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Dichiarazioni indecenti dall’Arcidiocesi di Cagliari

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2016 19:10
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25/06/2016 19:05
 
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di Paolo Deotto 23 giugno 2016
Il successore degli Apostoli, che dovrebbe guidare i fedeli dell’arcidiocesi di Cagliari, china il capo davanti allo squittire degli invertiti, “offesi” perché un prete, Don Massimiliano Pusceddu, ha ricordato le parole di San Paolo, che condanna senza equivoci il loro vizio. Prete silenziato e invertiti soddisfatti. Scandaloso.

di Paolo Deotto

Come sempre, leggere per credere. Andiamo sul sito dell’Arcidiocesi di Cagliari. Troviamo l’epilogo della ben nota vicenda di Don Massimiliano Pusceddu (vedi su Riscossa Cristiana l’articolo del 10 giugno u.s.).

Mons. Arrigo Miglio, che essendo arcivescovo di Cagliari dovrebbe avere a cuore la salute spirituale dei fedeli a lui affidati, dichiara accorato: “Molte persone si sono rivolte a me personalmente, dicendomi la loro sofferenza e spesso la loro rabbia. Raccolgo e faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sono sentiti feriti in questa vicenda e chiedo scusa a nome mio e della nostra chiesa diocesana, perché un sacerdote, specialmente dall’altare, ma in realtà sempre, non rappresenta mai solo se stesso. All’interessato rinnovo la richiesta di osservare un congruo periodo di silenzio totale”.

Ricordiamo il “terribile crimine” di cui si è macchiato questo sacerdote che, nell’omelia, ha detto con chiarezza che:

– La Verità è immutabile

– Dobbiamo ascoltare la parola di Dio

– La legge sulle unioni civili colpisce al cuore la famiglia

– Sono i genitori i primi che devono trasmettere la Fede ai figli

– Senza Fede la famiglia è morta

E infine, ha definito le varie bestialità contenute nella “teoria del gender” con l’unica parola possibile: “porcherie”.

Ma quando la “comunità LGBTXYZ ecc” ha iniziato a fremere di sdegno? Quando Don Pusceddu, evidenziando che la famigerata legge sulle “unioni civili” (c.d. Legge Cirinnà) colpisce al cuore la famiglia, perché di fatto legittima la pseudo-famiglia formata da omosessuali, ha letto le chiarissime parole con cui San Paolo condanna il vizio degli invertiti/e.

Poiché i genitori sono i primi che devono trasmettere la Fede ai figli, come mai ciò potrà avvenire – si è chiesto Don Pusceddu – in una “famiglia” di omosessuali? Le parole di San Paolo non lasciano spazio a dubbi di sorta.

Repetita iuvant: il sacerdote non ha espresso “opinioni”, “punti di vista”. Ha citato la Lettera ai Romani di San Paolo.

Per riascoltare l’omelia “incriminata”, cliccate qui www.youtube.com/watch?v=IzY9xiB2cLw&feature=youtu.be .

Nulla di strano che poi i frociototalitari siano insorti. La stampa di regime (cioè, purtroppo, quasi tutta) aveva già emesso la condanna a morte. Spudoratamente, la citazione di San Paolo si è trasformata in titoli giornalistici in cui si parlava tout court di un prete che dal pulpito aveva chiesto l’uccisione degli omosessuali!

Frociototalitari e stampa di regime a braccetto, come sempre.

Ma i primi non si accontentano del palcoscenico mediatico: nella loro malignità vogliono andare fino in fondo e si rivolgono al soggetto che, purtroppo, ormai è notoriamente il più disponibile “all’ascolto attento e misericordioso” di ogni devianza e perversione: la neochiesa, in questo caso la neochiesa succursale di Cagliari.

Che tenerezza nelle parole di Mons. Arcivescovo: “Molte persone si sono rivolte a me personalmente, dicendomi la loro sofferenza e spesso la loro rabbia”.

Proviamo a immaginare la scena: volti rigati di lacrime, strisce nere di rimmel che scendono sul volto, magari intersecandosi con barbe mal rasate… quanta sofferenza!

Che dice Mons. Arcivescovo? Potrebbe dire, ad esempio: “Cari figlioli (o figliole, qui la faccenda si fa fluida), se vi siete sentiti offesi dalle parole di un prete che ricorda le parole di San Paolo, ebbene questa è salutare sofferenza, se vi indurrà a rendervi conto che se non abbandonate il vostro vizio perverso siete condannati alla dannazione eterna”.

Già, ma che distratto sono! Queste cose le direbbe chiunque, da buon cattolico, anche senza essere un consacrato, avesse a mente le opere di misericordia spirituale e avesse a cuore la salvezza delle anime.

Ma qui siamo in un posto non ben precisato. La chiamiamo neochiesa tanto per intenderci. E la neochiesa ha molto a cuore la pseudo-felicità immediata, l’armonia col mondo e col potere (nota bene: Don Pusceddu nella sua omelia ha anche criticato Renzi. Vergogna!), e non si preoccupa proprio per nulla della salvezza delle anime.

Troppe grane: bisognerebbe parlare di peccato, di pentimento, di premio o di castigo… che pasticcio, quando si può sistemare tutto in quattro e quattr’otto.

Il cilindro di questi maghi è sempre ricco di conigli. Ed ecco la soluzione: l’indisciplinato prete deve osservare un “congruo periodo di silenzio totale”.

Insomma, siamo al mondo alla rovescia, ovvero invertito. Appunto.

Parlare di queste cose addolora terribilmente; ma non è possibile fare come le tre scimmiette, che non vedono, non sentono, non parlano. Guardiamo in faccia la realtà: la neochiesa è attualmente il luogo dove la Fede corre i maggiori pericoli. Se al posto della predicazione della Verità si è messa la ricerca spasmodica dell’accordo col mondo, vuol dire che ormai si sta raschiando il fondo.

È nostro dovere e diritto difenderci, difendere la nostra Fede e quella dei nostri figli.

Ed è anche nostro dovere esprimere solidarietà e vicinanza nella preghiera a Don Massimiliano Pusceddu, ultima (per ora) vittima della “misericordia”.
www.riscossacristiana.it/dichiarazioni-indecenti-dallarcidiocesi-di-cagliari-di-paolo...
[Modificato da Tommaso de Torquemada 25/06/2016 19:10]
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