Narcolessia e cataplessia: sintomi, cause e cura

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francocoladarci
00venerdì 9 maggio 2014 18:51
Narcolessia e cataplessia: sintomi, cause e cura
Prevenzione dei tumori e dieta: acqua e bevande analcoliche
Emocromatosi: sintomi, diagnosi e cura
Prevenzione dei tumori: grassi, oli, zucchero e sale

Posted: 12 Sep 2013 11:13 PM PDT
Introduzione
Cause
Sintomi
Pericoli
Diagnosi
Cura
Introduzione

La narcolessia è un disturbo che causa periodi di estrema sonnolenza diurna e, in alcuni casi, anche debolezza muscolare.

La maggior parte dei pazienti narcolettici non riesce a dormire bene di notte. Alcuni dei malati si addormentano all’improvviso, anche mentre stanno parlando, mangiando o dedicandosi ad altre attività.

La narcolessia può inoltre causare:

Cataplessia. Questo disturbo causa una perdita improvvisa di tono muscolare durante la veglia. La debolezza muscolare può colpire tutto il corpo, o solo alcune zone. Ad esempio se la cataplessia colpisce la mano, il paziente può far cadere le cose. La cataplessia spesso è provocata da uno shock emotivo: può durare per alcuni secondi o anche per diversi minuti.
Allucinazioni. Si tratta di sogni vividi che si verificano mentre ci si addormenta o ci si risveglia.
Paralisi nel sonno (paralisi ipnagogica). Questo disturbo impedisce di muoversi o di parlare mentre ci si risveglia e in alcuni casi anche mentre ci si addormenta. La paralisi nel sonno di norma scompare nel giro di pochi minuti.
Le due fasi principali del sonno sono la fase non REM e quella REM (dall’inglese “rapid eye movement”). La maggior parte delle persone, quando si addormenta la prima volta, è nella fase non REM. Dopo circa 90 minuti di sonno, la maggior parte delle persone passa dalla fase non REM a quella REM. I sogni si verificano durante la fase REM, in cui i muscoli normalmente si rilassano, impedendoci di muoverci sogno come se vivessimo davvero i nostri sogni. Chi soffre di narcolessia spesso entra troppo velocemente nella fase REM e si sveglia durante quella fase, quindi può avere sogni vividi mentre si addormenta e si sveglia.

L’ipocretina, una sostanza chimica presente nel cervello, serve per stimolare la veglia. La maggior parte dei pazienti narcolettici ha carenza di questa sostanza. La causa di questa carenza non è ancora del tutto chiara.

I ricercatori ritengono che la carenza di ipocretina sia causata da diversi fattori concomitanti, tra cui:

fattori ereditari,
infezioni,
lesioni cerebrali,
patologie autoimmuni (le patologie autoimmuni sono quelle che si verificano quando il sistema immunitario si sbaglia e attacca le cellule e i tessuti dell’organismo.)
Cause

La maggior parte dei pazienti narcolettici ha carenza di ipocretina, la sostanza chimica presente nel cervello che stimola la veglia. La causa della carenza di ipocretina non è tuttora stata completamente chiarita.

I ricercatori ritengono che la carenza di ipocretina sia imputabile a diversi fattori che potrebbero comprendere:

Ereditarietà. Alcune persone probabilmente ereditano un gene che influisce sul livello di ipocretina. Una percentuale che raggiunge il 10 per cento delle persone che soffrono di narcolessia riferisce di avere un parente con gli stessi sintomi.
Infezioni
Lesioni cerebrali causate da patologie come i tumori e l’ictus o da traumi (ad esempio incidenti automobilistici o ferite di guerra).
Patologie autoimmuni. Nei pazienti affetti da queste malattie, il sistema immunitario attacca per errore le cellule e i tessuti dell’organismo. Un esempio di malattia autoimmune è l’artrite reumatoide.
Carenza di istamina, una sostanza presente nel sangue che stimola la veglia.
Alcune ricerche indicano che le tossine ambientali potrebbero essere fattori scatenanti della narcolessia. Tra le tossine ricordiamo:

i metalli pesanti,
i pesticidi e i diserbanti,
il fumo passivo.
I fattori ereditari, da soli, non causano la narcolessia. Il paziente deve presentare almeno un altro fattore tra quelli sopraelencati per ammalarsi.

Fattori di rischio

La malattia colpisce pazienti di entrambi i sessi: i sintomi di norma si manifestano durante l’adolescenza o la prima età adulta. Il disturbo può anche comparire in età adulta o durante l’infanzia, ma è raro tra i bambini di età inferiore ai cinque anni.

I ricercatori ritengono che la narcolessia sia causata da diversi fattori concomitanti. Se vi riconoscete nella loro descrizione, probabilmente siete ad alto rischio.

Sintomi

I quattro segni principali sono:

la sonnolenza diurna molto forte
la cataplessia (debolezza muscolare) durante la veglia
le allucinazioni durante il sonno
la paralisi nel sonno.
Se soffrite di narcolessia, potreste avere uno o più di questi sintomi che si presentano con gravità variabile. Meno di un terzo dei pazienti narcolettici presenta tutti e quattro i sintomi.

Sonnolenza diurna molto forte

Tutti i pazienti narcolettici soffrono di una forte sonnolenza diurna, che spesso è il sintomo più evidente della patologia.

Durante il giorno le fasi di sonnolenza possono essere poche, oppure molte. Ciascuna fase di solito dura meno di mezz’ora. La sonnolenza può essere provocata dalle emozioni forti, come la rabbia, la paura, le risate o l’eccitazione.

Chi soffre di sonnolenza diurna spesso lamenta sintomi come:

mente annebbiata,
problemi di memoria o di concentrazione,
mancanza di energia o forte spossatezza,
depressione.
Alcuni pazienti narcolettici in certe occasioni possono addormentarsi all’improvviso. Il rischio è maggiore quando non sono attivi, ad esempio mentre stanno leggendo, stanno guardando la TV o sono seduti alla scrivania in ufficio.

Possono tuttavia addormentarsi all’improvviso anche mentre stanno parlando, mangiando o svolgendo un’altra attività. L’episodio può comprendere anche la cataplessia.

Cataplessia

Questo disturbo causa la perdita di tono muscolare durante la veglia. La debolezza muscolare colpisce tutto l’organismo.

La cataplessia può far piegare la testa o può causare problemi di parola. La debolezza muscolare può colpire anche le gambe e può addirittura impedirvi di tenere in mano le cose normalmente. Alcuni pazienti perdono completamente il controllo dei muscoli e cadono.

La cataplessia spesso è provocata dalle emozioni forti, come la rabbia, la sorpresa, la paura o l’estrema allegria. Di solito dura per alcuni secondi o minuti. Il paziente, in quei momenti, di solito rimane cosciente.

La cataplessia può insorgere anche dopo settimane o anni dalla comparsa della sonnolenza diurna.

Allucinazioni

Se soffrite di narcolessia, probabilmente fate sogni molto vividi mentre vi state addormentando, quando vi svegliate o fate un sonnellino. I sogni possono sembrarvi molto realistici.

Paralisi nel sonno

Questo disturbo vi impedisce di muovervi o di parlare mentre vi state addormentando o vi state svegliando, anche se continuate a essere perfettamente coscienti. La paralisi nel sonno di norma dura pochi secondi o pochi minuti, ma può spaventare molto.

Altri sintomi

La maggior parte dei pazienti narcolettici non riesce a dormire bene, perché può avere problemi ad addormentarsi o a restare addormentato. Il sonno può essere disturbato da incubi molto realistici. Se di notte non si dorme bene, la sonnolenza diurna peggiora.

In rari casi, chi si addormenta mentre sta eseguendo un’attività, ad esempio mentre sta mangiando, può continuare l’attività per alcuni secondi o minuti: si tratta di un comportamento automatico.

Durante il comportamento automatico, non si è consapevoli di ciò che si fa, quindi non si riesce ad eseguire normalmente l’attività. Ad esempio, se prima di dormire il paziente sta scrivendo, può iniziare a scrivere scarabocchi privi di senso. Se sta guidando, può perdersi, oppure può avere un incidente. La maggior parte delle persone che presentano questo sintomo non riesce a ricordare nulla degli episodi in cui si è manifestato.

I bambini narcolettici spesso hanno problemi a studiare, a concentrarsi e a ricordare le cose, quindi il loro disturbo può essere scambiato per iperattività. Alcuni bambini narcolettici, infatti, eseguono le proprie attività molto velocemente, anziché rallentare come ci si aspetterebbe.

I bambini narcolettici possono soffrire di sonnolenza grave, e quindi possono addormentarsi mentre parlano o mangiano, durante l’attività sportiva o durante gli impegni sociali.

Pericoli

Prognosi

I sintomi della narcolessia di solito si manifestano durante l’adolescenza o nella prima età adulta. Chi soffre di narcolessia può avere gravi difficoltà a scuola, al lavoro, in casa e nella vita sociale, perché si sente sempre molto stanco.

La narcolessia non è curabile, ma i sintomi possono migliorare grazie ai farmaci, alle modifiche dello stile di vita e ad altre terapie. I ricercatori sono all’opera per scoprire le cause della narcolessia e le nuove terapie.

Diagnosi

Dopo la comparsa dei primi sintomi, possono volerci anche 10-15 anni prima che la narcolessia sia riconosciuta e diagnosticata, perché è piuttosto rara; inoltre molti sintomi della narcolessia sono simili a quelli di altre malattie, come le infezioni, la depressione e i disturbi del sonno.

La malattia spesso viene scambiata per: disturbi dell’apprendimento, convulsioni o semplice pigrizia, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Se i sintomi della narcolessia sono lievi, la malattia è ancor più difficile da diagnosticare.

Il medico diagnostica la narcolessia basandosi sui sintomi, sull’anamnesi persona e famigliare, sulla visita e sui risultati degli esami.

Sintomi

Informate il medico se soffrite dei sintomi della malattia: è importante che lo facciate, perché il medico, durante le visite di routine, potrebbe non chiedervi niente.

Il medico probabilmente vi chiederà quando avete iniziato ad avvertire i sintomi, se disturbano il sonno o se interferiscono con le normali attività diurne. Inoltre si informerà sulle vostre abitudini relative al sonno, sul vostro stato di salute e sul modo in cui vi sentite nel corso della giornata.

Per rispondere meglio a queste domande, vi consigliamo di tenere un diario del sonno per alcune settimane. Il diario del sonno serve per annotare se avete difficoltà ad addormentarvi o a dormire, sul tempo che dedicate al sonno e sul vostro grado di vigilanza durante la giornata.

Anamnesi personale e famigliare

Il medico probabilmente vi chiederà se:

Presentate i fattori di rischio della narcolessia, tra cui ricordiamo: infezioni, lesioni cerebrali e patologie autoimmuni. Alcune ricerche indicano che anche le tossine ambientali potrebbero avere un ruolo scatenante nella narcolessia.
Assumete farmaci, e che tipo di farmaci assumete. Alcuni farmaci possono causare sonnolenza diurna, quindi i sintomi potrebbero essere dovuti ai farmaci, e non alla narcolessia.
Avete sintomi di altri disturbi del sonno che provocano sonnolenza diurna.
Avete parenti narcolettici o che presentano sintomi della malattia.
Visita

Il medico vi visiterà per scoprire se i sintomi sono causati da un disturbo diverso, ad esempio da un’infezione, da una patologia della tiroide, dall’uso di alcol o di droghe, da altri disturbi generali o del sonno che potrebbero causare sintomi simili.

Esami

Studio del sonno

Se il medico ritiene che soffriate di narcolessia, probabilmente vi suggerirà di rivolgervi a uno specialista del sonno, che vi prescriverà uno studio del sonno per scoprire qualcosa in più sul vostro disturbo.

Gli studi del sonno di norma vengono eseguiti in una struttura specializzata. I medici, in particolare, diagnosticano la narcolessia usando i risultati di due esami: la polisonnografia e l’MSLT (Multiple Sleep Latency Test).

Polisonnografia. Per eseguirla il paziente dovrà rimanere per tutta la notte in ospedale. Quest’esame registra l’attività cerebrale, i movimenti oculari, il battito cardiaco e la pressione. La polisonnografia può aiutarvi a scoprire se:

riuscite ad addormentarvi velocemente,
entrate nella fase REM dopo poco tempo che vi siete addormentati,
vi svegliate spesso durante la notte.
MSLT (Multiple Sleep Latency Test). Questo studio del sonno diurno misura la sonnolenza. Spesso è eseguito il giorno successivo alla polisonnografia. Durante l’esame vi viene chiesto di fare un pisolino di 20 minuti ogni due ore, per tutta la giornata (in totale dovrete fare quattro o cinque pisolini).

Il tecnico controllerà l’attività cerebrale durante i sonnellini. Annoterà quanto tempo impiegate ad addormentarvi e a raggiungere le varie fasi del sonno.

L’MSLT scopre la velocità con cui vi addormentate nel corso della giornata (dopo una notte di sonno) e se entrate in fase REM velocemente dopo esservi addormentati.

Altri esami

Esame dell’ipocretina. Questo esame misura la quantità di ipocretina nel liquido che circonda il midollo spinale. La maggior parte dei pazienti narcolettici ha carenza di ipocretina. L’ipocretina è una sostanza chimica che stimola la veglia.

Per ottenere il campione di liquido del midollo spinale, viene eseguita una puntura lombare. Il medico punge la zona lombare con una siringa e preleva il campione del liquido spinale.

Cura e terapia

Per la narcolessia non esiste alcuna cura, tuttavia i farmaci, le modifiche dello stile di vita e altre terapie sono in grado di alleviare molti dei suoi sintomi. La terapia dipende in ogni caso dal tipo di sintomi e dalla loro gravità.

Non tutti i farmaci e le modifiche dello stile di vita funzionano in tutti i pazienti, voi e il vostro medico potreste impiegare anche diverse settimane o diversi mesi per scoprire la terapia migliore.

Farmaci

Per affrontare i sintomi della narcolessia malattia dovrete ricorrere a uno o più farmaci, tra cui ricordiamo:

Stimolanti per alleviare la sonnolenza diurna a aumentare la vigilanza.
Farmaci che aiutano a compensare la carenza di ipocretina (L’ipocretina è una sostanza chimica presente nel cervello che serve per stimolare la veglia.) Questi farmaci servono per stare svegli di giorno e dormire durante la notte. Non riescono sempre ad alleviare la sonnolenza diurna, quindi il medico può consigliarvi di assumerli insieme a uno stimolante.
Sonniferi.
Antidepressivi. Questi farmaci servono per prevenire la cataplessia, le allucinazioni e la paralisi nel sonno.
Alcuni farmaci, anche di quelli senza ricetta, sono in grado di interferire con il sonno. Chiedete al medico quali sono e come fare per evitarli, qualora sia possibile. Ad esempio il medico può consigliarvi di evitare gli antistaminici, cioè i farmaci che sopprimono l’azione dell’istamina (la sostanza presente nel sangue che aiuta a rimanere vigili).
Modifiche dello stile di vita

Se modificate lo stile di vita, probabilmente riuscirete ad alleviare in parte i sintomi della narcolessia. Potete prendere alcuni provvedimenti per addormentarvi meglio e per dormire meglio.

Cercate di essere regolari. Andate a dormire e svegliatevi alla stessa ora tutti i giorni.
Prima di andare a dormire dedicatevi a qualche attività rilassante, ad esempio fate un bagno caldo.
La camera da letto o la zona in cui c’è il letto dovrebbero essere tranquille, comode, buie e senza distrazioni, come la TV o il computer.
Concedetevi circa 20 minuti per addormentarvi o per riaddormentarvi dopo che vi siete svegliati. Se non vi addormentate, alzatevi e fate qualcosa di rilassante (ad esempi leggete un libro) finché non vi viene sonno.
Alcune attività, alcuni alimenti e alcune bevande sono in grado di tenervi svegli. Cercate di seguire questi consigli:

Fate esercizio fisico regolarmente, ma non nelle tre ore prima di andare a dormire.
Evitate il tabacco, l’alcol, il cioccolato e le bevande a base di caffeina per alcune ore prima di andare a letto.
Cercate di non bere e di non mangiare troppo prima di andare a letto.
Evitate gli ambienti troppo illuminati prima di andare a letto.
Altre terapie

La fototerapia può aiutarvi a tenere un ritmo sonno-veglia regolare. Durante questo tipo di terapia, il paziente si espone per 10 minuti, mezz’ora alla luce di una lampada speciale. La fototerapia può essere utile per sentirsi meno assonnati alla mattina.

Convivere con la narcolessia

Convivere con la malattia può essere molto difficile, perché questa malattia può compromettere la capacità di guidare, lavorare, andare a scuola e mantenere le relazioni. Oltre ad assumere i farmaci, il paziente può fare molto per vivere una vita regolare e sicura

Guidare

Guidare può essere molto pericoloso per chi soffre di narcolessia. Chiedete al medico se siete in grado di guidare un mezzo in tutta sicurezza. Per sentirvi più sicuri:

Fate un sonnellino prima di mettervi alla guida. Questo consiglio può essere molto utile per chi soffre di momenti di estrema sonnolenza diurna.
Fate delle soste durante i viaggi lunghi. Durante la sosta, sgranchitevi le gambe.
Cercate di viaggiare insieme a qualcuno (famigliari, amici o colleghi) che vi possa tenere svegli e impegnati, oppure, se non vi sentite sicuri di guidare, fatevi dare un passaggio da qualcuno.
Lavorare

Chi soffre di narcolessia può fare praticamente qualsiasi lavoro, ma alcune attività sono sicuramente migliori di altre.

Ad esempio un lavoro con un orario flessibile può consentire di fare un pisolino in caso di necessità. Un lavoro in cui si interagisce spesso con i colleghi può aiutarvi a rimanere vigili e svegli. Anche lavorare vicino a casa e non dover guidare può essere più indicato per le vostre esigenze.

Sostegno emotivo

Convivere con la narcolessia può causare paura, ansia, depressione e stress. Parlate del vostro stato d’animo con i medici che vi seguono,oppure provate a farvi aiutare da uno specialista. Se siete molto depressi, il medico può consigliarvi farmaci o altre terapie utili per migliorare la qualità della vita.

Per imparare a convivere con la malattia può esser utile partecipare a un gruppo di auto-aiuto. Potrete vedere come altre persone con la vostra stessa malattia affrontano i sintomi. Chiedete al medico o al personale sanitario se ci sono gruppi del genere nella vostra zona.

Anche l’aiuto della famiglia e degli amici è in grado di alleviare lo stress e l’ansia. Comunicate i vostri stati d’animo a chi vi circonda e chiedete loro di aiutarvi.

Gruppi di pazienti speciali

Bambini in età scolare

I bambini narcolettici possono avere difficoltà a studiare, a concentrarsi e a ricordare le cose. Per aiutare vostro figlio a scuola:

informate il preside e gli insegnanti che vostro figlio è narcolettico e parlate loro delle sue necessità. Ad esempio il bambino può aver bisogno di fare dei sonnellini o di camminare durante il giorno, oppure di registrare le spiegazioni dell’insegnante.
informate l��infermeria o i bidelli che vostro figlio è narcolettico e comunicate loro che deve assumere dei farmaci. Potete decidere insieme dove tenerli e concordare gli orari di somministrazione a scuola.
Gestanti

Se aspettate un figlio o state pensando di avere un figlio, chiedete al medico se è opportuno continuare ad assumere i farmaci contro la narcolessia. Alcuni di questi farmaci, infatti, potrebbero interferire con la gravidanza.

Fonte Principale: NIH (traduzione ed integrazione a cura di Elisa Bruno)

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L'articolo Narcolessia e cataplessia: sintomi, cause e cura è stato inizialmente pubblicato su Farmaco e Cura.


Prevenzione dei tumori e dieta: acqua e bevande analcoliche
Posted: 08 Sep 2013 11:44 PM PDT
L’acqua è un componente essenziale della dieta, senza di essa si muore in pochi giorni. Una parte di quella che assumiamo viene dal cibo, l’altra è direttamente ingerita come tale. Oltre a questo, è usata come ingrediente base per molte bevande dolci, succhi di frutta, bibite, inoltre è alla base degli infusi caldi come tè o caffè.

Definizioni e composizione
Acqua
Acqua contaminata con arsenico
Succhi di frutta
Bibite
Caffè

Maté
Cibi e bevande assunti caldi
Conclusioni
Altri alimenti
Definizioni e composizione

L’acqua è di importanza vitale per la nostra salute. Oltre a reidratare può essere fonte di importanti minerali come calcio, sodio, rame e altri, a seconda della sua origine.

La qualità dell’acqua in bottiglia è regolata da organismi internazionali in molte nazioni, è così possibile garantire almeno una buona uniformità. Circa un miliardo di persone al mondo, però, soffrono la mancanza di una fonte d’acqua sicura e sono a rischio infezione a causa delle contaminazioni.

A volte è naturalmente ricca di anidride carbonica, quindi gassata.

Uno dei contaminanti principali dell’acqua è l’arsenico, per il quale l’OMS ha determinato il limite di accettabilità a 10 microgrammi/litro, purtroppo questo livello è spesso disatteso, soprattutto in alcune aree, arrivando anche a 100 volte di più. L’arsenico è classificato come cancerogeno dall’International Agency for Research on Cancer, così l’acqua contaminata è considerata essa stessa cancerogena.

Altri tipi di contaminazioni possibili sono quelle biologiche, date da Helicobacter pylori, principale causa di cancro allo stomaco, e da alcuni tipi di schistosoma, un verme piatto, causa di cancro al fegato e alla vescica.

I succhi di frutta sono succhi estratti dal frutto intero o dalla sua polpa. Spesso, questi prodotti sono pastorizzati. È frequente la presenza di zuccheri aggiunti, coloranti e conservanti, e possono contenere anche delle fibre alimentari, nonostante questo però hanno proprietà nutritive molto diverse dalla frutta.

Le bibite sono prodotti confezionati in lattine, cartoni o bottiglie, non sono alcoliche e possono contenere anidride carbonica (come le cole) o essere senza bollicine (come molte bevande al gusto di frutta). Sono composte da acqua, coloranti, zuccheri, estratti vegetali e altro. In questo gruppo si possono mettere anche gli yogurt bevibili e gli sport-drink.

Le bevande calde più consumate in assoluto sono il tè e il caffè. Sono infusi generalmente consumati caldi, a volte molto caldi. Il caffè viene da chicchi tostati, mentre il tè, nonostante molti infusi si facciano chiamare tè, viene dalla pianta chiamata Camellia sinensis. La differenza tra tè verde e nero sta nella lavorazione delle foglie, per il primo questa è più breve. Sia il tè sia il caffè, se non trattati specificatamente, contengono caffeina.

Il Maté è un infuso derivato dalle foglie della pianta Ilex paraguariensis, con proprietà stimolanti.

I prodotti come il tè freddo, spesso zuccherati, sono considerati in questo lavoro come bibite. Tè e caffè contengono sostante antiossidanti che in laboratorio hanno dimostrato di avere proprietà anticancro, inoltre contengono caffeina, una molecola bioattiva capace di stimolare la veglia e il battito cardiaco. Data la mole di consumo, il caffè risulta essere la maggiore fonte di antiossidanti in USA.

Acqua

Non ci sono abbastanza evidenze per fare alcuna conclusione.

Acqua contaminata con arsenico

Polmoni

Le prove sono molte e ben documentate, tutti gli studi sono concordi nel ritenere la contaminazione di arsenico una causa certa di tumore ai polmoni con un meccanismo dose-dipendente.

Pelle

Gli studi sono tutti concordi e le prove sono molto forti, la contaminazione di arsenico è una probabile causa di tumore alla pelle, con un meccanismo ben definito.

Reni

Gli studi sono inconcludenti. È ragionevole dire solo che è possibile che l’arsenico causi il cancro ai reni.

Vescica

Gli studi sono inconcludenti. È ragionevole dire solo che è possibile che l’arsenico causi il cancro alla vescica.

Meccanismo generale

L’arsenico causa cancro agendo direttamente sul DNA, danneggiandolo, inoltre interferisce con la biosintesi dell’eme, componente fondamentale dell’emoglobina, con conseguente difficoltà di ossigenazione delle cellule. Riduce poi la quantità di glutatione, un fattore molto importante per il controllo dei radicali liberi e dello stress ossidativo. Nonostante sia un importante fattore nutritivo come il selenio e lo zinco se preso in microdosi, in quantità eccessive diventa estremamente dannoso.

Succhi di frutta

Non ci sono abbastanza evidenze per fare alcuna conclusione.

Bibite

Non ci sono abbastanza evidenze per fare alcuna conclusione.

Caffè

Pancreas

C’è un gran numero di lavori, con dati per lo più coerenti tra loro, che mostrano come il caffè potrebbe non avere alcuna rilevanza (positiva o negativa) nello sviluppo di cancro al pancreas.

Reni

C’è un gran numero di lavori, con dati per lo più coerenti tra loro, che mostrano come il caffè potrebbe non avere alcuna rilevanza (positiva o negativa) nello sviluppo di cancro ai reni.



Non ci sono abbastanza evidenze per fare alcuna conclusione.

Maté

Esofago

Gli studi sono coerenti tra loro e i dati sono forti, c’è un’associazione evidente tra il consumo regolare di Maté, come nei paesi sudamericani, e il cancro all’esofago, è quindi probabile che questa bevanda ne sia una causa.

Bocca, faringe, laringe

Le prove non sono definitive, gli studi non sono concordi, è ragionevole quindi dire che è solo possibile che il Maté sia una causa di cancro a bocca, faringe e laringe.

Meccanismo generale

Il Maté è spesso consumato bollente attraverso una cannuccia di metallo, il consumo costante può quindi causare lesioni che possono portare allo sviluppo di tumori a bocca, esofago, laringe e faringe. Forse sono coinvolte anche componenti chimiche della bevanda.

Cibi e bevande assunti caldi

Esofago

Le prove sono inconcludenti. È ragionevole dire quindi che è solo possibile che il consumo di prodotti caldi causi cancro all’esofago.

Conclusioni

Il contenuto di arsenico nell’acqua è un importante fattore nello sviluppo di tumori, l’acqua contaminata infatti è una causa di cancro ai polmoni e probabilmente anche alla pelle, mentre è possibile che lo sia anche per i reni e la vescica.

Il Maté probabilmente causa cancro all’esofago, mentre risulta innocuo il caffè.

Infine, i prodotti consumati caldi potrebbero essere associati a uno sviluppo tumorale, ma il collegamento è solo possibile.

Questo articolo è tratto dal capitolo 4.7 del WCRF-AICR Diet and Cancer Report

Altri alimenti

Cereali e i tuberi
Verdura, legumi e frutta
Carne, pollame, pesce e uova
Latte e prodotti caseari
Grassi, oli, zucchero e sale
Bevande non alcoliche
Alcool ed alcolici
Produzione, conservazione, preparazione ed elaborazione del cibo
Nutrienti e supplementi
Prevenzione dei tumori
Caffè e caffeina in gravidanza
Diarrea e stitichezza durante chemioterapia e radioterapia
Colesterolo alto: la dieta nel dettaglio
Dolcificanti artificiali cancerogeni? Fanno male davvero?
Stitichezza: dieta e altri rimedi naturali
L'articolo Prevenzione dei tumori e dieta: acqua e bevande analcoliche è stato inizialmente pubblicato su Farmaco e Cura.


Emocromatosi: sintomi, diagnosi e cura
Posted: 05 Sep 2013 11:48 PM PDT
Introduzione
Cause
Sintomi
Quando chiamare il medico
Pericoli
Diagnosi
Cura
Introduzione

L’emocromatosi è una malattia in cui si verifica un accumulo eccessivo di ferro nell’organismo. (sovraccarico di ferro). Il ferro è un minerale che si trova in diversi alimenti.

L’eccesso di ferro è tossico per l’organismo, perché questo minerale può avvelenare gli organi e causarne il collasso. Nell’emocromatosi il ferro può accumularsi nella maggior parte degli organi, ma in particolar modo nel fegato, nel cuore e nel pancreas.

L’eccesso di ferro nel fegato può causarne il rigonfiamento, l’insufficienza epatica, il tumore del fegato o la cirrosi. La cirrosi è la formazione di cicatrici all’interno dell’organo che ne determinano il malfunzionamento.
L’eccesso di ferro nel cuore può causare irregolarità del battito dette aritmie e l’arresto cardiaco.
L’eccesso di ferro nel pancreas, invece, può causare il diabete.
Se l’emocromatosi non viene curata, può causare il decesso del paziente.

Esistono due tipi di emocromatosi: quella primaria e quella secondaria.

La primaria è causata da un difetto dei geni che controllano la quantità di ferro assorbita dagli alimenti.
La secondaria di solito è provocata da un’altra patologia o da un altro disturbo che causa il sovraccarico di ferro.
La maggior parte dei pazienti affetti da emocromatosi primaria eredita il disturbo dai genitori. Se i geni ereditati sono due (uno da ciascun genitore), si rischia di andare in sovraccarico di ferro e di manifestare i segni e i sintomi del disturbo. I due geni difettosi fanno assorbire all’organismo più ferro del normale dagli alimenti.

Negli Stati Uniti è una delle malattie genetiche più diffuse, tuttavia non tutti i pazienti affetti manifestano i segni o sintomi della patologia.

Le stime sul numero dei pazienti che presentano i segni e i sintomi variano considerevolmente, alcune indicano che la metà dei pazienti malati non presenta alcun sintomo.

Anche la gravità può variare di molto. Alcuni pazienti non presentano complicazioni anche se il livello di ferro nel loro organismo è molto elevato, altri invece iniziano a soffrire di complicazioni gravi o non sopravvivono.

Esistono diversi fattori in grado di influire sulla gravità della patologia. Ad esempio un apporto elevato di vitamina C può far peggiorare la malattia, perché la vitamina C aiuta l’organismo ad assorbire il ferro presente negli alimenti.

L’assunzione di alcol può far peggiorare le lesioni al fegato e la cirrosi causati dall’emocromatosi. Altri disturbi come l’epatite possono danneggiare o indebolire ulteriormente il fegato.

Cause

Esistono due forme di emocromatosi: quella primaria e quella secondaria. Le cause sono diverse a seconda della forma che colpisce il paziente.

Emocromatosi primaria

La forma primaria è causata da un’anomalia dei geni che controllano la quantità di ferro assorbita con l’alimentazione. Questa forma del disturbo in alcuni casi è detta emocromatosi ereditaria o classica ed è più diffusa di quella secondaria.

I geni connessi si chiamano HFE: i geni HFE difettosi fanno assorbire all’organismo una quantità eccessiva di ferro. Se il paziente eredita due copie del gene HFE difettoso (una da ciascun genitore), rischia il sovraccarico di ferro e i sintomi della malattia.

Se il paziente eredita un gene HFE difettoso e uno normale, diventa portatore sano: i portatori sani di solito non presentano i sintomi della malattia, ma possono trasmettere il gene difettoso ai propri figli. Le stime indicano che negli Stati Uniti una persona su dieci è portatrice del gene della malattia.

Se i due genitori sono entrambi portatori sani del gene HFE difettoso, i loro figli hanno il 25 per cento di probabilità di ereditare due geni HFE difettosi.

L’emocromatosi può essere causata anche da altri geni, ma si tratta di una situazione meno frequente. I ricercatori sono all’opera per studiare quali alterazioni dei geni possano essere responsabili della malattia.

Emocromatosi secondaria

La forma secondaria di norma è provocata da un’altra patologia o da un altro disturbo che causano il sovraccarico di ferro. Tra queste ricordiamo:

alcune forme di anemia, come la talassemia e l’anemia sideroblastica,
l’atransferrinemia e l’aceruloplasminemia (malattie ereditarie rare),
patologie epatiche croniche, come l’epatite C cronica, le patologie del fegato causate dall’alcol o la steatoepatite non alcolica.
L’emocromatosi secondaria può anche essere causata da altri fattori, come ad esempio:

trasfusioni di sangue,
integratori di ferro (sia sotto forma di compresse sia sotto forma di iniezioni), con o senza assunzione eccessiva di vitamina C (la vitamina C aiuta l’organismo ad assorbire il ferro),
dialisi prolungata.
Fattori di rischio

L’emocromatosi è una delle patologie genetiche più diffuse negli Stati Uniti. Colpisce con maggior frequenza i pazienti di razza caucasica o originari dell’Europa del Nord. È meno diffusa tra gli afroamericani, tra gli ispanici, tra gli asiatici e tra gli indiani d’America.

La forma primaria colpisce con maggior frequenza gli uomini; il rischio, inoltre, è maggiore tra gli anziani. In realtà i sintomi non si manifestano negli uomini prima dei 40-60 anni.

Nelle donne i sintomi non si presentano prima dei cinquant’anni d’età (in corrispondenza della menopausa). I casi di emocromatosi nei bambini sono molto rari.

Il fattore di rischio principale è la presenza di due geni HFE difettosi, ereditati uno da ciascun genitore; tuttavia molti dei pazienti che hanno due copie del gene difettoso non sviluppano alcun sintomo della malattia.

L’alcolismo è un altro fattore di rischio per l’emocromatosi. Anche i precedenti familiari di determinati disturbi e patologie fanno aumentare il rischio di emocromatosi. Tra questi disturbi e patologie ricordiamo: l’infarto, le malattie epatiche, il diabete, l’artrite e la disfunzione erettile (impotenza).

Sintomi

L’emocromatosi può colpire molte parti dell’organismo e causare segni e sintomi diversi. Molti dei segni e dei sintomi sono simili a quelli di altre patologie.

I sintomi di solito non si verificano fino all’età adulta.

Le donne hanno maggiori probabilità che i sintomi generici, come la stanchezza, compaiano per primi.
Negli uomini, le complicazioni come il diabete o la cirrosi (cicatrici nel fegato) spesso sono i primi sintomi della patologia.
I sintomi variano a seconda della gravità della malattia, tra quelli più frequenti ricordiamo:

il dolore articolare,
la stanchezza,
la debolezza,
il dimagrimento,
il mal di stomaco.
Non tutti i pazienti affetti presentano i sintomi della malattia. Le stime sul numero di pazienti che presentano i sintomi sono molto variabili, alcune indicano che la metà circa dei pazienti malati non presenta alcun sintomo.

Quando chiamare il medico

Pericoli

Se la malattia non viene diagnosticata e curata precocemente, il ferro si accumula nell’organismo e può causare:

malattie del fegato, come l’epatomegalia (ingrossamento del fegato), l’insufficienza epatica, il tumore del fegato o la cirrosi (formazione di cicatrici nel fegato),
problemi cardiaci, come le aritmie (irregolarità del battito) e l’arresto cardiaco,
diabete, soprattutto nei pazienti con precedenti famigliari,
lesioni e dolore articolari, come l’artrite
problemi dell’apparato riproduttore, come la disfunzione erettile (impotenza), la contrazione dei testicoli e la perdita di appetito sessuale negli uomini, e l’assenza del ciclo mestruale e la menopausa precoce nelle donne,
alterazioni del colore della pelle (pelle grigiastra o di colore bronzeo),
scarsa attività dell’ipofisi e della tiroide,
lesioni delle ghiandole surrenali.
Prognosi

La prognosi per i pazienti affetti dall’emocromatosi dipende in gran parte dalle lesioni agli organi già presenti al momento della diagnosi, quindi sono fondamentali la diagnosi e la terapia precoci.

La terapia può servire a prevenire, alleviare o in alcuni casi anche a guarire le complicazioni della malattia, nonché a consentire una migliore qualità della vita.

Se la diagnosi e la terapia sono precoci, il paziente può condurre una vita normale. Se invece la malattia non viene curata, può causare gravi lesioni agli organi e persino il decesso del paziente.

Diagnosi

Il medico diagnostica l’emocromatosi basandosi sulla storia medica del paziente e della sua famiglia, sulla visita e sui risultati degli esami.

In alcuni casi può essere diagnosticata durante controlli per altre patologie, come l’artrite, le patologie del fegato, il diabete, le patologie cardiache o la disfunzione erettile (impotenza).

Specialisti coinvolti

La diagnosi e la cura della malattia spettano al medico di famiglia e agli internisti. Anche altri medici possono essere coinvolti nella diagnosi e nella cura della patologia, ad esempio:

ematologo (specialista delle malattie del sangue),
cardiologo (specialista nelle malattie del cuore),
endocrinologo (specialista nelle malattie delle ghiandole),
epatologo (specialista nelle malattie del fegato),
gastroenterologo (specialista nelle malattie dell’apparato digerente),
reumatologo (specialista nelle malattie delle articolazioni e dei tessuti).
Anamnesi personale e famigliare

Per l’anamnesi personale e famigliare, il medico potrà rivolgervi diverse domande relative a:

Segni e sintomi, momento della loro comparsa e gravità;
Assunzione di integratori di ferro (in compresse o tramite iniezioni), accompagnati o meno da integratori di vitamina C (la vitamina C aiuta l’organismo ad assorbire il ferro presente negli alimenti). Il medico potrà chiedervi quanto ferro assumete: quest’informazione potrà essergli utile per diagnosticare l’emocromatosi secondaria;
Presenza di altri membri della famiglia affetti dall’emocromatosi;
Eventuali patologie o problemi connessi che hanno colpito i vostri famigliari.
Visita

Il medico vi visiterà per controllare eventuali sintomi. Ausculterà il cuore per escludere eventuali aritmie e vi controllerà, per escludere eventuali sintomi dell’artrite, le alterazioni del colore della pelle e l’epatomegalia.

Esami diagnostici

Il medico potrebbe consigliare di eseguire uno o più esami.

Esami del sangue

Nei pazienti affetti dall’emocromatosi ci può essere un eccesso di ferro nell’organismo, ma la quantità di ferro nel sangue può essere normale. Alcuni tipi di esami del sangue possono aiutare il medico a scoprire la quantità di ferro nell’organismo.

Durante l’esame viene prelevato un campione di sangue, di solito da una vena del braccio. Il prelievo è molto semplice e veloce, ma può causare un leggero disagio dovuto all’iniezione, che però scompare dopo pochissimo tempo.

Gli esami del sangue comprendono la saturazione della transferrina, il livello di ferritina sierica e gli esami della funzionalità epatica.

La transferrina è una proteina che trasporta il ferro nel sangue. L’esame indica la quantità di ferro trasportata dalla transferrina e aiuta il medico a scoprire quanto ferro c’è nell’organismo.

Se la transferrina è alta, il medico può anche controllare la ferritina sierica. L’esame della ferritina sierica misura quanto ferro c’è nei vari organi. L’eccesso di ferro può indicare l’emocromatosi.

Per escludere lesioni al fegato, il paziente può eseguire gli esami della funzionalità epatica. Le lesioni al fegato possono essere sintomo dell’emocromatosi. Se sapete già di soffrite di questa malattia, gli esami della funzionalità epatica sono in grado di indicare la gravità della patologia.

Gli esami del sangue, da soli, non servono per una diagnosi definitiva, quindi il medico può consigliarvi di eseguire anche altri tipi di esami.

Biopsia del fegato

Nella biopsia del fegato, il medico esegue l’anestesia locale nella zona del fegato e poi rimuove un piccolo campione di tessuto epatico usando una siringa. Il tessuto poi viene esaminato al microscopio.

La biopsia del fegato può indicare la quantità di ferro presente nell’organo. Quest’esame inoltre può aiutare il medico a diagnosticare le patologie del fegato (come la cirrosi o i tumori). Le biopsie del fegato vengono eseguite con minore frequenza rispetto al passato.

Risonanza magnetica

La risonanza magnetica è una tecnica d’esame non invasiva che usa le onde radio, grandi calamite e un computer per elaborare immagini degli organi interni. La risonanza magnetica può essere eseguita per avere un’indicazione sulla quantità di ferro presente nel fegato.

Dispositivo superconduttore a interferenza quantistica

Il dispositivo superconduttore a interferenza quantistica (SQuID) è un’apparecchiatura che usa calamite molto sensibili per misurare la quantità di ferro presente nel fegato. Quest’apparecchiatura è disponibile in pochissimi centri specializzati.

Esami genetici

Gli esami genetici possono indicare se il paziente ha uno o entrambi i geni HFE difettosi. Tuttavia, anche se una persona ha due geni HFE difettosi, l’esame genetico non può prevedere se inizierà a soffrire dei sintomi dell’emocromatosi.

Inoltre gli esami genetici potrebbero non essere in grado di individuare altri geni difettosi che, in rari casi, possono essere responsabili della malattia.

Per eseguire gli esami genetici esistono due modalità. Le cellule possono essere raccolte dall’interno del cavo orale usando un tampone oppure può essere prelevato un campione di sangue dal braccio.

Chi soffre di emocromatosi (o ha precedenti famigliari di questa patologia) e desidera un figlio può prendere in considerazione la possibilità di eseguire gli esami genetici e una consulenza genetica. Gli esami possono essere utili per capire se uno o entrambi i genitori possiedono uno o entrambi i geni HFE difettosi. Il consulente genetico può capire se i genitori rischiano di trasmettere i geni difettosi in eredità ai figli.

Cura e terapia

Le terapie comprendono la flebotomia terapeutica, la terapia ferrochelante, le modifiche della dieta e le terapie per le complicazioni.

Tra gli scopi della terapia ricordiamo:

riduzione della quantità di ferro presente nell’organismo fino a livelli normali,
prevenzione o rallentamento delle lesioni agli organi dovute al sovraccarico di ferro,
terapia delle complicazioni,
mantenimento di una quantità di ferro normale nell’organismo per il resto della vita.
Flebotomia terapeutica

La flebotomia terapeutica è un intervento che rimuove il sangue (e quindi il ferro) dall’organismo. Viene inserito un ago in una vena: il sangue scorre attraverso un tubicino sigillato e raggiunge un contenitore sterile.

Il procedimento è simile a quello della donazione di sangue. La flebotomia può essere eseguita in un centro per le donazioni, in ospedale o in un ambulatorio.

Nella prima fase della terapia, vengono prelevati circa 500 ml di sangue una volta o due alla settimana. Quando i livelli di ferro nel sangue ritornano alla normalità, il paziente in alcuni casi deve ancora continuare le flebotomie; tuttavia la loro frequenza può essere ridotta da tre a sei volte all’anno.

Durante la terapia, che spesso dovrà continuare per tutta la vita, il paziente dovrà eseguire gli esami del sangue frequentemente per controllare i livelli di ferro nel sangue.

Terapia ferrochelante

La terapia ferrochelante usa i farmaci per rimuovere il ferro in eccesso dall’organismo. Questa terapia è una buona alternativa per chi non può sottoporsi regolarmente alle flebotomie.

Il farmaco usato per la terapia ferrochelante viene assunto per via orale o per tramite iniezione. La terapia ferrochelante con iniezioni viene eseguita in ambulatorio, mentre quella orale può essere eseguita a domicilio.

Modifiche della dieta

Se soffrite di emocromatosi, il medico può suggerirvi di modificare la vostra dieta in vari modi.

Evitate gli integratori di ferro in compresse o in iniezione, oppure gli integratori multivitaminici che contengono ferro.
Limitate l’apporto di vitamina C. La vitamina C aiuta il vostro corpo ad assorbire il ferro presente negli alimenti. Chiedete al medico qual è la quantità di vitamina C indicata nel vostro caso.
Evitate il pesce e i crostacei crudi. Alcuni tipi di pesce e di crostacei contengono batteri che causano infezioni nei pazienti affetti da patologie croniche come l’emocromatosi.
Limitate l’assunzione di alcol. Bere alcol fa aumentare il rischio di patologie del fegato e può far peggiorare le patologie del fegato preesistenti.
Terapia delle complicazioni

Il medico può prescrivere altre terapie in caso di complicazioni, come le patologie del fegato, i problemi cardiaci o il diabete.

È possibile prevenire l’emocromatosi primaria o ereditaria, però non tutti coloro che ereditano i geni sviluppano i sintomi o le complicazioni della patologia. Nei pazienti con complicazioni, le terapie impediscono che la patologia peggiori.

Le terapie comprendono la flebotomia terapeutica, la terapia ferrochelante, le modifiche della dieta e altri tipi di terapie.

Chi soffre della malattia (o ha precedenti famigliari) e desidera un figlio può prendere in considerazione l’opportunità di eseguire esami genetici e di ricevere una consulenza genetica. L’esame può essere utile per indicare se uno o entrambi i genitori sono portatori dei geni HFE difettosi. La consulenza genetica può servire per capire la probabilità che i genitori trasmettano in eredità i geni difettosi ai figli.

Convivere con l’emocromatosi

La prognosi dei pazienti dipende in gran parte dall’estensione delle lesioni agli organi interni già presenti al momento della diagnosi. La diagnosi e la terapia precoci sono perciò fondamentali.

La terapia può essere utile per prevenire, rallentare o in alcuni casi anche guarire le complicazioni della malattia. La terapia inoltre può permettere al paziente di avere più energia e una migliore qualità della vita. Con una diagnosi e una terapia precoci, è possibile condurre una vita normale.

Se si sono già verificate lesioni agli organi interni, la terapia serve per prevenire ulteriori danni e migliorare la speranza di vita, però può non essere in grado di guarire i problemi già insorti.

Se l’emocromatosi non viene curata, può provocare gravi lesioni agli organi interni o addirittura il decesso del paziente.

Dopo la terapia

I pazienti reagiscono in modo molto diverso alla terapia. Alcune persone che devono sottoporsi con frequenza alla flebotomia possono sentirsi molto stanche. Chi ha una malattia avanzata o riceve terapie molto invasive e rimane quindi indebolito può aver bisogno d’aiuto per svolgere le normali attività quotidiane.

All’inizio può essere necessario sottoporsi alla flebotomia con frequenza. La durata di questo tipo di terapia dipende dalla quantità di ferro in eccesso presente nell’organismo.

Dopo il periodo iniziale della terapia probabilmente dovrete sottoporvi alla terapia da due a sei volte all’anno, per impedire che il ferro si accumuli di nuovo.

Terapia continua

Se soffrite di emocromatosi, è importante sottoporsi a una terapia continua. La terapia continua può comprendere:

flebotomie terapeutiche
assunzione di farmaci seguendo la prescrizione medica
contatto con il medico in caso di sintomi nuovi, peggioramento dei sintomi o eventuali reazioni avverse alla flebotomia
follow-up regolare sui risultati degli esami, sul proseguimento della terapia e sugli esami annuali,,
uso di un’agenda o di altri strumenti per registrare la quantità di ferro presente nell’organismo.
Se dovete sottoporvi regolarmente alla flebotomia, probabilmente dovrete cambiare gli orari di lavoro per adeguarvi alla terapia. Probabilmente dovrete anche modificare gli orari di lavoro per riprendervi dai periodi di stanchezza, soprattutto se la terapia vi indebolisce molto.

Sostegno emotivo

Convivere con l’emocromatosi può causare paura, ansia, depressione e stress. Parlate dei vostri stati d’animo con i medici che vi seguono oppure con uno specialista. Se siete molto depressi, il medico può consigliarvi di assumere farmaci o di iniziare terapie di altro tipo per migliorare la qualità della vita.

Partecipare a un gruppo di aiuto può aiutarvi ad affrontare meglio la malattia. Potrete vedere come altre persone affrontano sintomi simili o uguali ai vostri. Chiedete al medico o al personale sanitario se esistono gruppi di aiuto nella vostra zona.

Per alleviare lo stress e l’ansia può essere utile anche il sostegno dei famigliari e degli amici. Fate capire a chi vi circonda come vi sentite e che cosa possono fare per aiutarvi.

Screening famigliare

I genitori, i nonni, i fratelli, le sorelle e i figli del paziente affetto dall’emocromatosi possono essere a rischio. Chiedete al medico se i vostri parenti di primo grado dovrebbero fare gli esami per controllare il livello di ferro.

Il medico può consigliarvi di eseguire gli esami genetici per scoprire se i membri della vostra famiglia sono a rischio. Se a un vostro parente è già stata diagnosticata la malattia, l’esame genetico può indicare se si tratta della forma primaria (ereditaria) della patologia.

Fonte Principale: NIH (traduzione ed integrazione a cura di Elisa Bruno)

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Prevenzione dei tumori: grassi, oli, zucchero e sale
Posted: 01 Sep 2013 11:35 PM PDT
Grassi e oli
Definizioni e composizione
Grassi totali
Burro
Grassi animali
Conclusioni
Zucchero e sale
Definizioni e fonti
Zucchero
Sale
Cibo salato
Conclusioni
Grassi e oli

Grassi e oli sono gli alimenti più energetici della nostra alimentazione. Molti tagli di carne apportano soprattutto grassi saturi, così come i prodotti caseari. Gli oli sono composti per la maggior parte da grassi polinsaturi o monoinsaturi ma tutti, comunque, contribuiscono per 9 kcal/g sul ricavo energetico che arriva dall’alimentazione. Sono utilizzati per condire, per cucinare e come ingredienti di prodotti elaborati anche industriali.

Un tipo di grassi in particolare merita più attenzione: gli acidi grassi idrogenati. Questi sono prodotti industriali che derivano da grassi diversi (monoinsaturi e polinsaturi), dopo la trasformazione perdono le proprietà benefiche delle molecole d’origine per diventare funzionalmente più simili agli acidi grassi saturi. La loro importanza deriva dal fatto che sono molto usati nei prodotti industriali e la loro frequente assunzione favorisce lo sviluppo di malattie cardiocircolatorie.

In questo articolo tutti i tipi di grasso, inclusi il colesterolo e i grassi idrogenati, sono considerati alimenti e analizzati di conseguenza.

Definizioni e composizione

I grassi della dieta sono rappresentati soprattutto da trigliceridi, una famiglia di molecole composta da tre lunghe catene carboniose (gli acidi grassi) legate a uno scheletro di glicerina. Questi sono utilizzati dal nostro organismo come riserva di energia, per la formazione delle membrane cellulari e per la sintesi di alcune molecole ormonali. Anche il colesterolo, molecola diversa strutturalmente, è implicato nella formazione delle membrane cellulari e di altre molecole.

Per grassi si intendono quegli alimenti che sono solidi o semisolidi a temperatura ambiente (come il burro), in genere sono ricchi di acidi grassi saturi.
Per oli invece si intendono i prodotti liquidi a temperatura ambiente (olio di oliva per esempio), ricchi di acidi grassi mono e polinsaturi.
I grassi sono anche essenziali per permettere l’assorbimento di alcune vitamine, specificatamente quelle liposolubili (Vitamina A, D, E e K), e apportano molecole fondamentali che non possiamo sintetizzare, come gli omega-3 (che sono un tipo di acido grasso).

Grassi totali

Polmoni

Gli studi sono contrastanti l’uno con l’altro, le evidenze sono molto poche ed è solo possibile che il consumo di grassi causi cancro ai polmoni. Il gruppo di lavoro sottolinea che la principale causa di cancro ai polmoni è il fumo di sigaretta.

Seno

Gli studi sono contrastanti l’uno con l’altro e anche il meccanismo d’azione è solo ipotizzato. È ragionevole quindi dire che è solo possibile che il consumo di grassi porti allo sviluppo di cancro al seno.

Burro

Polmoni

Gli studi sono pochi e contrastanti, è ragionevole dire quindi che è solo possibile che il burro causi il cancro ai polmoni.

Grassi animali

Colon-retto

Gli studi sono pochi e con dati poco consistenti, è ragionevole dire quindi che è solo possibile che gli alimenti contenenti grassi animali causino cancro al colon-retto.

Conclusioni

Il consumo di grassi e oli non si è mostrato determinante per lo sviluppo di cancro, se non per una lieve possibilità in tutti i tipi di malattia considerati. Le evidenze mostrano una associazione positiva ma debole tra il consumo di grassi e oli e il cancro.

Zucchero e sale

Lo zucchero inteso come dolcificante è un componente di molti cibi, sia perché presente strutturalmente, sia perché aggiunto industrialmente.

Gli zuccheri sono estratti da alcuni tipi di piante (canna, barbabietola, mais) e l’essere umano mostra, in genere, una predilezione per questo sapore.

Anche del sale spesso si tende ad abusare, questo è dato da molti fattori: una possibile causa potrebbe essere quella evoluzionistica, in quanto la posizione eretta ci costringe ad avere una pressione sanguigna più alta rispetto ai quadrupedi, di certo il sale agisce su alcune aree del cervello dando una vera e propria dipendenza (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2491403/).

Lo zucchero e il sale sono presenti soprattutto nei cibi elaborati, utilizzati come ingredienti ma anche come agenti di conservazione. Nelle statistiche sono inclusi anche i dolcificanti di sintesi non calorici (come l’aspartame), anche se non citati esplicitamente, in quanto gli studi epidemiologici non suggeriscono legami di alcun tipo con lo sviluppo di tumori.

Definizioni e fonti

In questo lavoro per zucchero si intende qualunque tipo di zucchero semplice, sia aggiunto (glucosio, saccarosio, fruttosio, maltosio, fruttosio…) sia intrinseco, come quello ad esempio contenuto della frutta. Il saccarosio viene normalmente estratto dalla canna da zucchero o dalla barbabietola, il maltosio e il glucosio vengono normalmente estratti dal mais.

Per sale normalmente si intende il cloruro di sodio. Come lo zucchero è usato come conservante e anche come esaltatore di sapori. È estratto da alcuni tipi di roccia o dall’acqua marina e i suoi componenti (sodio e cloro) sono importanti per la salute umana, in piccole dosi.

Zucchero

Colon-retto

Gli studi sono di difficile interpretazione perché presentano dati contrastanti e non sempre significativi, negli studi su animali l’abbondanza di zuccheri nella dieta potrebbe essere una causa di neoplasie. È ragionevole dire che è solo possibile che lo zucchero causi cancro al colon-retto.

Sale

Stomaco

Totale del sale alimentare: gli studi sono mediamente concordi nel dire che è probabile che il sale aumenti il rischio di cancro allo stomaco.
Sale aggiunto: gli studi non hanno risultati abbastanza significativi da poter essere presi in considerazione.
Sodio: gli studi mostrano risultati discordanti, è possibile che aumenti il rischio di cancro allo stomaco.
Interazioni con Helicobacter pylori: è possibile che il sale contribuisca alla proliferazione del batterio.
Conclusioni: è probabile che il sale sia una causa di cancro allo stomaco.

Cibo salato

Stomaco

Gli studi sono concordi e le evidenze significative, è probabile che il cibo salato sia una causa di cancro allo stomaco, il possibile meccanismo proposto è legato alla quantità di sale consumato.

Conclusioni

Gli studi mostrano che lo zucchero forse è implicato nel cancro al colon-retto; il sale è collegato al cancro allo stomaco, infatti potrebbe essere una delle cause di questa malattia.

Questo articolo è tratto dal capitolo 4.5 e 4.6 del WCRF-AICR Diet and Cancer Report

Altri alimenti

Cereali e i tuberi
Verdura, legumi e frutta
Carne, pollame, pesce e uova
Latte e prodotti caseari
Grassi, oli, zucchero e sale
Bevande non alcoliche
Alcool ed alcolici
Produzione, conservazione, preparazione ed elaborazione del cibo
Nutrienti e supplementi
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