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LA DONNA NEL CRISTIANESIMO

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2012 18:36
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05/01/2012 18:36
 
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Cristianesimo diede dignità a donne e bambini

Tutti oggi consideriamo «naturale» che ogni essere abbia diritti inviolabili e che non possa essere proprietà di nessuno e da nessuno sacrificabile. Eppure, l’ateo bioeticista Peter Singer, che vorrebbe sbarazzarsi dell’eredità ebreo-cristiana, riconosce: «I nostri atteggiamenti attuali datano dal sorgere del Cristianesimo. Se ritorniamo alle origini della cività occidentale, ai tempi dei Greci e dei Romani, troviamo infatti che l’appartenenza alla specie “homo sapiens” non era sufficiente a garantire la protezione della propria vita» (Peter Singer, “Etica pratica”, Liguori 1989, pag. 82-83). La cristianità si sviluppo all’interno dell’impero romano non solo in virtù della forza della sua dottrina, ma anche perché riuscì a creare delle isole di stabilità, di protezione, di dignità per donne e bambini, all’interno delle rigide barriere etniche e di classe presenti nella società ebraica e romana.


Difesa e dignità dei bambini
Per il filosofo Friedrich Nietzsche, dopo la croce di Gesù, nessun essere umano può essere più ritenuto per principio «sacrificabile». Prima di Cristo, i sacrifici umani furono edificati da sempre in tutti i regni e gli imperi. La stessa storia pagana era fondata sul dominio del più forte. Per questo chi, come Nietzsche, vorrebbe tornare a quella storia pagana, Gesù diventa la peggior sciagura del mondo: «L’individuo fu tenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si potè più sacrificare. Ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani [...] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole giungere appunto a far si che nessuno venga sacrificato» (Friedrich Nietzsche, “L’anticristo”, Adelphi 1977, pag. 73).

Il già citato Peter Singer sembra continuare il pensiero di Nietzsche: «Non c’era rispetto per le vite degli schiavi o degli altri “barbari; e anche tra gli stessi Greci e Romani, i neonati non avevano un automatico diritto alla vita. I neonati deformi venivano uccisi esponendoli alle intemperie sulla cima di una collina. Platone e Aristotele pensavano che lo Stato dovesse imporre l’uccisione dei neonati deformi. I tante celebrati codici legislativi attribuiti a Licurgo e Solone contenevano disposizioni analoghe» (Peter Singer, “Etica pratica”, Liguori 1989, pag. 83-84).

Con l’avvento di Gesù tutto cambia, lo riconosce anche un altro importante intellettuale e filosofo laico del nostro tempo, Richard Rotry (simbolo del neopragmatismo americano): «Se si guarda ad un bambino come ad un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona» (R. Rotry, “Objectivity, Relativism and Truth. Philosophical Papers”, Cambridge 1991).

E’ nel cristianesimo che i bambini diventano persone, d’altraparte nei Vangeli è più volte sottolineata la commozione, il senso di protezione e la stima di Gesù verso di essi (vedi Mc 5,41; Mt 18,6; Mt 18, 2-5; Mc 10, 13-14). Gli stessi detrattori del cristianesimo, come gli italiani Corrado Augias e Mauro Pesce, riconoscono: «Non si può apprezzare la forza di queste parole [le parole di Gesù verso i bambini, Nrd] se non si considera che i bambini, in una società contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo» (C. Augias e M. Pesce, “Inchiesta su Gesù”, Mondadori 2006, pag. 90). Questo era il mondo pre-cristiano.

Il filosofo tedesco Karl Löwith ribadisce: «Il mondo storico in cui si è potuto formare il “pregiudizio” che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la “dignità” e il “destino” di essere uomo, non è originariamente il mondo dell’”uomo universale” del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sè e al prossimo» (K. Löwith, “Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX”, Einaudi 1949).

Nella Lettera a Diogneto, datata al II° secolo d.C., l’autore cerca di descrivere la nuova dottrina dei seguaci di Cristo: «Vivono in città greche e barbare, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale [...]. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne…». Un’altra conferma del trattamento che veniva riservato ai neonati prima della cristianità: «generano figli, ma non gettano i neonati».



Difesa e dignità della donna
Recentemente uno dei più importanti sociologi delle religioni viventi, Rodney Stark, docente di Scienze Sociali presso la Baylor University del Texas, ha spiegato nel suo “Le città di Dio. Come il cristianesimo ha conquistato l’impero romano” (Lindau 2010), le cause dell’incredibile aumento del numero dei cristiani dall’anno 40, in cui erano 1000, al 350 quando arrivarono a 32 milioni. Il cristianesimo divenne più attraente del paganesimo e delle altre religioni presenti innanzitutto per l’attenzione e la cura per il prossimo. L’atro motivo riguarda l’attenzione, la stima, il rispetto e la protezione che i cristiani praticavano nei confronti delle donne. Esse godevano di uno status più alto rispetto alle donne del mondo greco-romano: i cristiani promossero il matrimonio, combatterono la poligamia, la schiavizzazione e lo sfruttamento sessuale e proibivano la pratica dell’infanticidio, dell’aborto (che spesso veniva esercitato proprio nei confronti della nascita delle bambine).

Questi elementi insieme al culto di Maria, fecero sì che nelle comunità cristiane, fin dall’inizio, ci fu una prevalenza numerica delle donne. La crescita di comunità sane con la presenza di molte donne virtuose fu decisiva per la crescita demografica dei cristianii: accadde infatti che i pagani trovavano donne virtuose per contrarre matrimoni nelle comunità cristiane. La percentuale di unioni tra donne cristiane e uomini pagani fu relativamente alta, e generò molte conversioni dei coniugi maschi al cristianesimo. La conseguenza ultima di questi fenomeni fu ovviamente un aumento del tasso di natalità all’interno dei circoli cristiani.

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Bibliografia
A. Socci, “Indagine su Gesù”, Rizzoli 2008, pag. 57-64
R. Stark, “Le città di Dio. Come il cristianesimo ha conquistato l’impero romano” Lindau 2010.

Tratto da.
www.uccronline.it
Franco
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"Cio’ che i Cattolici furono un tempo , noi lo siamo ora . Se noi abbiamo torto , allora anche i Cattolici hanno avuto torto per duemila anni . Noi siamo cio’ che un tempo siete stati voi. Noi crediamo in cio’ che voi un tempo credevate . La nostra fede e’ la stessa che un tempo avevate anche voi . Se noi abbiamo torto ora , avevate anche voi torto allora . Se avevate ragione voi allora , abbiamo ragione noi adesso".
Robert De Piante

“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger - Commentary on the documents of Vatican II, vol. V, p. 134, Herbert Vorgrimler - Ed. Herder and Herder)
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