione cattolica alla quale i Gesuiti erano sottoposti in passato. Ovvie le conseguenze: se andiamo ad analizzare a fondo il problema scopriamo che dietro alle peggiori aberrazioni nate dalla Teologia della Liberazione, dalla Teologia del Popolo, dalla Teologia Indigenista, dalla Teologia Sincretista, sino alla Teologia della morte di Dio, per seguire con l’infiltrazione dei peggiori teologismi protestanti e dell’ebraismo biblico all’interno della Chiesa Cattolica, sempre e immancabilmente scopriamo che dietro al tutto vi sono come capocomici dei teologisti e dei sociologisti Gesuiti.

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Quando dinanzi all’evidenza dei fatti non si sa come rispondere, ma soprattutto come negare l’ovvio e orrido vero, a quel punto giunge solitamente il monito: «Il tuo spirito pessimista e assolutista rasenta la mancanza di luce e di carità cristiana. Insomma, possibile che tutto sia marcio? Ci saranno anche dei buoni gesuiti!». Or bene, che vi siamo dei buoni Gesuiti, io posso testimoniarlo meglio ancora di altri, essendo stato prima seguito nel percorso vocazionale, poi appresso formato per il Sacerdozio ministeriale anche da due gesuiti appartenenti alla vecchia Compagnia di Gesù, non certo alla modernistica e sincretistica Compagnia delle Indie. Ma stiamo per l’appunto parlando d’uomini di tutt’altra generazione, come prova l’età di uno dei due ancora vivente, che da tempo ha superato i novant’anni d’età. Uomini formati nella più rigida ortodossia, con un’impostazione da compagnia militare, con una cultura enciclopedica acquisita nel corso delle loro esistenze. Insomma: la Compagnia di Gesù che fu e che purtroppo oggi non è più. Quella gloriosa Compagnia che io, attraverso alcuni anziani ridotti oggi a quattro gatti in marcia verso la tomba, ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere e di frequentare.



Dom Nokter Wolf, Abate della Confederazione Benedettina durante un concerto rock

La pia illusione ― perché d’illusione si tratta ―, circa il fatto che «… ci saranno anche dei buoni Gesuiti!», nulla toglie a un dato oggettivo: se in una vigna le viti sono assalite da plasmopara viticola, meglio nota come peronospora [1], è inutile consolarsi dicendo che sparsi per i filari vi sono ― per quanto pochissimi ― anche alcuni grappoli d’uva sani, perché a prescindere da essi, la vigna è malata, in modo diffuso e purtroppo irreversibile.

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Chi, non ha mai visto piante o alberi completamente marciti, che però avevano una o due foglie ancora verdi e sane? Eppure, dinanzi a delle piante affette da malattie trasmissibili anche alle altre coltivazioni, non mi risulta che alcun agronomo abbia mai detto che siccome nella pianta marcia e infetta sopravvivevano una o due foglie sane, poteva non essere tagliata, o meglio lasciata al suo posto affinché potesse infettare anche le altre piante. Cosa questa di cui ― parlando della Compagnia di Gesù ―, rimangono responsabili il Beato Paolo VI ed a seguire San Giovanni Paolo II, che, pur avendo pensato di scioglierla, pare sia stato convinto a non farlo, o forse egli stesso si convinse a non farlo, come ci spiega Giovanni Cavalcoli in un suo articolo dedicato tempo fa alla Compagnia di Gesù [vedere QUI].

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Se i Gesuiti sono paradigma della decadenza dottrinale, i Benedettini lo sono della peggiore decadenza morale, sempre secondo il principio delle piante e degli alberi completamente marciti, nei quali sopravvivono una o due foglie ancora verdi e sane. Basti dire a tal proposito che il caso di Montecassino, Abbazia Madre dell’Occidente, non è affatto un caso isolato, ma solo la punta dell’iceberg. Già in passato ho scritto sulle vicende e il vissuto luciferino dell’Abate di quest’Abbazia, attenendomi rigorosamente ai fatti e agli atti giudiziari, nei quali sono contenuti materiali dinanzi ai quali prenderebbero le distanze persino gli abitanti di Sodoma e Gomorra. A Capo della storica abbazia dell’Occidente, era infatti finita una gaia principessa capricciosa che dilapidava danaro tra vita di lusso, festini omosessuali e droghe [vedere seconda parte di questo mio precedente articolo QUI].


Dom Nokter Wolf, Abate Primate della Confederazione Benedettina, durante un concerto rock

lla Badia Primaziale di Sant’Anselmo in Urbe, sede dell’Abate Primate della Confederazione Benedettina, sede del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, sede dell’annesso collegio internazionale per gli studenti di teologia, La Congregazione per l’Educazione Cattolica, tra il 2007 e il 2008, dopo alcuni precedenti inviti, impose infine ai Superiori maggiori benedettini di ripulire quelle “sacre” mura dall’orda di omosessuali che al loro interno avevano creato un vero e proprio lupanare, con tanto di coppiette conviventi più o meno ufficiali o ufficiose. Chiunque ne voglia conferma può sempre chiederla al tutt’oggi sano e vegeto Cardinale Zenon Grocholewski, all’epoca Prefetto di questo dicastero, che per la gravità del caso trattò personalmente la cosa e fece dettare infine l’ultimatum: «O ripulite il vostro Collegio, oppure ve lo facciamo chiudere».

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Di recente, l’Abbazia di Grottaferrata, prelatura immediatamente soggetta alla Santa Sede, ha perduto questo antico status. Dopo la nomina del nuovo superiore, il Benedettino belga Dom Michel Van Parys, la Santa Sede ha tolto la giurisdizione diocesana all’Abate dell’Abbazia affidandola al vicino Vescovo di Albano Laziale. Esattamente come avvenuto poco più di un anno fa per l’Abbazia di Montecassino, privata di quella giurisdizione diocesana esercitata per secoli dagli Abati cassinesi e passata alla vicina Diocesi di Sora, il cui Ordinario Diocesano ha assunto il titolo di Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo-Montecassino.

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Cos’è accaduto nell’Abbazia di Grottaferrata? Solita menata, anzi peggio, i soliti e ormai cristallizzati frocismi monacali, di cui ci dà notizia in modo paludato il quotidiano cattolico francese La Croix, imputando la grave decisione della Santa Sede al «frequente viavai notturno nell’abbazia». E questo viavai notturno, rigorosamente a base di giovanotti, è risultato a tal punto grave che la Santa Sede ha successivamente dichiarate invalide le ordinazioni sacerdotali di alcuni monaci, poiché affetti da palese e grave difetto di fabbrica. Scrive il quotidiano cattolico francese:

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le Saint-Siège aurait en effet demandé à l’abbé de Grottaferrata de démissionner après des plaintes de riverains pour «activités nocturnes répétées» et «va-et-vient fréquents». Rome aurait également demandé que soit prononcée la nullité de plusieurs ordinations sacerdotales de moines de l’abbaye [2].


i Feedback, gruppo tedesco che annovera tra i suoi componenti Dom Notker Wolf, Abate Primate della Confederazione benedettina

Ricordo sempre con orrore i racconti a me fatti a Roma da un ambasciatore, cattolico devoto, anch’egli sempre sano e vegeto oltre che dotato di straordinaria memoria, quando mi narrò che al ritorno dalla sua missione in una zona di guerra agli inizi del 2000, decise di ritirarsi per qualche giorno nell’Abbazia di Praglia per il Triduo Pasquale. Mi narrò desolato il diplomatico davanti al mio collaboratore: «Nella foresteria dell’Abbazia erano stati ospitati due giovani francesi, quelli che in gergo romano sono comunemente indicati come marchettari, uno dei quali dormiva in una stanza adiacente la mia. E durante tutta la notte fui costretto a udire l’andirivieni dei monaci». E concluse con amarezza il diplomatico: «Questo fu il mio Triduo Pasquale nell’Abbazia di Praglia dopo la mia lunga missione diplomatica in una zona di guerra, nella quale avevo vissuto per un paio di anni totalmente blindato all’interno dell’ambasciata».

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Sull’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore ed il suo attuale Abate, conosciuto dai monaci anziani sin da quand’era giovane chierico ― e del quale chi scrive ha avuto a suo tempo diretta e personale conoscenza ― stendo un velo pietoso, sicuro che nessuno avrà l’imprudenza di sollevarmi questioni per vilipeso onore monastico, considerato che all’interno di quelle “sacre” mura è accaduto proprio di tutto, come possono testimoniare non pochi ex monaci, diversi dei quali usciti da quell’abbazia per passare al clero secolare, pronti a riferire a qualsiasi Autorità Ecclesiastica ciò che più volte hanno testimoniato a me: «Dentro quelle mura ho visto prima la corruzione morale, appresso l’inferno». Forse lo stesso inferno che avrà visto il postulante di 38 anni che nel 2007 si uccise lanciandosi da una finestra. Ovviamente, di fronte a simile dramma, la giustificazione fu bella e pronta: «Il poverino soffriva di disturbi mentali». Una giustificazione dinanzi alla quale sorge però un quesito tanto pertinente quanto logico: da quando, sono ammessi nelle più antiche e blasonate abbazie benedettine dei poverini affetti da disturbi mentali? O dobbiamo forse dedurre che un’antica abbazia svolga servizio di volontariato come centro di igiene mentale? Insomma: il vero disturbato, è quello che si è suicidato in preda alla disperazione, o quelli che vi sono rimasti dentro, a partire dall’allora Abate Dom Michelangelo Maria Tiribilli, quantomeno privo di capacità introspettive e di spirito di cristiano discernimento vocazionale, pur avendo seguito a suo tempo per molti anni la formazione dei chierici candidati ai sacri ordini, molti dei quali divenuti dei gai monaci sfarfallanti, tra i quali poi, appresso, sono stati scelti ed eletti degli abati muniti di altrettanza e leggiadra gaiezza?

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copertina del CD della rock band di Dom Nokter Wolf, Abate Primate della Confederazione Benedettina
Non sono poche le personalità del mondo benedettino coinvolte negli ultimi decenni in scandali spesso inenarrabili, tutti legati di rigore a problemi morali dai quali sono nate sempre storie di ordinaria omosessualità, alcune volte anche di pedofilia, come nel caso dell’Arcivescovo Metropolita di Vienna, il Benedettino Hans Wilhelm Groër, costretto a lasciare la guida dell’Arcidiocesi nel 2005. Il suo successore, Christoph von Schönborn, dell’Ordine dei Frati Predicatori, nel 2008 chiese pubblicamente perdono ai cattolici austriaci per gli atti commessi dal suo predecessore, ammettendo in tal senso tutti i fatti a lui addebitati [cf. QUI].

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Altrettanta sorte indignitosa toccò all’ex Abate Primate della Confederazione Benedettina, Dom Rembert G. Weakland, punta di diamante dell’ultra progressismo, che alla fine del suo mandato fu eletto Vescovo di Milwaukee negli Stati uniti d’America, dove fu accusato di molestie sessuali da un ex studente di teologia, dal quale cercò di comprare il silenzio con ingenti somme di danaro sottratte alle casse della diocesi [3].

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Dom Nokter Wolf, Abate dell’Abbazia bavarese di Sankt Ottilien, di lampante impostazione catto-protestante ed esponente del progressismo modernista più rozzo — posto che vi sono fior di modernisti dotati di profonda e straordinaria cultura —, fu il successore degnissimo di Dom Rembert G. Weakland nella carica di Abate Primate della Confederazione Benedettina. Abile sfruttatore della propria posizione, Dom Nokter Wolf si è dedicato perlopiù alla propria personale imprenditoria, dando alle stampe uno appresso all’altro libri resi ridicoli dalla mancanza di elementare dignità teologica, oltre che privi di senso logico. Un bavarese piccolo di statura e sempre sorridente, il buon Dom Nokter Wolf, più simile allo stereotipo della macchietta napoletana anziché al nordico teutonico biondo slavato dagli occhi di ghiaccio e dalla elevata statura fisica. Ricordato come tale — ossia come una macchietta — da decine e decine di ex studenti del Sant’Anselmo, specie quando al mattino, giungendo nel coro monastico, mostrava segni visibili che rivelavano quanto forse non avesse ancora smaltito lo spirito alcolico della serata precedente.


Dom Nokter Wolf, Abate Primate della Confederazione Benedettina, durante le ovazioni di fine concerto

Sulle figure e le personalità “di spicco” del mondo Benedettino degli ultimi decenni si potrebbero scrivere fiumi di pagine, tutte provate e documentate per quanto riguarda sesso, soldi e persino droga, come nel caso dell’Abate di Montecassino, cocainomane all’ultimo stadio. Alla triade: soldi, sesso e droga, mancava però il Rock and Roll, cosa alla quale pensò il penultimo Abate Primate, Dom Nokter Wolf, tanto per non far mancare niente a questa impietosa e penosa decadenza della gloria benedettina che fu.

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Domanda da un milione di euro, alla quale dovrebbe rispondere la Santa Sede, lucrando in tal modo questa somma da distribuire tra i poveri delle periferie esistenziali : se un numero così preoccupante ed elevato di monaci benedettini, che dopo essere divenuti abati di storiche abbazie, abati primati della confederazione benedettina, promossi dai Sommi Pontefici vescovi ed elevati alla dignità cardinalizia, sono finiti coinvolti in scandali di sesso, soldi e persino droga; se costoro sono stati eletti alle più alte cariche in seno alle comunità monastiche, ed in seguito in seno alla Chiesa universale, perché erano al momento i migliori da scegliere, qualcuno intende forse interrogarsi, presto e bene, a quali livelli possano essere invece i peggiori che popolano abbazie e monasteri?

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Quando quest’anno gli Abati delle Congregazione della Confederazione Benedettina si sono riuniti a Roma per eleggere il successore di Dom Nokter Wolf, un paio di amici che hanno stretti rapporti interni con la Badia Primaziale di Sant’Anselmo in Urbe, mi hanno riferito: «Per giorni abbiamo “gustato” una visione “straordinaria”. Sotto gli occhi abbiamo avuto una sfilza di abati riuniti per eleggere il nuovo Abate Primate». E hanno concluso dicendo: «Pareva di essere a un raduno del gay pride ».

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Lungo sarebbe il discorso delle origini e dei motivi del tutto. I Benedettini, che in Germania hanno sempre avuto il loro nucleo più numeroso e la loro roccaforte numerica, hanno fortemente risentito del meglio del peggio dei teologi del post-concilio che hanno dato vita al proprio personale concilio egomenico. Ma siccome il discorso sarebbe per l’appunto lungo, mi limito a sintetizzare una mia vecchia conferenza tenuta a Rieti anni fa assieme all’accademico pontificio Giovanni Cavalcoli, nella quale lui per un verso, io per altro verso, spiegammo alla nutrita platea che la crisi del dogma genera una crisi della dottrina, quindi della fede. E la perdita della dottrina, di conseguenza la perdita della dimensione di fede, genera inevitabilmente prima la crisi morale e poi la peggiore decadenza morale, che è tutto quanto frutto e conseguenza della crisi dottrinale.


E di questa crisi morale i Benedettini sono paradigma. Sempre senza generalizzare, ma ribadendo il principio dell’albero e della pianta ormai malata e marcita, nella quale sopravvivono una o due foglie sane. Pertanto, la caduta della Basilica Benedettina eretta a Norcia nella natale cittadina del Beato Padre Benedetto, è la caduta visibile di un Ordine che da tempo è decaduto dottrinalmente, quindi moralmente. Proprio come moralmente è decaduta l’Europa, dopo avere perduta la fede. Un’Europa nata come idea e poi sviluppatasi in concreto proprio nel grande circuito delle antiche e gloriose abbazie benedettine, nelle quali, dopo la caduta dell’Impero Romano, fu prima preservata e poi diffusa la migliore scienza del sapere; quella stessa Europa di cui il Beato Padre Benedetto è Santo e Venerato Patrono, dopo essere stato della stessa Europa il principale artefice.

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dall’Isola di Patmos, 31 ottobre 2016
[1] Microrganismo appartenente alla classe degli oomiceti, originario dell’America e importato accidentalmente in Francia intorno al 1878, da cui si è poi diffuso in tutta Europa.

[2] La Croix, 04.11.2013: Démission de l’abbé exarchal de Grottaferrata, en Italie [testo dell’articolo leggibile QUI, riportato in versione italiana da Sandro Magister i 6.9.2016, QUI].

[3] Cf. Sandro Magister: «Dimesso d´urgenza il vescovo di Milwaukee, capofila mondiale dell´ala progressista. I capi d´accusa: sesso e soldi», [articolo del 28.05.2002, leggibile QUI]

QUESTO È STATO L’INIZIO GLORIOSO …


… E QUESTA È STATA LA FINE INGLORIOSA


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