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Il trionfo della pederastia di Stato come trionfo del cattocomunismo

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2016 18:38
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“Una falsa chiesa da abbandonare”. Una precisazione di Patrizia Fermani
29 febbraio 2016

L’articolo di Patrizia Fermani, “Il trionfo della pederastia di Stato come trionfo del cattocomunismo”, pubblicato il 26 u.s., ha suscitato vivo interesse. Diversi lettori nei loro commenti si sono soffermati sulla frase di chiusura dell’articolo: “Una falsa chiesa da abbandonare alla propria inevitabile rovina perché è diventata più dannosa che inutile per tutti”. Per chiarire meglio il suo pensiero, l’Autrice indirizza ai lettori questa precisazione, che volentieri pubblichiamo:



Cari lettori,

comprendo come la parola “abbandono” riferita alla chiesa possa avere sollevato forti perplessità, e questo lo avevo messo in conto. Tuttavia, come avete potuto osservare, mi sono sempre riferita a quella chiesa che, abbandonando per prima il proprio ruolo di guida deputata a trasmettere fedelmente tutto il depositum fidei, può essere considerata soltanto una falsa chiesa. Allo stesso modo in cui considereremmo falso l’ambasciatore che consegnasse un messaggio diverso da quello che gli è stato affidato.

Questa falsificazione, che è usurpazione di potere, in atto già da tempo, si è manifestata nella ultima tragica vicenda che stiamo vivendo, in modo ineludibile. La questione della famigerata Cirinnà non è un fatto qualunque di malcostume di cui la chiesa poteva decidere di non occuparsi direttamente, magari in base a considerazioni di opportunità latu sensu “politiche”. La consacrazione giuridica di una aberrazione scellerata è anzitutto un attacco radicale alla legge della creazione, cioè a quanto ci sovrasta perché posto per l’uomo da “Colui che è”.

Ambrogio costrinse il grande Teodosio ad una penitenza di otto mesi per il delitto di cui si era macchiato con la strage di Tessalonica. Un delitto contro la legge di Dio perpetrato attraverso la violazione delle Sue creature. Ma anche l’oscena legge appena varata a beneficio di questo infelice paese, travolgendo la legge naturale, ha come vittima l’uomo, incarnato nei tanti innocenti che direttamente o indirettamente subiranno la violenza di una follia imposta come normalità di vita. Una follia che travolgerà un numero indeterminato di vite umane anche se in modo apparentemente incruento, attraverso lo sconvolgimento delle regole fondamentali dell’esistenza.

La chiesa che di fronte a questo scempio, tace, nicchia, strizza l’occhio o addirittura prepara la propria ricetta di compromesso come ha fatto anche per bocca di certi suoi uomini di rango, ha tradito il proprio mandato. Come avrebbero reagito un Ambrogio o un Gregorio o un Leone, lo possiamo immaginare. Noi che questo scempio dovremo affrontarlo ogni giorno, cercando disperatamente di mettere in salvo un piccolo lembo di vita buona per i più giovani e indifesi, siamo come quelli ammazzati a Tessalonica, senza che nessuno ci presti soccorso neppure morale, e senza che sugli autori di tanto misfatto sia caduto un anatema irrevocabile.

Quanto al dovere di obbedienza, esso finisce, per norma comunemente riconosciuta, di fronte al l’ordine illecito. Ambrogio, solo esigendo l’obbedienza a Dio da parte dell’imperatore, avrebbe poi potuto esigere dal gregge l’obbedienza al proprio vescovo. Così può essere richiesta obbedienza soltanto dal pastore che guida al bene e alla salvezza. E se è sempre più difficile individuare buoni pastori, dovremo rassegnarci alla condizione in cui tanti cristiani sono stati costretti a vivere e sopravvivere ad esempio sotto l’impero sovietico. Allora i fedeli si sono dovuti adattare a professare la fede nei termini minimi consentiti dalla clandestinità. Una condizione descritta in modo commovente da Monsignor Schneider, che attraverso i ricordi infantili ci ha trasmesso in un piccolo libro prezioso tutta la profondità della fede vissuta con grande coraggio da una piccola comunità sperduta ai confini di quell’impero.

Patrizia Fermani
www.riscossacristiana.it/una-falsa-chiesa-da-abbandonare-una-precisazione-di-patrizia-...
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